CAPITOLO QUINTO - parte 2

1.4K 188 7
                                    

Asya corse più veloce che poté, con l'adrenalina sparsa in tutto il corpo. Scanzava i rami ed i cespugli con le braccia, mentre avanzava più veloce che poteva nella speranza di raggiungere presto la strada.
Non poteva sentire i passi di quello strano individuo dietro di sè, ed era troppo spaventata per voltarsi a guardare; ma aveva la netta sensazione che la stesse seguendo.
Ad un tratto, mentre poggiava una scarpa a terra, un sasso rotolò via sotto al suo peso, facendola sbilanciare. Tentò di aggrapparsi ad un ramo, il quale però si spezzò subito dopo rotolando assieme a lei giù da un piccolo dirupo.
Asya sbattè la spalla, poi scivolò lungo il pendio e andò a sbattere contro al tronco di un albero.
Trattenne il fiato per un paio di secondi, con gli occhi chiusi, poi recuperò il controllo. Si tirò su con la schiena, emettendo un lieve gemito di dolore, e si guardò intorno.
Il bosco era silenzioso ed illuminato dalla luce del sole. Non sembrava esserci nessuno, il maniaco doveva averla persa di vista.
Ancora scossa, Asya avvolse le braccia attorno alle ginocchia e rimase seduta a terra.
Per fortuna non si era fatta troppo male, anche se la sua pelle adesso bruciava. Probabilmente se la sarebbe cavata con qualche livido ed un pò di dolore ai muscoli; tuttavia, era ben altro ciò che la preoccupava, adesso.
Il ristorante era ancora piuttosto distante, considerando che nel punto in cui era caduta si trovava circa a metà strada; ed ora che doveva risalire il pendio, nessuno avrebbe potuto garantirle che quel pazzo mascherato non fosse lì ad aspettarla.
Si alzò in piedi e battè i palmi sulle zolle di terra rimaste attaccate ai pantaloni, poi sospirò lentamente ed iniziò a risalire.
Non aveva altra scelta. Non sarebbe stata al sicuro finché non avesse raggiunto il locale, e nel cercare di percorrere un sentiero diverso si sarebbe potuta facilmente perdere.
Si sforzò di muovere rapidamente le gambe guardando attentamente attorno a lei, finché finalmente non giunse nuovamente sul viottolo.
Si chinò appoggiando i palmi sulle ginocchia, e riprese fiato.
Quando sollevò nuovamente lo sguardo, i suoi occhi si spalancarono: lì, in piedi a pochi passi da lei, c'era Tim.
-T..Tim?- balbettò stupita.
Lui la fissava con uno sguardo strano. Sembrava quasi arrabbiato.
-Dov'eri finito?- chiese ancora Asya, annaspando.
-Perché hai il fiato corto?- disse lui, mantenendosi neutro.
-È...era..lascia stare- balbettò la ragazza, ormai fortemente confusa. -Stai bene?-.
Tim annuì. -Credo di si...-.
-Ti avevo portato l'acqua ma poi sono caduta e...-.
-Non importa. Sto bene- rispose ancora lui, freddo. Alzò le braccia e le posizionò dietro alla nuca, assumendo un'atteggiamento fin troppo rilassato.
A cosa era dovuto, quel repentino e drastico cambio di atteggiamento?
-Dobbiamo tornare indietro- fece presente la ragazza, indicando la direzione con una mano.
-Fuori discussione. Io non ci torno, là- ribattè lui.
-Ma..-.
-No. Non ci penso proprio- insistette.
Asya lo osservò con aria preoccupata. -Mi dispiace per quello che è successo. Immagino sia in parte colpa mia e...-.
-Non ha importanza- la interruppe lui; la sua voce era tornata ad essere fredda e priva di sentimento.
-Tim, non fare così. So che hai bisogno di quel lavoro esattamente quanto me-.
Lui aggrottò la fronte. -No, non lo sai-. 
Asya strinse i pugni. Perché adesso la trattava in quel modo?
Non riusciva davvero a capire che cosa fosse cambiato tra loro, in quei pochi minuti di sua assenza.
Senza aggiungere altro, Tim iniziò a camminare nella direzione opposta a quella del ristorante, dimostrando totale disinteresse.
Sì, se ne stava andando, fregandosene di tutto e tutti.
La ragazza lo osservò per una manciata di secondi, poi perse la pazienza.
-Tim!- gridò. La rabbia improvvisamente bruciava nel suo petto; come poteva essere così egoista?
Il ragazzo si voltò, con aria interrogativa.
-Se vuoi vattene, ma sappi che io sto solo cercando di aiutarti-. La sua voce vibrava a causa del nervosismo. Era arrabbiata, ma non abbastanza da smettere di preoccuparsi per lui.
-Vuoi che ti ringrazi?- disse Tim, allargando le braccia.
-No, lascia perdere- rispose lei sbuffando pensantemente nel tentativo di scaricare la rabbia. -Solo...stai attento, ok?-.
Il ragazzo la osservò con aria strana. Non capiva cosa volesse dire.
-C'è....c'è qualcuno in questo bosco...mi ha inseguita e...- iniziò a balbettare lei, gesticolando in modo impacciato. Prese una boccata d'aria ed abbassò lo sguardo al suolo. -Stai attento. Solo questo-.
Tim la guardò ancora, ma stavolta con un'espressione diversa. Sembrava pensare.
Rimase zitto ed immobile per un paio di secondi, poi puntò lo sguardo di lei. 
-Potevi dirlo subito... - farfugliò -Forse...forse è meglio che ti accompagni-.

Masky - Hero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora