2. Ottengo sempre quello che voglio (2025's version)

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Quel pomeriggio, dopo essermi sforzata di studiare per qualche ora, decido di uscire. A volte ho bisogno di aria, di allontanarmi dalla mia stanza e dai miei pensieri. Greg non è nei paraggi, il che è un piccolo sollievo. Sono rari i momenti in cui posso essere davvero sola, e voglio godermelo. Prendo la giacca, infilo le cuffie nelle orecchie, e mi incammino verso il parco di fronte casa.
Il vento fresco accarezza la mia pelle e mi sento stranamente leggera. Cammino senza una meta precisa, lasciando che la musica nelle mie orecchie mi guidi. Quando arrivo vicino alle giostre, mi fermo un attimo e mi lascio andare ai ricordi. Da piccola, non potevo giocare come gli altri bambini. Non potevo correre, non potevo salire sulle altalene, né lanciarmi dagli scivoli. Mio padre, però, non voleva che mi sentissi diversa. Si inventava ogni cosa per farmi sentire felice. Mi spingeva sull'altalena piano piano, o mi prendeva in braccio e fingeva di farmi volare sopra gli scivoli. Era la nostra piccola bolla di felicità.
Sorrido a quei ricordi, ma c'è anche una nota di malinconia. Quei tempi sembrano così lontani ora, e mi sento stanca solo al pensiero di quanto ho sempre dovuto fare per sembrare normale.
Continuo a camminare, abbassando lo sguardo verso i miei piedi, quando noto un gruppo di ragazzi più avanti. Un paio sono seduti sull'erba, altri in piedi. Riconosco subito alcune facce, ma una in particolare cattura la mia attenzione. Jacob Garrett. Di nuovo. Questa volta è circondato dai suoi amici, ovviamente. Il re con il suo piccolo esercito.
Faccio subito un passo indietro, istintivamente. Ho solo voglia di evitare ogni possibile imbarazzo, e spero che lui non mi abbia notata. Se mi muovo velocemente, forse posso sparire tra gli alberi senza attirare la sua attenzione.
Ma è troppo tardi. Lo vedo già girarsi verso di me, e prima ancora che possa allontanarmi, incrociamo gli sguardi. Mi ha notata.
"Ehi, Murphy!" La sua voce risuona nel parco, ed è chiaro che non posso più evitarlo.
"Ciao," rispondo piano, tirando fuori le cuffie dalle orecchie e sperando di sembrare rilassata, anche se dentro di me mi sento di nuovo morire d'imbarazzo.
"Come mai senza guardia del corpo?" Jacob mi sorride, quello stesso sorriso che aveva davanti al mio armadietto, sicuro di sé e... un po' sfacciato.
"Non è una guardia del corpo," ribatto, cercando di non dare troppo peso alla battuta.
"Ah no? E allora chi è?" Sembra davvero curioso, come se fosse importante saperlo.
Cambio subito discorso, per evitare di dover spiegare tutto. Non ho voglia di raccontare la mia vita e di sentire quella solita espressione di pietà negli occhi di qualcuno. "Cosa fai qui? Sei con i tuoi amici?" chiedo, indicando con un cenno della testa il gruppo di ragazzi seduti sull'erba.
Lui guarda in quella direzione, poi torna a fissarmi. "Ah, sì. Sono con Olly e gli altri. Vuoi unirti?"
"No... no grazie. Io stavo tornando a casa," dico in fretta, già immaginandomi quanto sarebbe stato imbarazzante sedermi lì con loro. Io e la loro conversazione vuota. Non mi ci vedo proprio.
Jacob, però, non sembra voler lasciare andare la cosa così facilmente. "Posso accompagnarti?"
"Cosa?" Lo guardo, sorpresa. Non mi aspettavo che proponesse di seguirmi. Non ci conosciamo nemmeno.
"Passeggiamo insieme, ti va?" insiste, con quel tono casuale come se fosse la cosa più normale del mondo. Ma non lo è, almeno per me. E lo sa anche lui.
"Perché?" chiedo, sentendo il mio cuore iniziare a battere un po' più veloce.
"Per fare conoscenza." Sorride di nuovo, ma stavolta c'è qualcosa di più leggero nel suo sguardo. Come se stesse davvero cercando di essere gentile.
Esito un attimo. Una parte di me vuole dire no e scappare via, ma l'altra... non so, forse è solo curiosità. O forse è il fatto che nessuno mi ha mai proposto di fare una passeggiata solo per conoscermi.
"Mi piacerebbe, ma abito proprio lì dietro," indico la strada alle mie spalle, sperando che questo lo dissuada.
Jacob si raddrizza, guardando nella direzione che ho indicato. "Allora ti accompagno fino a lì," dice, come se fosse la soluzione più ovvia del mondo.
Lo guardo per un attimo, cercando di capire se sta scherzando. Ma sembra sincero. Respiro a fondo e annuisco. "Okay, ma solo fino a lì."
"Affare fatto, Murphy," dice ridendo, e si mette al mio fianco mentre iniziamo a camminare verso casa mia.

Finché il cuore batte (2016+2025's version)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora