13 - Distacco

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Il calore del legno, le sue venature appena percettibili, poi il freddo del metallo dei candelabri, la cera che vi colava sciolta lentamente da una fiamma; stava camminando assorta lungo un corridoio di chissà quale villa situata nel Regno Assolut...

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Il calore del legno, le sue venature appena percettibili, poi il freddo del metallo dei candelabri, la cera che vi colava sciolta lentamente da una fiamma; stava camminando assorta lungo un corridoio di chissà quale villa situata nel Regno Assoluto in cui si era ritrovata. Toccava con le dita tutto ciò che incontrava senza sapere cosa stesse facendo lì, era stata la sua energia a condurla senza che se ne accorgesse. Aveva continuato a lasciarsi andare e a non pensare a niente, solo il vuoto nella sua testa.

Osservò per qualche istante la fiamma davanti a sé che tremava di tanto in tanto per il muoversi dell'aria, poi ci passò sopra le dita e questa si spense all'istante lasciando solo nell'aria il lieve fumo che stava già svanendo. Lei lo osservò rimanendo ferma, forme curve che la incantarono poco prima di svanire. Così ritornò sui suoi passi, lenti, i piedi nudi a contatto con il pavimento freddo in pietra scura come le pareti. Ai lati c'erano svariati mobili con oggetti preziosi e di valore, statue chiare e drappi che continuava a sfiorare con le dita.

Com'era toccare per davvero qualcosa? Che sensazione donava ogni singolo materiale? Se lo chiedeva spesso negli ultimi giorni, il contatto avuto con la Dea Bianca aveva smosso qualcosa in lei. Nonostante l'incantesimo che rendeva il suo corpo simile ad uno in carne ed ossa, certe cose non cambiavano: poteva toccare ogni oggetto, sentire il caldo e il freddo ma nient'altro. Com'era sentire qualcosa di ruvido realmente ad esempio? Cos'era liscio e cosa morbido?

Si guardò la mano, le unghie nere come la pece, la pelle chiara; era solo un'illusione quella forma se non toccava qualcuno incorporeo come Kyra. Solo giorni prima aveva sentito il suo corpo caldo e per la prima volta la morbidezza della sua mano, un tocco delicato. L'aveva incuriosita e al tempo stesso stupita.

Un odore familiare le arrivò alle narici distraendola e capendo cosa ci facesse lì, perché la sua energia l'avesse condotta in quel luogo freddo e deserto senza nessuno. Ne seguì la scia, andando avanti per il corridoio e raggiungendo una porta, l'unica che vide aperta. Rimase sull'uscio ad osservare la scena straziante che le si presentò davanti, anche se a lei non fece molto effetto, rimanendo impassibile e distaccata.

Era una camera da letto che pareva spoglia nonostante fosse piena di quadri e mobili pregiati, al centro un letto su cui era steso un giovane ragazzo la cui vita stava scivolando via, gli occhi chiusi, il corpo coperto da un lenzuolo. Era magro, quasi scarno. Accanto a lui la madre inginocchiata a tenergli la mano, il volto stanco e solcato da lacrime amare. Dietro di lei, con la mano poggiata sulla sua spalla per cercare di confortarla, un uomo dal volto anch'esso stanco e provato che parlava con quello che doveva essere un medico.

I suoi occhi però erano incentrati sul ragazzo, al fatto che stesse morendo. Le sarebbe bastato solo velocizzare le cose e prendersi la sua anima, condurla agli Abissi Infernali come aveva sempre fatto. Perciò, allungò un braccio verso di lui e subito la sua pelle iniziò ad impallidire, il battito a rallentare. La madre se ne accorse all'istante e iniziò a piangere ancora di più ma, inizialmente, Sheera non se ne curò.

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