CAPITOLO 10

21 1 0
                                    

Caterina si trovava in una città araba, le strade strette e affollate piene di vita quotidiana. Era in servizio militare, pattugliando con i suoi compagni, il caldo opprimente del sole che batteva sulle spalle. Il rumore della gente che chiacchierava, i venditori che gridavano e i bambini che giocavano riempivano l'aria.

All'improvviso, un rombo sordo fece tremare il terreno sotto i suoi piedi. Un'ondata di calore intenso la colpì come un pugno allo stomaco. Guardò in lontananza e vide una gigantesca onda di fiamme che avanzava rapidamente, divorando tutto sul suo cammino. Il cielo si tinse di arancione e rosso, il crepitio delle fiamme assordante.

Caterina cominciò a correre terrorizzata. Ogni passo era una lotta contro il tempo, i suoi stivali che colpivano il terreno con forza. Ma mentre correva, notò qualcosa di strano: le persone intorno a lei erano immobili. Continuavano le loro attività quotidiane come se nulla stesse accadendo. Un venditore sorrideva ai clienti, una madre accarezzava il viso del suo bambino, un anziano sedeva tranquillamente su una panchina.

Le fiamme li raggiunsero in un istante, avvolgendoli in un abbraccio mortale. Caterina urlò loro di scappare, ma era come se non la sentissero. I loro corpi cominciarono a bruciare, la carne che si scioglieva e si anneriva. In pochi secondi, si trasformarono in scheletri carbonizzati, le loro orbite vuote che sembravano fissarla con un'accusa silenziosa.

Continuò a correre, il calore delle fiamme che le lambiva la schiena, ma non riusciva a distogliere lo sguardo dai corpi bruciati che si accumulavano lungo la strada. Ogni passo era un tormento, i suoi polmoni bruciavano per il fumo e la fatica. Le urla di terrore e dolore riempivano l'aria, ma erano presto soffocate dal crepitio delle fiamme.

All'improvviso, le onde di fuoco si alzarono come un muro dietro a lei, bloccando ogni via di fuga. L'ondata la inghiotti poco a poco. Si vedeva le fiamme che bruciavano la sua pelle, la paura che la paralizzava. Guardò le sue mani e vide la sua carne che si scioglieva, rivelando ossa carbonizzate, ma il tutto senza sentire dolore.

Si svegliò di colpo, il corpo coperto di sudore freddo, il cuore che batteva all'impazzata. Si ritrovò nel letto nella stanza con Antonio. Si alzò da li, cercando di calmare il respiro affannoso, mentre la consapevolezza che era stato solo un incubo la riportava lentamente alla realtà. Antonio dormiva tranquillo, inconsapevole di tutto ciò. Caterina, con il volto mezzo addormentato, si diresse verso la cucina dove bevve un po' d'acqua prima di tornare a letto. Sdraiata sul letto sistemò il lenzuolo per coprire entrambi mentre guardava il volto di Antonio con tenerezza e dolcezza, dentro di sé pensava:

-Quanto deve dare una persona per il proprio paese? Quanti traumi ricevere in cambio di cosa? L'unico posto dove riesco a trovare pace è accanto a te, Antonio. Come fai ad amarmi? Dopo tutto quello che hai subito. Per colpa di mio fratello. Per colpa dei miei traumi. Come puoi amare una ragazza come me, piena di problemi? Tu non ti arrendi mai. Vorrei essere tanto come te, e per questo ti amo nel profondo della mia anima. Ma ti prometto con tutta me stessa che farò del mio meglio per farti stare bene-.

ORE 9:00. PALAZZO D'ALTAVILA

Fu mattina e Aurelio, Carmine e Augusto stavano discutendo dell'accordo che avevano stabilito. Gran parte della conversazione verteva su strategie per far saltare l'accordo a loro favore; molte idee sembravano promettenti, ma altre erano destinate al fallimento. Improvvisamente, la loro sorella, Caterina fece ritorno dalla casa di Antonio. Il suo viso era sereno mentre salutava con la mano e si sedeva con loro.

Caterina -Tutto bene ragazzi?-

Aurelio -Ce lo devi dire tu se è tutto apposto-.

Caterina -Sì, tutto bene. Di cosa state parlando?-

THE OCCULT CITYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora