1. Il libro di storia (2025's version)

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Mi chiamo Elizabeth Murphy e sono la ragazza più popolare del reparto di cardiologia dell'ospedale. Certo, a diciassette anni sarebbe meglio essere popolare a scuola, ma anche lì me la cavo piuttosto bene, nel senso che nessuno mi nota. Sono l'invisibile, quella che nessuno conosce e di cui nessuno vuole sapere nulla.
Quando ero piccola, la gente diceva che ero diversa. Forse era colpa del mio aspetto fragile, della mia pelle troppo pallida, o del fatto che non mi piaceva parlare con nessuno. Crescendo, non è cambiato molto. Continuo a essere quella strana, quella che si siede in fondo alla classe senza dire una parola. Ma la verità è che nessuno sa davvero il motivo.
Mi diverte sentire le loro teorie. Qualcuno pensa che io sia un fantasma, una presenza invisibile che vaga tra i corridoi senza davvero esistere. Altri, più logici ma meno interessanti, dicono che sono solo snob, troppo piena di me stessa per parlare con loro. Nessuno di loro ha ragione. Non sono un fantasma, e non sono certamente snob. Se solo sapessero quanto sono lontana da tutto ciò.
Se volessero davvero sapere la verità, dovrebbero leggere la mia cartella clinica.
Elizabeth Grace Murphy.
Stato embrionale: Malformazione congenita al cuore, operabile alla nascita.
Due settimane di vita: Primo scompenso cardiaco, rianimata con massaggio e defibrillatore.
Un anno: Diagnosticata la Tetralogia di Fallot.
Tre anni: Prima operazione chirurgica. Un bypass. Operazione riuscita.
Tre giorni dopo l'intervento: Il mio corpo rigetta il bypass. Seconda operazione. Probabilità di riuscita: 25%.
Un giorno dopo: Mi sveglio, contro ogni previsione, senza danni fisici o cerebrali.
Ecco, questa è la mia vita. Potrei continuare con i dettagli, ma probabilmente non cambierebbe niente.
Sono la ragazza con un cuore difettoso, una ragazza che tecnicamente non dovrebbe essere qui. Una che è sopravvissuta a troppe operazioni, a troppi arresti cardiaci e a troppi momenti in cui tutti pensavano che sarebbe stata la fine.
Non mi piace che la gente sappia queste cose di me. Non perché me ne vergogni, ma perché non voglio che nessuno mi guardi con quegli occhi pieni di pietà. Non voglio che si preoccupino per me. Non voglio essere quella che tutti trattano come se fosse fatta di vetro.
Quindi tengo il segreto. Non dico a nessuno che il mio cuore potrebbe fermarsi in qualsiasi momento, che ogni giorno è una lotta invisibile contro un nemico che non posso sconfiggere. Ho imparato a convivere con questo, a vivere nell'ombra, a far finta che tutto vada bene. È più facile così. Più facile per loro, più facile per me.
Ma ultimamente, qualcosa sta cambiando. Non posso più ignorarlo. Oggi, sono prima nella lista dei trapianti. Prima. Il che significa che il mio tempo sta per scadere, che la mia vita dipende da un cuore che potrebbe non arrivare mai.
E per quanto abbia cercato di allontanare il mondo, c'è una parte di me che inizia a desiderare che qualcuno mi veda davvero. Che qualcuno veda oltre la mia invisibilità, oltre le cicatrici che porto dentro e fuori. Ma non posso permettermi di essere egoista. Ho costruito muri troppo alti per abbatterli adesso.
Quindi, continuerò a sorridere in silenzio. Continuerò a fingere. Fino a quando non sarà più possibile.

La Tetralogia di Fallot è chiamata anche "Sindrome del bambino blu", e non era così comune quando sono nata. I medici che si erano confrontati sul mio caso clinico avevano cominciato a chiamarmi "la bambina blu". Esistevano altri come me, certo, ma nessuno era sopravvissuto così a lungo. Io ero un'anomalia, un caso raro, una sorta di miracolo medico che però non dava nessuna garanzia di futuro.
Per farla breve, il mio cuore faceva talmente schifo che me ne serviva uno nuovo. Non poteva essere artificiale, perché il mio corpo lo avrebbe rigettato, proprio come ha fatto con il bypass. E io sarei morta. Scusate la tetra spiegazione, ma questa è la mia realtà.
Fin da quando sono nata, i miei genitori mi hanno cresciuta con la consapevolezza che un giorno sarei andata via prima di loro. Mi hanno insegnato a non attaccarmi troppo a nulla, a lasciare tutto con leggerezza. Non so se questo mi abbia reso più forte o solo più sola.
Amo ascoltare e osservare. Forse è per questo che conosco tutto di tutti, mentre nessuno sa nulla di me. Prendete Greg, ad esempio, l'infermiere che mi segue ovunque vada, scuola compresa. Tutti lo scambiano per una guardia del corpo, alimentando la convinzione che io sia di sangue reale. È un motivo in più per cui la mia esistenza passa inosservata.
La mia scuola è un normalissimo liceo americano, con la classica mensa super affollata e le cheerleader che corrono per i corridoi in quelle loro divise colorate. Anche qui c'è un "alveare" e, ovviamente, un'ape regina: Debby Williams, quinto anno. Ma non preoccupatevi, non è il classico stereotipo della ragazza antipatica ed egocentrica. Debby è semplicemente il capo delle cheerleader, e ogni individuo dotato di pene sognerebbe di passarci una notte insieme. Lei però non mi ha mai rivolto la parola, e non mi ha mai dato fastidio. Come la maggior parte delle persone, non sa nemmeno che esisto.
Al primo anno, devo ammettere che il mio carattere misterioso e distaccato mi aveva messo un po' sotto i riflettori. In giro si parlava di me, si facevano ipotesi, ma alla fine la mia indifferenza ha fatto sì che tutti dimenticassero la mia esistenza. Ora mi limito a guardare il mondo che mi circonda senza far rumore, senza lasciare tracce.
Le altre personalità di spicco della scuola? Tanya Stewart e Chanel Traynor, le migliori amiche di Debby, e il suo ragazzo, Cody Mason, la classica coppia da copertina. Poi c'è Morgan, l'unica persona che sembra non voler essere dimenticata. Amava attirare l'attenzione con i suoi look stravaganti: capelli metà rosa e metà neri. Ma non era solo per questo che la gente la notava. Morgan aveva una reputazione ben precisa. Si diceva che spacciasse droga, e che la consumasse anche. Un perfetto cocktail di pericolo e fascino, un mix che la faceva brillare come un fuoco d'artificio in mezzo alla grigia normalità.
Potrei raccontare mille cose anche sui professori e il personale della scuola, ma alla fine sono sempre gli stessi: adulti annoiati che aspettano solo che il tempo scorra fino alla campanella, e che sembrano avere un talento naturale nell'essere stronzi.

Greg cammina sempre due passi davanti a me, quasi come se stesse tracciando un percorso. Non che ce ne sia bisogno, ma lui è così: meticoloso. E poi c'è da dire che la sua stazza tende a spaventare la gente. Non gli ho mai chiesto come si sente a essere scambiato per la mia guardia del corpo invece che per un infermiere, ma credo che non gli dispiaccia. Ha quell'aria da uomo d'azione, anche se il massimo dell'azione che ha fatto oggi è tenermi il braccio mentre scendiamo le scale verso la macchina.
Quando siamo quasi fuori dall'edificio, però, mi blocco. "Greg, ho dimenticato il libro di storia."
Lui si gira e mi guarda con uno sguardo che già conosco. Il solito mix di pazienza e preoccupazione. "Vuoi che lo prenda io?"
Scuoto la testa. "No, ci metto un attimo. Torno subito."
Senza aspettare la sua risposta, mi giro e mi dirigo di nuovo verso l'interno della scuola. So che mi seguirà da lontano, come sempre, ma cerco di ignorarlo. Mentre mi addentro nel corridoio, l'onda di studenti che chiacchierano, ridono e urlano rende quasi impossibile muoversi con facilità. È incredibile quanto tutto questo possa sembrare normale per loro. Per me, invece, ogni passo sembra un esercizio di controllo. Controllo il respiro, controllo il battito. Devo sempre stare attenta.
Raggiungo finalmente il mio armadietto, ma quando allungo la mano per aprirlo, qualcosa blocca la porta. O meglio, qualcuno.
Jacob Garrett, con il suo sorriso sghembo e quel modo di fare che sembra sempre dire: "Sono io il padrone di questo posto." Avevo dimenticato di descriverlo quando parlavo delle personalità influenti della scuola, ma eccolo qui: moro, occhi scuri, fisico da paura. Il capitano della squadra di football, l'idolo della scuola. Debby Williams può essere l'ape regina, ma lui è sicuramente il re dell'alveare.
Mi fissa per un attimo, poi appoggia le spalle contro il mio armadietto, bloccandolo completamente.
Seriamente?
Sospiro, incrociando le braccia al petto. Non ho voglia di litigare né di fare scenate, e soprattutto non ho tempo. "Scusami, ti dispiace spostarti?"
Il suo sguardo mi analizza, quasi divertito. È come se mi stesse studiando, cercando di capire chi sono, cosa voglio. O forse sta solo cercando di tirare fuori qualche battuta brillante per sembrare ancora più figo. Lo guardo negli occhi, mantenendo lo sguardo fermo. Nonostante tutto, non mi fa paura. Forse perché ho altre cose di cui preoccuparmi, come il fatto che il mio cuore potrebbe smettere di battere in qualsiasi momento.
Finalmente, dopo quello che mi sembra un tempo infinito, Jacob si stacca dall'armadietto. "Certo, ma solo perché l'hai chiesto con tanta gentilezza."
C'è una scintilla di sarcasmo nella sua voce, ma io lo ignoro, girando la chiave nell'armadietto e prendendo il mio libro di storia. "Grazie," dico senza guardarlo.
Lui ride, quella risata bassa e piena di sicurezza che probabilmente fa sciogliere la maggior parte delle ragazze. Ma non me. O almeno, mi dico che non mi tocca. Richiudo l'armadietto e mi giro per tornare sui miei passi, consapevole che lui mi sta ancora guardando.
"Ehi, come ti chiami?" chiede, come se fossimo in qualche film adolescenziale dove il ragazzo popolare nota per la prima volta la ragazza invisibile.
Mi sento il sangue che mi sale alle guance. Il cuore accelera un po', ma non per i motivi che ci si potrebbe aspettare. È solo imbarazzo, quello che scava un buco nello stomaco e ti fa desiderare di sparire all'istante.
"Ehi, oltre a tutti quei capelli biondi hai anche un nome?" mi chiede Jacob, con quel tono che sa essere sia scherzoso che un po' arrogante.
Respiro a fondo, cercando di mantenere una calma apparente. "Elizabeth Murphy."
Lui sorride, inclinando la testa, come se il mio nome gli dicesse qualcosa, ma non abbastanza. "Sei quella con la guardia del corpo?"
Oh, fantastico. Greg ha fatto colpo anche su di lui. "Sì, immagino di sì," rispondo, cercando di mantenere un tono neutro.
Mi rigiro il libro di storia tra le mani, mentre sento il battito cardiaco che accelera leggermente. Non è una buona cosa. Devo tenere tutto sotto controllo. Niente drammi, niente coinvolgimenti. Questo è il mio motto. Guardo oltre la sua spalla, cercando disperatamente un modo per scappare da questa situazione.
"Scusami... devo andare," dico velocemente, senza aspettare una risposta.
Faccio un passo indietro, pronta a fuggire, ma prima che possa allontanarmi del tutto, sento la sua voce dietro di me. "Ciao anche a te, Murphy!"
Non mi volto. Continuo a camminare, con la sensazione di avere ancora il suo sguardo piantato sulla schiena, e il cuore che batte troppo velocemente per i miei gusti.

Finché il cuore batte (2016+2025's version)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora