22 - Saluto alle anime

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Il tempo non era dei migliori nei due Mondi che doveva proteggere e controllare in cui pioggia, neve, vento e molto altro portavano sempre casino e, talvolta, delle morti

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Il tempo non era dei migliori nei due Mondi che doveva proteggere e controllare in cui pioggia, neve, vento e molto altro portavano sempre casino e, talvolta, delle morti. Chi veniva colpito da una valanga mentre viaggiava sui monti, chi si ammalava per il freddo. Ormai non ci stava facendo più di tanto caso, nemmeno al fatto che il suo umore stava iniziando ad influenzare sia il Regno Assoluto che Eathevyr.

Kyra aveva il potere di creare e guarire, certo, ma la magia di chiunque era legata alle emozioni lei compresa, portandola ad essere in grado di creare qualche scompiglio sotto qualche emozione negativa. Era abbastanza raro dato che, solitamente, sapeva tenere sotto controllo la propria magia e sin dalla sua comparsa era stata solare. Tuttavia, non era immune al ferire. Non poteva uccidere direttamente però poteva creare maltempo con il suo umore che la magia trasformava in pioggia, e così facendo provocava situazioni per cui il Male poteva ricavarne vittoria. Presumeva che la stessa cosa accadesse con Sheera in qualche modo a lei sconosciuto, anche se le era difficile pensare in che modo la Distruzione potesse aiutare il Bene.

La stanchezza cominciava ad opprimerla dopo aver girato in continuazione, il suo corpo dolorante e senza riposo da giorni. Non riusciva a chiudere occhio, appena lo faceva rivedeva l'amara scena causata dal suo opposto che aveva evitato ogni volta appena l'aveva percepita tra Salir e Yarix. E ogni volta ripensava a quanto avesse sbagliato su di lei, chiedendosi perché aveva sentito di potersi fidare. In parte non voleva credere a quanto visto, dall'altra forse quello era uno dei motivi per cui la corvina le aveva detto di non avvicinarsi, semplicemente per poter fare ciò che voleva liberamente. Non aveva molta voglia di pensarci, doveva continuare nel suo lavoro e andare dove era necessaria la sua energia positiva.

Era una Dea, non era un problema se non riposava, forse sarebbe semplicemente crollata e ripresa dopo qualche ora ma il potere della Creazione nelle sue vene non avrebbe smesso di fare il suo lavoro. L'unica cosa che iniziava a darle fastidio era che gli occhi e le orecchie iniziavano ad ingannarla: vedeva cose apparire e sparire dal nulla, oppure sentiva suoni e fischi non reali. La confondevano. E ci risiamo... sospirò quando notò in lontananza piccole sfere grigiastre volare in aria nel mentre che passeggiava tra i prati azzurri di Eathevyr, una brezza leggera a rinfrescare la giornata e il tramonto di fronte a lei. Poi però si fermò. Non era una visione, era reale. Quelle erano tutte... Anime?

A svariati metri da sé piccole sfere come il fumo, uguali a quella che aveva visto settimane addietro per la prima volta, raccolta dalla Dea Nera il giorno che si erano incontrate, erano a mezz'aria come in attesa. Sotto di loro la figura scura di Sheera intenta ad intonare una cantilena; era lenta, malinconica avrebbe detto, e le anime parevano provenire da un gruppetto di trenta Yarix all'incirca, tutti inermi a terra con profonde ferite e sangue secco sull'erba e i propri corpi. Dovevano essere lì da qualche giorno ormai.

Sheera smise di cantare poco dopo, il volto basso a guardare le proprie mani per un motivo alla chiara sconosciuto. Che avesse causato anche quelle morti? Come poteva macchiarsi di sangue così facilmente? Di sangue innocente? Probabilmente non poteva capirlo e basta essendo lei il Bene. Però la corvina, nel momento in cui stesse per andarsene non tollerando il dolore che percepiva nell'aria, la incuriosì: si era mossa di qualche passo diretta verso quello che doveva essere un bambino, il suo corpo pallido era abbracciato ad un giocattolo di pezza, l'unica cosa che non era stata macchiata. Raffigurava uno di quegli splendidi e colorati uccelli che abitavano quel Mondo, e la Dea lo prese tra le mani prima di osservare le anime sopra di sé e allungare il braccio verso una di loro. Essa inglobò a sé l'oggetto, doveva essere l'anima del bambino essendo anche più chiara delle altre, innocente e pura.

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