Capitolo 8 Trappers

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Devon

È proprio vero che la violenza ricade

sul violento,

e il cacciatore finisce nella trappola

che ha preparato per la sua preda.

A.C. Doyle


Mio padre non mi aveva mai raccontato una favola.

Quando ero bambino e mi metteva a letto mi parlava dei trappers, i cacciatori di castori.

Portavano con sé cavalli o muli e sei trappole trasportate in una borsa di pelle.

Per la caccia al castoro posizionavano le trappole nell'acqua dei fiumi sulle quali versavano alcune gocce di castoreo, un'essenza che veniva estratta dal castoro stesso e che serviva come richiamo.

Era una storia che mi affascinava.

Non per la caccia in sé, ma per la capacità manipolatoria dei trappers.

Mi guardai allo specchio e sospirai.

- Sembra che qualcuno si sia allenato ai rigori sulla tua faccia –

Lanciai un'occhiataccia a Gus che se ne stava disteso sul mio letto mentre io continuavo a guardarmi allo specchio per valutare i danni.

La sera precedente quando la professoressa Bennet mi aveva riaccompagnato al parcheggio, avevo trovato Seth ad aspettarmi.

Aveva gli occhi iniettati di sangue e un'espressione furente sul viso.

Ci eravamo guardati senza parlare per qualche istante e poi gli avevo allungato una banconota da cento dollari.

- Hai recitato bene la tua parte Seth. Fin troppo bene, mi hai quasi rotto il naso –

- Vaffanculo Cooper. La ragazza mi ha quasi accecato –

- Non sapevo avesse con sé lo spray al peperoncino – mi difesi.

Sì.

Ero stato io.

So cosa state pensando.

Che stronzo.

Avevo architettato tutto.

Come un vero e proprio trapper.

Avevo posizionato la trappola lungo il fiume e Paige Bennet ci era finita dentro.

In fondo avevo una scommessa da vincere e avrei usato ogni mezzo che avevo a disposizione per avvicinarmi alla prof.

Gus se ne andò poco dopo. Avevamo studiato tutto il giorno e avevamo bisogno di una pausa.

Mi distesi sul letto e chiusi gli occhi.

Quando la prof mi aveva sfiorato la faccia avevo rabbrividito. Il profumo delicato di vaniglia era stato un piacevole diversivo mentre subivo le sue attenzioni.

Nell'esatto momento in cui aveva accostato il viso al mio, avevo avuto la tentazione di affondare i denti nel suo labbro inferiore.

Non ero uno che si lasciava abbindolare dal fascino femminile facilmente. Cioè le ragazze mi piacevano e me le scopavo. Ma quella donna aveva qualcosa dentro. Qualcosa che risvegliava in me una lascivia che non avevo mai provato per nessuna.

Probabilmente quell'impulso era legato al fatto che fosse più grande di me di tredici anni o forse perché aveva un seno talmente prosperoso che mi faceva venire voglia di tuffarci in mezzo la faccia.

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