CAPITOLO DICIANNOVESIMO - parte 1

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Asya era seduta su una delle sedie di plastica lungo il corridoio bianco dell'ospedale, con la testa tra le mani.
Tremava e non riusciva a smettere di muovere le gambe, travolta da un'ansia intollerabile.
Non riusciva a capire che cosa era successo. Tim non era affatto in condizioni di alzarsi in piedi ed andarsene, perché le fratture gli avrebbero fatto troppo male; e comunque, in ogni caso, non poteva essersi svegliato così presto. Stando a quello che le aveva detto il dottore, i sedativi che gli aveva somministrato erano molto forti, pertanto non si sarebbe svegliato prima di quattro o cinque ore. Invece, erano passati solo venti minuti. Inoltre, Tim non poteva aver percorso il corridoio senza essere visto da nessuna delle innumerevoli infermiere che erano presenti.
La ragazza si passò una mano sulla faccia, sospirando, quando le venne in mente una cosa: lei sapeva che cosa era successo.
L'uomo alto.
Doveva essere stato lui, non c'erano altre possibilità. Quell'essere lo aveva portato via in qualche modo.
Asya balzò in piedi, e senza pensarci due volte si diresse dritta verso l'uscita dell'ospedale. Lei sapeva dove sarebbe dovuta andare, c'era un solo ed unico posto ove sapeva per certo che avrebbe trovato l'uomo alto: il bosco vicino al locale.
Senza neanche rendersene conto, la ragazza iniziò a correre, sbattendo contro ad alcuni passanti senza chiedere scusa. La sua mente in quel momento era concentrata solo su una cosa, ed ignorava completamente tutto il resto.
Corse fino alla fermata dell'autobus, dove prese un biglietto dalla macchinetta automatica. Dovette aspettare circa dieci minuti, ignorando come meglio poteva l'ansia insopportabile che le premeva sullo stomaco, poi l'autobus arrivò.
Salì al volo, e si mise a sedere nel primo posto libero. Sperava solo che sarebbe arrivata in tempo. Non poteva sapere cosa stesse facendo quel mostro a Tim, e la sola idea che gli stesse facendo del male la faceva letteralmente impazzire.
L'adrenalina scuoteva il suo corpo.
Osservò impaziente la strada che scorreva davanti a lei, senza soffermare gli occhi su niente in particolare. Il vetro era sporco di polvere, ma tanto non le importava vedere niente.
Quando il bus si fermò vicino al locale di Berto, la ragazza scese al volo e si incamminò subito a passo svelto in direzione del bosco. Il padrone del locale era in giardino, e la vide passare.
-Hey, Asya!- esclamò -Che fai qui?-.
Ma lei lo ignorò completamente. Iniziò a correre più veloce che poteva, puntando gli occhi sulle cime verdi degli alberi. Si era detta che non sarebbe mai più tornata in quel posto maledetto, ma ora la situazione era diversa.
Per Tim avrebbe fatto questo ed altro.
Mentre si addentrava nel bosco, le tornò in mente il volto del ragazzo quando, all'ospedale, le aveva detto di non intromettersi mai più in quella storia e di non avvicinarsi mai a quel posto. Si chiedeva cosa avrebbe detto, se avesse potuto vederla adesso. Probabilmente si sarebbe arrabbiato, non avrebbe voluto che lei si mettesse a rischio per aiutarlo.
Le fronde degli alberi si intrecciavano tra loro, e proiettavano ombre sull'erba alta. Nell'aria si udiva il canto degli uccelli e dei grilli. Sarebbe stato un paesaggio meraviglioso, se solo Asya non avesse saputo che cosa nascondeva quel bosco. Camminò a passo svelto lungo il sentiero, con il fiato corto. La preoccupazione in lei saliva ad ogni passo, l'aria entrava ed usciva rapidamente dai suoi polmoni.
Ad un tratto, però, la sua corsa si arrestò di colpo: i suoi occhi si posarono su una figura distesa a terra, a bordo del sentiero.
Era Tim.

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