CAPITOLO SETTIMO - parte 2

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Asya si portò le mani alla faccia, mentre recuperava il controllo.
Quel tipo... La aveva appena liberata ed ora era scappato?
Che senso aveva tutto questo?
Per quale mptivo l'aveva inseguita per ben due volte, se non intendeva farle del male?
Lanciò lo sguardo qua e là tra gli alberi, ma di lui non c'era più traccia.
La ragazza rimase immobile per un tempo indefinito, poi riprese a camminare sul sentiero tornando a dirigersi verso il locale.
Non aveva trovato Tim, ma non le andava assolutamente di continuare a cercarlo sapendo che quell'individio era ancora lì.
Non capiva. Credeva che quel pazzo volesse farle del male, ed a giudicare dal modo in cui l'aveva bloccata a terra sembrava proprio che fosse così...ma allora perché poi l'aveva liberata?
Confusa e spaventata, camminò a passo sostenuto fin fuori dal bosco, dopodiché attraversò la strada. Le prime gocce di pioggia avevano già iniziato a scendere dal cielo bagnando l'asfalto caldo, e rinfrescarono la sua fronte sudata.
Entrò nel ristorante e richiuse la porta dietro alle sue spalle.
-Dove sei stata?- le chiese Sam con aria incuriosita.
-Hemm..ho...fatto quattro passi- balbettò lei.
-Qualcosa non va?- le chiese ancora, alzando un sopracciglio.
-Tutto bene-. Asya sorrise e si diresse verso la camera, stringendo le mandibole. Si sedette sul letto e sfilò la maglietta sporca di terra, poi si mise a frugare nella valigia alla ricerca di una pulita.
-Oh, scusa-.
La ragazza alzò lo sguardo di scatto. Quella era la voce di Tim!
Era in piedi davanti a lei, e si stava probabilmente dirigendo alla porta.
Asya realizzò in ritardo di essere in reggiseno, e si coprì il petto con le mani, imbarazzata. Ecco perché le aveva chiesto scusa.
Tim voltò la testa ed uscì dalla stanza, senza dire altro.
-Porca put..- brontolò la ragazza infilandosi una maglietta pulita. Si diede una sistemata ai capelli lunghi e biondi, ed uscì a sua volta.
Sam stava fumando in guardino, assieme al capo, mentre Tim si era seduto in una delle sedie poste davanti al banco bar.
Quando si accorse che Asya si stava avvicinando si voltò verso di lei, con un'espressione neutra in viso.
La ragazza aprì il frigo e prese una bottiglietta d'acqua. -Hai sete?- disse.
-Si, grazie- rispose lui.
Gli passò l'acqua e ne prese un altra per sé, poi si mise a sedere vicino a lui.
Teneva lo sguardo basso, ma guardava il ragazzo con la coda dell'occhio; avrebbe voluto chiedergli dove fosse stato per tutto quel tempo, ma sapeva di non poterlo fare. Si sarebbe sicuramente arrabbiato, e non voleva che ciò accadesse.
Avvitò il tappino e posò la bottiglia a terra. -Spero che stasera ci siano meno clienti- disse, con voce stanca.
Tim non rispose, ma si alzò e tornò in camera senza degnarla di uno sguardo.
Sempre il solito stronzo.

....

Al contrario di ciò che la ragazza aveva sperato, anche quella sera la sala del vecchio ristorante si riempì di clienti, tra famiglie e gruppi di amici che avevano chiaramente l'intento di ubriacarsi.
I tre camerieri lavorarono senza sosta  fino alle due della notte, servendo più di trenta tavoli. Tra le ordinazioni di antipasti, primi e pizze venivano ordinate decine di bottiglie di vino, che finivano poco dopo; molti dei clienti, a tarda notte, uscirono dal locale ubriachi.
Quando la sala fu del tutto vuota Asya e gli altri due si diedero da fare per ripulire tutto quanto ed apparecchiare i tavoli con tovaglie  e stoviglie pulite; finché, ormai giunte le tre del mattino, finalmente il lavoro non fu terminato.
La ragazza si fece una rapida doccia come di consueto e posò finalmente la testa sul cuscino, cadendo quasi subito in un sonno profondo.

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