Capitolo 1

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Capitolo 1

Le ultime sette ore sembravano essere state soltanto un brutto incubo. Ma non lo erano.

Dopo avermi soccorso e portata alla centrale di polizia per farmi alcune domande, hanno chiamato mia zia, la parente più vicina che avevo. Di cui però, non sapevo l'esistenza.
Sarà sicuramente una pazza alcolizzata e quando lo scopriranno mi porteranno dai nonni in Grecia.

Tra i poliziotti che cantavano "Smooth Operator" o i semafori che impiegavano 30 minuti a cambiare colore non sapevo cosa fosse più irritante.

Si fermano in un vialetto davanti ad una villa gigante.
Okay forse non era una pazza alcolizzata ma magari partecipava al traffico di organi in nero?
Gli agenti suonano alla porta che poco dopo si apre rivelando una donna di mezza età.

«Oh voi dovreste essere gli agenti di cui mi parlava Sonja, dov'è...?» sposta lo sguardo su di me «La signorina Moore» sfoggio un sorriso a trentadue denti.

«Allora noi ve la lasciamo» dice un poliziotto mentre mi scompiglia i capelli, l'altro mi pizzica la guancia tra l'indice e il medio.

La donna mi fa entrare e poso la valigia a terra.

«Lei dovrebbe essere mia zia?» la guardo dal basso verso l'alto.

I capelli lunghi e biondi le ricadevano sulle spalle come fili d'oro.

«Oh no no no, io sono la domestica» ride.

Propio in quel momento una fragranza (eccessivamente dolce) femminile riempie la stanza. Istintivamente mi giro a vedere da dove provenisse e mi ritrovo davanti la stessa copia di mio padre versione femminile.

Capelli lunghi e castani leggermente mossi ma pur sempre in ordine, occhi azzuri inespressivi che cercavano di intimidire e delle labbra lucide da un leggero strato di gloss.
Mi gira intorno studiando il mio aspetto.

«Sofia o Piper?» cerca di suonare seria ma sento il divertimento nella sua voce.

«Piper» sorrido educatamente.

Sento dei passi provenire dalle scale e poco dopo un ragazzo, molto simile a mia zia, si piazza affianco a lei.
Georgie, il suo unico figlio.

Avevo fatto delle ricerche su di lui, stella del Basket, il 70% delle persone che lo seguono sui social sono ragazze ed è uno studente modello.

Va nella scuola più prestigiosa della città, in cui penso andrò anche io, e il futuro per lui è già stato scritto, se vincerà i regionali lo prenderanno a New York da un allenatore professionista.

«Lui è Georgie, mio figlio» dice mia zia.

«Chiamami JJ» dice lui «Lei è mia madre Sonja ma la puoi chiamare zia» continua.

«Portala in stanza» gli dice sua madre prima di uscire accompagnata dalla domestica.
JJ mi fa segno di seguirlo al piano di sopra.

La camera è spaziosa, di un rosa chiarissimo, un letto, una TV, un armadio e due scrivanie, una con dei libri sopra l'altra con uno specchio e dei trucchi.

«Se ti serve qualcosa chiama Joyce, la domestica, oppure mi trovi in camera mia, solo tre stanze affianco alla tua» dice prima di uscire.

Qualche minuto dopo Joyce entra in stanza con le mie valigie e sistema i vestiti nell'armadio.

«Non ce né bisogno posso fare da sola»

«Oh non ti preoccupare, Sonja ti aspetta di sotto» dice lei mentre finisce di sistemare il più di quello che avevo portato.

Mi dirigo al piano di sotto dove trovo mia zia seduta sul divano in pelle.

«Accomodati cara» indica lo spazio affianco al suo

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