CAPITOLO QUINTO - parte 1

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Asya entrò nel ristorante correndo con il fiato corto ed i capelli scompigliati, ed in un attimo si ritrovò faccia a faccia con Sam. L'uomo la guardava con un sopracciglio alzato, come se si aspettasse una spiegazione, ma lei lo schivò prontamente e riprese a correre fino a raggiungere il bancone del bar. Aprì il frigo frettolosamente ed afferrò una bottiglietta d'acqua naturale.
-Si può sapere che stai facendo?- disse Sam con le mani poggiate sui fianchi, osservandola con disapprovazione.
La ragazza avanzò a passo svelto verso l'uscita, senza rispondere; tuttavia, venne subito bloccata dall'uomo, che le si parò ancora davanti.
-Lasciami passare- disse lei, con la testa bassa.
-È qui fuori?-.
-Lasciami passare..- ripeté, più decisa.
-Che succede?-. Una terza voce si unì al trambusto. Era quella del capo, Berto; era appena entrato nella sala, ed ora stava osservando i due camerieri con aria innervosita mentre intrecciava le braccia sul petto.
-Ho solo bisogno...di prendere un pò d'aria- balbetto Asya scuotendo la testa, e riprese a camminare verso la porta.
Stavolta Sam la lasciò passare.
-Basta che torni in tempo per il servizio di stasera!- le sbraitò dietro Berto, continuando poi a borbottare sottovoce mentre se ne tornava in cucina.
La ragazza emise un sospiro di sollievo non appena si trovò all'esterno, e riprese subito a correre più veloce che poteva attraversando la strada sgombra.
Puntò dritta verso gli alberi, sperando con tutta sé stessa di ritrovare Tim dove l'aveva lasciato.
Adesso le sembrava di capire tutto quanto; quel ragazzo soffrira di un qualche tipo di disturbo mentale, e questo giustificava molti suoi atteggiamenti che prima d'ora non era riuscita a comprendere.
Corse sulla terra e sull'erba, ad ampie e leggere falcate, finché non scorse, davanti a sé, la roccia contro cui aveva lasciato Tim appoggiato.
Ma lui non era più lì.
Si fermò e compì diversi giri su se stessa, vagando con gli occhi tra i cespugli ed i tronchi d'albero alla ricerca della sua figura, mentre inspirava ed espirava ritmicamente l'aria pungente di quel freddo mattino.
Ma non vide niente.
Era sola, in quel bosco.
-Timothy!- gridò portando le mani ai lati della bocca.
Nessuna risposta.
Solo il canto di qualche uccello, ed il frusciare del vento tra i rami.
-Tim!-.
Ancora silenzio.
Asya abbassò lo sguardo. Le foglie erano ancora appiattite nel punto in cui era stato seduto.
Ma dov'era andato?
E soprattutto, come aveva fatto ad allontanarsi tanto, dato che pareva reggersi a malapena in piedi?
Una sensazione sgradevole le salì su per lo stomaco, ed una marea di domande invasero con violenza la sua mente
Se fosse svenuto da qualche parte?
Se fosse caduto e si fosse ferito?
O ancora, se si fosse perso?
La ragazza preoccupata riprese a camminare, guardandosi intorno con disperazione.
Doveva provare a cercarlo, forse si era solo spostato di qualche passo ma non poteva vederlo a causa della fitta vegetazione.
Girò dietro al tronco di un grosso albero, e percorse lo stretto sentiero che si allungava davanti a lei, facendosi spazio tra cespugli spinosi.
Ad un tratto, si bloccò di colpo.
C'era qualcuno, a circa dieci metri di distanza da lei.
Un individuo seminascosto dietro ad un tronco; tutto ciò che la ragazza poteva vedere da quell'angolazione era il suo volto, coperto da una strana maschera bianca. Quest'ultima aveva una forma comune, ma vi era disegnato sopra, con un tratto spesso e nero, una bocca stretta, dei grossi cerchi attorno ai buchi per gli occhi, ed infine due sopracciglia inarcate.
L'espressione dipinta su quella maschera era... Strana.
Inquietante.
Asya osservò la figura umana che, ancora perfettamente immobile, sembrava fissarla da lontano. Quella situazione era davvero surreale; perché mai una persona doveva aggirarsi nel bosco conciata in quel modo?
Un brivido percorse la sua spuna dorsale, nel momento in cui la ragazza realizzò che quel pazzoide poteva aver fatto del male a Tim.
Restò ferma a guardarlo scoprendosi incapace di rompere il contatto visivo, mentre stringeva nervosamente i pugni di entrambe le mani.
Ad un tratto, senza alcun preavviso il tipo mascherato mosse un passo verso destra, uscendo allo scoperto.
Asya non esitò un solo secondo,  si voltò indietro e scappò via.

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