Paige
Il silenzio della neve era una presenza palpabile.
Era tutto muto e quieto, quasi ovattato.
E se un uccello lanciava un grido tra gli alberi il suono si amplificava, echeggiando tra di essi e poi spariva, lasciando un silenzio ancora più inquietante.
Aveva smesso di nevicare e il cielo era di un intenso color nero-viola e le nubi di un grigio antracite erano striate d'argento.
I tergicristalli del mio Suv si agitarono davanti alla mia faccia e mi morsi il labbro inferiore mentre continuavo a guidare adagio.
"Prendi le tue cose Paige. Impacchettale e cambia vita" mi ero detta.
Avevo seguito quel consiglio in modo magistrale, lasciandomi alle spalle la mia vita a New York.
Dopo ventidue ore, sette Stati e infiniti Motel, avevo lasciato la statale e preso l'uscita per Grand Forks, una ridente località del North Dakota.
Almeno quello recitava l'opuscolo informativo della città.
Tuttavia in quel momento mentre mi addentravo nella fitta boscaglia, immersa nella neve, mi resi conto che quella località fosse tutt'altro che ridente.
Mi voltai verso il sedile passeggero e sbirciai mia figlia Amelia con la coda dell'occhio.
Era assorta e aveva lo sguardo incollato sul suo smartphone.
Ancora non mi aveva rivolto la parola a causa del modo frettoloso con cui avevo organizzato la nostra partenza.
Avevo accettato la cattedra di Anatomia presso la Facoltà di Medicina dell'Università del North Dakota.
Quell'offerta di lavoro in quel momento storico della mia vita mi era sembrata l'unica scelta sensata.
Mi schiarii la voce prima di parlare e mi infilai in bocca una caramella gommosa.
- Hai intenzione di non rivolgermi la parola ancora per molto nena? – le chiesi provando a rompere il ghiaccio, ma Amelia si mise a braccia conserte e si voltò verso il finestrino più che decisa a ignorarmi.
Feci un sospiro affranto e scossi il capo.
Da quando era diventato così difficile parlare con la mia unica figlia tredicenne?
Eppure nessuno si diede la pena di rispondere a quella domanda e i miei occhi tornarono sulla strada che avevo davanti e non potei evitare di ripercorrere con la mente gli ultimi avvenimenti della mia vita.
Sei mesi prima avevo scoperto il tradimento di mio marito Zach con una sua collega di lavoro.
In quel momento avevo avuto la percezione che la terra mi mancasse sotto i piedi.
Avevo trovato dei messaggi.
Degli scambi intimi dove quasi non avevo riconosciuto il modo di scrivere di Zach.
In quel momento mi era sembrato un estraneo.
Quando aveva puntato gli occhi a terra e aveva annuito, avevo sentito il cuore spezzarsi in due.
Dopo un tradimento era difficile tornare a essere sé stessi. Mi ero sentita come se avessi perso la linea dell'orizzonte. Come se la gravità fosse andata a farsi benedire.
Ciò che mi aiutava a orientami in quel mondo era sfumato ed ero rimasta in balia di un crocevia senza sapere quale strada prendere.
Subire un tradimento ti induriva.
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Storie d'amoreSINOSSI 🔞🌶️💙💊 Come si può ancora credere nell'amore quando la vita ha deciso di colpirci nel modo più amaro possibile? Come ci si può fidare nuovamente di questo sentimento se chi diceva di amarci, ci ha tradito? Paige Bennet ha 33 anni e un ma...