CAPITOLO VENTESIMO - parte 2

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Asya restò immobile a guardare il volto disperato di Tim. Non sapeva che cosa dire, né che cosa avrebbe dovuto fare; ma si rendeva conto soltanto adesso di quanto quel ragazzo fosse preoccupato per lei. Avrebbe voluto tranquillizzarlo, dirgli che avrebbe fatto ciò che diceva, ma non intendeva affatto abbandonarlo. Tim non poteva chiederle questo.
Guardò i suoi occhi, lucidi e tremanti, da cui una lacrima uscì e scese lungo la guancia.
Non l'aveva mai visto così.
-Tim..- balbettò incerta.
-Ti prego, ascoltami..- disse lui ritirando le braccia. Strinse i denti per sopportare il dolore, che sembrava amplificarsi ad ogni movimento, ed abbassò lo sguardo.
-Non ti ascolto- rispose lei -Perchè non ho intenzione di abbandonarti-.
-L'hai visto anche tu, no? Hai visto che cosa può fare?- continuò il ragazzo, alzando il tono della voce -Non lascerò che tormenti anche te-.
La ragazza scosse la testa, e proprio quando stava per dire qualcosa la porta della stanza si aprì piuttosto bruscamente. Entrò Jason.
Asya sbarrò gli occhi non appena lo vide.
Lui...lavorava ancora al locale?
Un brivido attraversò tutto il suo corpo, e le fece stringere i pugni con tutta la forza che aveva in corpo. Era stata colpa sua, quella maledetta sera. Quel miserabile...
-Oh, non sapevo fossi tornata- esclamò l'uomo con disinvoltura.
La ragazza balzò in piedi, e puntò il suo sguardo rabbioso dritto nei suoi occhi. Lui, tuttavia, sembrò ignorare del tutto il suo atteggiamento: si avvicinò sorridente, ed aprì le braccia. -Perché non mi abbracci? Non sei felice di vedermi?-.
-Stai lontano da lei- intervenne Tim, seppur riuscisse a malapena a reggersi sù con la schiena, seduto sul letto. Non era presente quella sera, ma non gli ci volle molto per capire che quello che aveva davanti era un bastardo.
L'uomo si fermò. -E lui chi è? Il tuo ragazzo?-.
-Vattene- disse Asya fredda, senza neanche guardarlo in faccia. Notò però che Jason fece uno strano balzo indietro.
Quando la ragazza sollevò di nuovo lo sguardo, notò che la faccia dell'uomo era terrorizzata. I suoi occhi erano spalancati, e la bocca aperta; guardava in direzione della finestra.
Dapprima non capì il motivo di quel comportamento, ma quando Asya si voltò indietro, lo vide. L'uomo alto era in giardino, proprio accanto al vetro della finestra, e la sua orrenda faccia senza occhi né bocca sembrava puntare dritta verso Tim.
Ancor prima che uno dei presenti potesse fare alcuna cosa, l'essere spaccò il vetro con quello che sembrava essere un lungo tentacolo, e lo avvolse attorno al corpo del ragazzo.
-Tim!- gridò Asya mentre tentava di afferrarlo. Ma non ci riuscì: la sua mano scivolò dalla presa, e l'essere lo trascinò giù dal letto, e finì di spaccare la finestra facendovi passare a forza il suo corpo.
-Tim!- gridò ancora la ragazza. Saltò sul cornicione della finestra, mentre l'uomo alto sembrava essere indietreggiato di alcuni metri, ed atterrò sull'erba del giardino. L'essere era in piedi, immobile, e Tim era adagiato a terra ai suoi piedi. Tossiva e si dimenava a causa del dolore.
Avanzò in loro direzione, ma subito la tosse colpì anche lei. La sua testa iniziò a girare, mentre i colpi di tosse si amplificavano. Si accasciò a terra, respirando affannosamente, e quando riuscì a sollevare ancora lo sguardo notò che tutto era cambiato.
Adesso l'essere era nella stessa posizione, ma accanto a lui, Tim, ed in piedi. Il suo volto era coperto dalla maschera, che non era chiaro da dove fosse saltata fuori, ed era immobile, come un soldato, in piedi accanto al mostro.

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