CAPITOLO 12

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La cosa peggiore è il modo in cui mi svegliai; o meglio chi mi svegliò.

Sentii l'antifurto di casa mia e mi svegliai di colpo.

«Ma porca puttana»

"Non dirmi che è entrato un'altra volta un gatto randagio facendo scoppiare l'allarme invano" pensai sbuffando dato che una volta questo fu quello che accadde.

Non era un suono che mi aspettavo di sentire a casa mia al dire il vero. Casa mia, uno spazio che, seppur lussuoso come quello che si addice al capo della Bonten insieme a Mikey, era anche progettata per tener fuori ogni minaccia. Eppure, qualcuno aveva avuto l'audacia di entrare.

Non mi feci prendere dal panico. Questo tipo di situazioni richiede una mente lucida, e se c'è una cosa che mi definisce, è proprio quella.

«Rimani calma, Ryoko» mi dissi mentre lasciavo il divano

La mia mano si diresse immediatamente dietro al cuscino del divano, dove tenevo una pistola di sicurezza. Non è che mi piacesse particolarmente usarla, c'erano cose migliori da usare, ma l'arma rappresentava un'estensione del mio controllo. Controllo che non intendevo perdere.

Accesi il monitor di sicurezza sul mio telefono. La mia villa era disseminata di telecamere, ognuna posizionata con precisione chirurgica. In pochi secondi, avevo una visuale chiara su ogni angolo della casa. Tre uomini. Si muovevano con cautela, ma erano chiaramente addestrati.

"Professionisti, non dilettanti... intanto però l'allarme l'hanno fatta partire"

Mi avvicinai alla finestra. La notte era densa di ombre, e quelle ombre erano sempre state la mia compagnia. Era così anche quando ero bambina, quando Ran e Rindou mi portavano con loro in quei vicoli bui di Roppongi o di Tokyo. Mi avevano insegnato a non aver paura del buio, ma a usarlo. E quella notte non sarebbe stata diversa.

Decisi di non affrontarli direttamente.

"Troppo prevedibile."

Scendere con la pistola in mano e metterli sotto tiro era esattamente quello che si aspettavano. E se c'è una cosa che mi piace fare, è rovesciare le aspettative.

"Devo pensare come loro, ma agire come me."

Impostai il sistema per creare un blackout in tutta la casa. Le luci si spensero, lasciando l'intera villa nell'oscurità. Il silenzio che seguì fu quasi palpabile, ma sapevo che avrebbe fatto il suo effetto. Quei tre non erano più in vantaggio. Ora eravamo tutti uguali, nascosti dalle stesse ombre.

Mi mossi silenziosamente verso la cucina, dove sapevo che uno di loro si sarebbe diretto. Li avevo visti dividersi nelle telecamere, un errore da principianti. Avevo già attivato il sistema di sicurezza secondario: una rete di sensori invisibili che segnalava ogni loro passo. Erano nella mia trappola.

Mentre uno di loro si avvicinava alla porta della cucina, mi nascosi dietro l'isola centrale. Lo sentii respirare pesantemente. Il buio aveva sempre questo effetto sulle persone non abituate. Una mano guantata si allungò verso la maniglia della porta.

"Aspetta. Aspetta il momento giusto."

Quando aprì la porta, scattai in azione. Gli afferrai il polso con una forza che non si aspettava da una donna della mia statura. Lo tirai dentro e gli puntai la pistola alla nuca, ma non sparai. Non ancora.

«Se vuoi vivere, fai esattamente quello che ti dico» sussurrai all'orecchio. Sentii il suo respiro farsi più rapido.

"Perfetto."

Lo obbligai a guidarmi verso i suoi compagni. Mentre ci avvicinavamo, sfruttai la mia posizione dietro di lui come scudo umano. Quando gli altri due lo videro, furono sorpresi. Non si aspettavano di vedere il loro amico sotto tiro.

To no one but you... [Sanzuxreader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora