CAPITOLO DECIMO - parte 2

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L'ambulanza sfrecciava lungo la strada buia con le sirene accese. Asya era seduta accanto alla barella ove era stato disteso Tim, e gli stringeva la mano piangendo.
Il suo corpo era scosso da mille tremiti e sentiva freddo, un freddo che penetrava con violenza nelle sue ossa.
Tutto ciò che accadeva intorno a lei sembrava inutile e confuso. Vedeva i medici girare attorno al ragazzo e parlare tra loro, ma non riusciva neanche a dare un senso a quello che dicevano.
-Lei è la sua ragazza?-.
Stringeva quella mano insanguinata ed intrecciava le dita nelle sue, con lo sguardo perso nel nulla.
-Conosce il suo gruppo sanguigno?-.
La testa della ragazza era come spenta, svuotata di tutto ciò che adesso pareva retorico. Voleva solo che Tim non morisse. Solo questo.
-Dobbiamo fermare l'emorragia-.
Tim aveva gli occhi chiusi, e la maschera per l'ossigeno fissata sulla bocca. I capelli erano tinti di rosso ed appiccicati alla fronte. La maglietta era stata tagliata dai medici, scoprendo il torso insanguinato su cui si allargava uno squarcio verticale causato probabilmente da un frammento della carrozzeria del camion.
-Si deve spostare, signorina- disse uno dei medici afferrandola per le spalle. La fece sedere su una piccola panca posta sul lato destro dell'ambulanza, in modo che per lui e gli altri fosse possibile intervenire sul ferito più liberamente.
Asya sentiva il mondo caderle addosso all'improvviso, e schiacciarla come una piccola formica sotto ad una grossa scarpa. Perché stava accadendo tutto questo?
Che stupida. Era soltanto colpa sua. Ed ora Tim rischiava di morire, pagando il prezzo di un suo errore.
Cosa avrebbe dato ora per tornare indietro e cambiare direzione.
Ma era troppo tardi.
Come ogni volta.
Troppo tardi.
L'ambulanza si fermò sotto all'ospedale, dove una coppia di infermieri già attendeva con una barella.

....

Erano già passate più di due ore dall'arrivo in ospedale, ed Asya era seduta su una delle poltroncine della sala d'aspetto, con lo sguardo puntato su quella pila di stupidi giornali di gossip che erano stati riposti su di un tavolinetto da fumo.
I medici avevano insistito per sottoporla ad un controllo, stabilendo però che non aveva niente di più che un paio di graffietti sulla spalla sinistra. Le avevano dovuto iniettare un tranquillante, perchè si calmasse e smettesse di chiedere quali fossero le condizioni di Tim.
Lui adesso era in sala operatoria, e la ragazza non aveva idea di quanto tempo ancora avrebbe dovuto attendere, per avere delle risposte alle sue domande.
I medici sembravano restii a comunicarle quali fossero le reali condizioni del ragazzo, ma avevano dovuto almeno dirle a grandi linee quali fossero i rischi e le eventuali complicazioni.
Dissero che aveva cinque costole rotte, ed una scapola incrinata; fortunatamente le ossa spezzate non avevamo lacerato gli organi, ma il ragazzo aveva subito un forte trauma cranico. Dissero che c'era il rischio che cadesse in coma.
Asya pianse così tanto che alla fine le facevano male tutti i muscoli. Non poteva credere che questo fosse accaduto davvero.
Perché?
Perché era accaduto?
Dov'era finita la giustizia?
Tim non doveva pagare per il suo errore.
"Che stupida" continuava a ripetersi stringendo i pugni tremanti. "Che stupida".
Non poté fare a meno di ricordare tutte le volte in cui aveva pensato che Tim fosse uno stronzo. Tutte le volte che aveva pensato che fosse un egoista, che pensasse solo a sé stesso e non provasse niente per nessuno.
Non aveva mai capito niente.
Quel ragazzo era un eroe, la migliore persona che potesse mai avere la fortuna di incontrare.
Che stupida a rendersene conto soltanto adesso.

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