CAPITOLO 15

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Arrivati alla loro base, i due investigatori scesero dall'auto con movimenti rapidi e precisi. Aprirono il bagagliaio e, con attenzione, tirarono fuori Giovanna. La base era nascosta in un vecchio edificio abbandonato, le pareti scrostate e l'odore di muffa creavano un ambiente sinistro e inquietante.

Portarono Giovanna all'interno, passando attraverso corridoi oscuri e stretti, fino a raggiungere una stanza spoglia, illuminata solo da una lampadina appesa al soffitto. Posarono il suo corpo su una sedia, legandola saldamente per evitare che potesse scappare.

Uno dei due le versò un po' d'acqua sul viso, cercando di farla rinvenire. Giovanna gemette debolmente, aprendo gli occhi lentamente. La sua testa pulsava di dolore, e la vista era offuscata.

-Benvenuta,- disse uno degli investigatori con un sorriso freddo. -Abbiamo delle domande per te-.

Giovanna, ancora stordita, cercò di mettere a fuoco i volti dei suoi rapitori. Sapeva che doveva mantenere la calma e trovare un modo per uscire da quella situazione, ma il terrore la attanagliava, rendendo ogni pensiero una lotta disperata.

Il giorno successivo, Aurelio si svegliò con una strana sensazione di inquietudine, dovuto al fatto che non l'aveva accompagnata a casa. Aveva dormito male, agitato da incubi che sembravano premonitori, pensava costantemente a come stava Giovanna da quando l'aveva lasciata alla stazione. La sua preoccupazione si intensificò quando il telefono squillò insistentemente ore dopo.

Aurelio rispose con un filo di voce -Pronto?- dall'altra parte della linea, una voce fredda e sinistra parlò - Aurelio, abbiamo Giovanna, la tua ragazza. Se vuoi rivederla, porta il computer con tutti i conti bancari. Vogliamo essere certi che non sei stato tu a compiere il furto-

Aurelio sentì il sangue gelarsi nelle vene. -Cosa... cosa le avete fatto? Lasciatela andare!-

La voce rispose senza emozioni -Non siamo qui per negoziare. Hai tempo fino a mezzanotte per consegnarci il computer. Se provi a fare il furbo, Giovanna pagherà le conseguenze-

Intanto Giovanna era seduta in una stanza buia, con le mani legate dietro la schiena e il cuore che batteva furiosamente nel petto. L'oscurità e il silenzio opprimente erano spezzati solo dal rumore del suo respiro affannoso e dalle fioche luci del soffitto. La paura la stringeva come una morsa, ogni fibra del suo essere urlava per la libertà. Aveva cercato di mantenere la calma, di pensare a una via di fuga, ma ogni tentativo sembrava inutile.

 Aveva cercato di mantenere la calma, di pensare a una via di fuga, ma ogni tentativo sembrava inutile

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La ragazza sentiva la conversazione dalla stanza accanto. Si avvicinò il più possibile alla porta, cercando di capire cosa stessero dicendo i suoi rapitori. Le loro voci erano basse, ma il tono era chiaro e deciso.

-Aurelio forse non capisci! Luciano Agrimonte vuole sapere tutto quello che tu sai- disse uno dei due uomini con la voce fredda e priva di emozioni.

-Non possiamo fallire questa missione,- rispose l'altro. -La famiglia Agrimonte ci ha dato una bella ricompensa se ottenevamo qualcosa. Se otteniamo le informazioni giuste, andrà tutto, bene per tutti-.

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