25 - Dolce compagnia

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Rosso, vide questo intorno a sé quando aprì gli occhi venendo salutata dall'alba

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Rosso, vide questo intorno a sé quando aprì gli occhi venendo salutata dall'alba. La cosa la confuse, da quando esisteva un luogo del genere? Poi si rese conto di non ricordare molto di cosa avesse fatto il giorno precedente e tutto si sintetizzò in un nome: Sheera. Mi avrà sicuramente fatto qualcosa! Sospirò, stava iniziando ad infastidirla la sensazione di stordimento che le causava l'alcol. Ma non ho bevuto niente ieri, o almeno non mi sembra. Si passò una mano tra i capelli candidi dopo essersi messa a sedere rinunciando a pensare cosa fosse accaduto, mettendosi piuttosto a cercare la corvina sentendo la sua presenza non poco distante. Se era lei l'origine di tutto quello, le avrebbe dovuto dare delle delucidazioni.

La vide girovagare come alla ricerca di qualcosa, osservava per terra, scrutava tra gli alberi da lontano. Non la raggiunse però, se l'avesse fatto forse l'altra avrebbe smesso di fare qualsiasi cosa stesse facendo ed era incuriosita dal suo strano comportamento. La vide bloccarsi di colpo e fissare un punto tra i rami di un cespuglio, una sfera di un grigio chiarissimo, un'anima pura.

– Non dovresti essere qui.– disse Sheera all'anima che aveva preso le sembianze di un bambino sui cinque anni seduto a terra, le ginocchia strette al petto. Era un po' come loro, incorporeo e privo di colori, eppure la Dea Bianca riuscì a percepire che avesse timore di qualcosa. La corvina doveva portare a casa qualunque anima, comprese quelle che non volevano lasciare la vita terrena, e si domandò come avrebbe fatto a convincerlo. L'ultima volta era stata fredda anche con chi era molto più piccolo di lei.

– Non me ne vado!– esclamò lui senza muovere le labbra. La stupì, potevano comunicare davvero, anche lei che era la Creazione era in grado di sentirlo. Pareva determinato, irremovibile, sarebbe riuscita il suo opposto ad averla vinta?

– Perché no? Non hai più niente qui.–

– Non voglio. Ho... ho paura...– abbassò il tono di voce totalmente diverso da quello prima con lo sguardo a terra. Sheera si accucciò, forse per sembrare meno inquietante o raggiungere la sua visuale per ipnotizzarlo? Poteva farlo anche con chi era già morto?

– Non devi averne.– gli disse calma, senza doppi fini e sincera.

– Hai paura degli Abissi Infernali, non sei il primo e nemmeno l'ultimo.– continuò, il bambino che le rivolse uno sguardo di disapprovazione.

– Lo dici solo perché vuoi che io ci vada! Lo so che è pieni di mostri! Lo dicono tutti.–

Nascose il volto tra le braccia poggiate sulle ginocchia come a volersi fare piccolo piccolo per sparire. Tuttavia, alzò lo sguardo nel momento in cui sentì delle risate di ragazzini gioiosi: era apparso una sorta di portale accanto a loro che gli mostrava un luogo dall'erba che sfumava dall'oro al viola, alberi dalle foglie color miele, un fiume dall'acqua arancio e scintillante, il sole a splendere caldo. Pareva esserci dell'aria fresca e a danzare con il vento, in lontananza, tante piccole figure come lui.

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