34-La terza bionda

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Più guardavo quella stanza più pensavo a come una sola persona potesse possedere tanti soldi. Avevo sentito dire che le feste di Tanya fossero un meeting tra scapestrati e messaline e a primo impatto avevo anche scacciato quelle idee dalla mia testa, vista l'impressione positiva che avevo avuto. Io e Jacob avevamo addirittura ballato un lento. Ecco, avevamo. Perché adesso il mio ragazzo era al centro della pista, assieme ad Olly, e ci stavano regalando una scena raccapricciante. Guardai Sam, seduta al mio fianco su un divanetto, intenta a filmare suo fratello e il suo fidanzato e poi spostai lo sguardo sulla scena. Jacob si muoveva a ritmo di musica, Turn it Up, se non erro, ed ogni tanto sculacciava Olly che, letteralmente, twerkava sul cavallo dei suoi pantaloni urlando come una ragazzina col ciclo. Non potevo credere di star assistendo a questa cosa, eppure erano davanti ai miei occhi. Ed Olly stava twerkando meglio di quanto avrebbe fatto Nicki Minaj.

Chiusi gli occhi quando una luce abbagliante mi si parò davanti: paillettes fucsia. Le paillettes del vestito di Tanya. Alzai lo sguardo, confermando la mia ipotesi e vedendo la diretta interessata intenta ad arricciarsi una ciocca di capelli rossi attorno al dito.

"Ciao Tanya". Le sorrisi in segno di saluto. Lei mi ignorò del tutto ed afferrò il mio polso, tirandomi in piedi.

"Vieni con me". Disse, prima di trascinarmi via. Feci appena in tempo a rivolgere uno sguardo a Sam, intimandole di rassicurare Jacob-sempre che decidesse di abbandonare la pista- prima di venire trascinata fuori dalla confusione della sala.

"Ehm...Tanya?". Mi azzardai a chiedere, mentre questa continuava a camminare lungo le scalette, sempre tenendomi per un polso.

"Si?". Rispose una volta arrivate in cima alle scale. Ci trovammo nuovamente all'aria aperta, il cielo era più buio, ma la casa di Tanya era illuminata dai lampioni ai lati del portone principale.

"Dove stiamo andando?". Chiesi, seguendola fino al portone.

"Devo andare in bagno, nel mio bagno". Rispose, aprendo la porta ed entrando nell'edificio seguita da me.

Cercai di non sembrare un'idiota mentre ammiravo il gigantesco atrio in stile moderno e la doppia scalinata interamente in vetro.

"Wow, sono tante scale". Mi lasciai scappare, ma di sicuro sarei arrivata in cima con il fiatone, sempre se fossi arrivata in cima.

"Oh, giusto...". Storse le labbra, come se le fosse realmente sfuggita di mente la mia disabilità, e probabilmente era così. "Prendiamo l'ascensore". Alzò le spalle, camminando fino alla zona centrale tra le due scalinate.

La seguii non sapendo se stupirmi per il fatto che avesse un ascensore in casa, ma probabilmente era la cosa meno costosa che possedeva. Entrammo nella cabina e salimmo di un piano; quando le porte si aprirono, per poco non lo fece anche la mia bocca. Il colore predominante era il bianco, eccetto per il pavimento in parquet e il soffitto nero dal quale scendevano grandi lampadari in vetro per tutto il percorso del corridoio, lungo probabilmente cinquanta metri.

"Perché non hai chiesto alle tue amiche di accompagnarti?". Mi azzardai a chiedere. Volevo seriamente subirmi la sua ira?

"L'ho chiesto a te". Rispose scettica, camminando con me alle spalle.
Se con chiedere intendi prendermi con la forza allora si, grazie per avermelo chiesto.

Voleva farmi sentire inferiore? Ostentare la sua ricchezza mostrandomi la sua casa? O semplicemente mi considerava sua amica? Nah, impossibile.

Finché il cuore batte (2016+2025's version)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora