3. Post-it gialli (2025's version)

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Mi sveglio con il suono della mia sveglia, lo spenga e resto qualche istante a guardare il soffitto. Un altro giorno, mi dico, tirandomi lentamente su dal letto. Prendo la scatola delle medicine dal comodino, prendo la mia dose quotidiana, e mi preparo mentalmente per la giornata. Il sapore delle pillole è sempre lo stesso, amaro e familiare, un promemoria costante della mia condizione.
Scendo in cucina dove mia madre ha già preparato la colazione. La nostra routine è sempre la stessa: un sorriso, un "Buongiorno" gentile, e poi mi siedo al tavolo. Lei mi passa un piatto di toast e una spremuta d'arancia, che sorseggio con calma. I suoi occhi mi osservano sempre con una certa preoccupazione, anche se cerca di non farlo notare.
"Dormi bene?" chiede, come ogni mattina.
"Sì, tutto ok," rispondo, come sempre. Non c'è altro da dire.
Dopo colazione, prendo lo zaino e saluto i miei genitori. Greg mi sta aspettando fuori, pronto a portarmi a scuola come sempre. Salgo in macchina, e il tragitto è silenzioso. Greg non parla molto, il che mi va benissimo. Mi serve il tempo per prepararmi mentalmente alla giornata, soprattutto perché oggi c'è la verifica di storia. Sono pronta, o almeno lo spero.
Arriviamo a scuola e faccio un profondo respiro prima di uscire dall'auto. L'ansia per il test cresce, ma cerco di tenerla sotto controllo. Greg mi accompagna fino all'ingresso, e da lì prendo la solita strada verso l'aula. Quando entro, i soliti sguardi indifferenti si posano su di me per un attimo, ma io li ignoro. Mi siedo al mio solito posto e preparo tutto per il test.
Quando il professore ci distribuisce i fogli, inizio subito a concentrarmi. Le domande sono fattibili, nulla di troppo difficile, almeno fino a ora. Mi rilasso leggermente, rispondendo una dopo l'altra, ma poi mi accorgo che Jacob è seduto proprio nel banco accanto al mio. Non lo avevo nemmeno notato quando sono entrata.
Cerco di ignorarlo e di finire il test in pace. Dopo aver risposto all'ultima domanda, resto seduta qualche minuto in più, rileggo velocemente le risposte per essere sicura di non aver fatto errori. È allora che noto una piccola pallina di carta rotolare sul mio banco.
La srotolo, cercando di non attirare l'attenzione del professore. Dentro, c'è scritto:
"Ehi Murphy, continuo a pensare che io e te dovremmo uscire insieme. -J <3"
Sospiro e gli scrivo una risposta rapida sul retro del foglietto:
"Io continuo a pensare che tu dovresti lasciarmi in pace."
Faccio una palla di carta e gliela lancio di nuovo sul suo banco. Lo vedo sorridere mentre apre il bigliettino e lo legge. Pochi istanti dopo, un'altra pallina di carta atterra sul mio banco. La srotolo:
"Potrei considerarlo se mi lasci sbirciare il tuo compito. La terza risposta è A o B?-J <3"
Non riesco a trattenere un sorrisetto mentre scrivo:
"È C. Direi che sei messo bene. Ps: smettila di lanciarmi palline."
Gli lancio il biglietto di nuovo, e lo vedo sollevare un sopracciglio mentre lo legge. Subito dopo, arriva un altro biglietto.
"Dovresti firmarti. -J <3"
Scuoto la testa, scrivendo velocemente:
"Ok. -Elizabeth Grace Murphy"
Glielo lancio, e poco dopo, un'altra pallina atterra sul mio banco.
"Non me lo mandi un cuoricino? -J<3"
Non posso fare a meno di ridacchiare sottovoce mentre rispondo:
"Non te lo consiglio il mio cuore."
Lo vedo leggerlo e fare una smorfia di finto disappunto. Un altro bigliettino arriva sul mio banco.
"Non è male, devo solo rompere la pietra intorno. Conosci un buon ferramenta? -J <3"
Questa volta non riesco a trattenere un risolino e lo vedo sorridere anche lui. Gli scrivo velocemente:
"Ho il banco pieno di post-it gialli, smettila, Jacob."
Il suo prossimo bigliettino arriva quasi subito:
"Preferisci quelli verdi? -J <3"
Non posso fare altro che scuotere la testa e cercare di non ridere. Siamo nel bel mezzo di un test, e mi rendo conto che sto passando più tempo a scambiare bigliettini con Jacob che a concentrarmi su quello che dovrebbe essere l'esame.
Appena suona la campanella, la tensione nell'aula si scioglie. Tutti iniziano a consegnare i test e a uscire in fretta, come se fosse una corsa verso la libertà. Anche io mi alzo, sistemo le mie cose e faccio lo stesso, consegnando il mio test al professore senza dire nulla. Quando esco dall'aula, Greg è già lì, appoggiato al muro con le braccia incrociate. Alza un sopracciglio appena mi vede.
"Com'è andata?" mi chiede, con il tono calmo che usa sempre.
"Non male," rispondo, anche se la mia mente è ancora piena delle battute scambiate con Jacob. "Poteva andare peggio, immagino."
Greg annuisce, come se fosse soddisfatto della mia risposta, poi abbassa lo sguardo, pensando a qualcos'altro. "Sai," inizia, "c'è una ragazza in infermeria... quella nuova. Penso che potrebbe essere... interessante."
Lo guardo, sorpresa. Greg non parla mai della sua vita privata, tantomeno di ragazze. "La ragazza dell'infermeria?" ripeto, cercando di non sembrare troppo curiosa.
"Sì, è carina e ha un sorriso che... beh, diciamo che l'ho notato." Sorride leggermente, come se stesse rivelando qualcosa di importante.
Sto per rispondere, ma prima che possa dire qualcosa, sento una voce alle mie spalle. "Ehi, Murphy!"
Mi giro, ed ecco Jacob, con il suo solito sorriso disinvolto. Sembra avermi seguito fuori dall'aula.
"Ciao," dico, cercando di mantenere un tono neutro, anche se una parte di me sa che questa conversazione sarà tutt'altro che normale.
"Senti, stavo pensando..." inizia, mentre si avvicina a me e Greg. "Perché non vieni a pranzare con me e i miei amici alla mensa?"
Non ci posso credere. Di nuovo? "Uh... grazie, ma di solito preferisco pranzare da sola. Mi piace la pace."
Jacob sorride ancora, come se avesse già una risposta pronta. "Allora possiamo trovare un posto più tranquillo fuori, in cortile. Solo noi, senza tutta la folla della mensa."
Sto per declinare di nuovo, ma prima che possa dire una parola, Greg interviene. "Sai, Liz, potresti farlo. Sembra una buona idea."
Lo guardo incredula. Greg che accetta l'invito di Jacob per me? Cosa sta succedendo?
In quel momento, noto che Greg ha puntato lo sguardo su qualcosa—o meglio, qualcuno. La ragazza dell'infermeria, proprio quella di cui mi stava parlando, è al distributore del caffè, apparentemente intenta a scegliere tra un cappuccino o un tè.
Greg mi guarda e mi lancia un sorriso furbo. "Vai con Jacob," dice, spingendomi leggermente verso di lui. "Io ho... cose da fare." Mi fa l'occhiolino, chiaramente più interessato a passare del tempo con la sua "conquista" che a pranzare con me.
Cerco di protestare, ma Greg è già diretto verso la ragazza, lasciandomi lì, bloccata tra l'idea di rifiutare Jacob e l'evidente piano del mio infermiere di avere del tempo libero.
Jacob ride sotto i baffi. "Quindi, è deciso. Pranzo fuori nel cortile. Vieni?"
Respiro profondamente, consapevole che ormai non ho via di scampo. "Ok," mormoro, rassegnata. "Ma solo perché Greg mi ha scaricata."
"Perfetto," dice Jacob, contento della mia risposta. "Andiamo, ti mostro un posto dove non verremo disturbati."
Proprio mentre Jacob inizia a dirigersi verso il cortile, una voce alle nostre spalle lo chiama: "Ehi, Garrett!"
Mi giro e vedo Oliver Carson, detto Olly, il giullare del gruppo di Jacob, avvicinarsi con il solito sorrisone. Alle sue spalle, come un'ombra perfettamente curata, c'è Debby Williams, la capo cheerleader. Debby è tutto ciò che io non sono: alta, bellissima, con capelli perfetti e un'aura che dice "Sono io al comando". Si muovono come un duo perfetto, pieni di sicurezza.
"Olly, Debby," Jacob li saluta con un cenno del capo, come se fosse il re che riconosce i suoi sudditi. Poi si gira verso di me. "Conoscete Elizabeth?"
Olly mi dà una rapida occhiata, e il suo sorrisetto diventa ancora più largo. "Ah, la famosa Elizabeth Murphy! Finalmente ci incontriamo. Garrett qui parla sempre di te."
Il mio cuore fa un piccolo sobbalzo. Parla sempre di me? Cerco di non arrossire e di mantenere la calma. "Ciao," rispondo piano, sperando di non sembrare troppo imbarazzata.
Debby mi osserva per un attimo, con quel suo sorriso perfetto e gli occhi che mi scrutano da capo a piedi, come se stesse facendo una valutazione istantanea del mio outfit. "Mi piace la tua gonna," dice, con una voce dolce e affabile.
Immediatamente, mi viene in mente una scena che conosco fin troppo bene: Regina George in Mean Girls, che fa un complimento falso e velenoso su una gonna. E non riesco a evitare di pensare che anche Debby stia facendo la stessa cosa. Mi passa per la testa: Chissà se appena girerà l'angolo dirà a qualcuno quanto fa schifo. Sorrido debolmente, cercando di non far trasparire troppo il mio pensiero.
"Grazie," rispondo, senza aggiungere altro.
Jacob, ovviamente ignaro del mio piccolo momento di deja vu, si volta verso Olly. "Stavamo per andare a pranzare nel cortile. Vuoi unirti?"
Olly annuisce entusiasta, senza nemmeno pensarci. "Assolutamente sì! Più siamo, meglio è, giusto?" Lancia un'occhiata a Debby, che gli fa un cenno di approvazione con la testa, come se stesse concedendo il permesso.
Mi sento improvvisamente intrappolata. Non solo devo pranzare con Jacob, ma ora devo farlo con il suo gruppo, inclusa Debby. L'idea di stare lì, tra la loro perfezione e le loro battute, mi fa sentire ancora più fuori posto. Ma ormai è troppo tardi per tirarmi indietro.
Il pranzo si svolge nel cortile, un angolo tranquillo con qualche albero che offre un po' d'ombra. Jacob e Olly si sistemano su una panchina, mentre io mi siedo a qualche passo di distanza, cercando di tenere le distanze. Non voglio sembrare scortese, ma allo stesso tempo non mi sento parte di questo gruppo. Mi sento... fuori posto.
Debby si sistema accanto a me con la sua naturale eleganza, mentre Olly e Jacob iniziano a scherzare su qualche battuta interna a cui, ovviamente, non riesco a partecipare. Poco dopo, arriva Chanel Traynor, l'altra parte del trio delle ragazze più popolari della scuola. Chanel si avvicina con passo deciso, i suoi lunghi capelli scuri che ondeggiano mentre cammina. Ha un sorriso radioso, ma c'è una certa freddezza nei suoi occhi.
"Ragazzi!" esclama, salutando tutti con un gesto della mano, prima di accomodarsi vicino a Debby. "Mi sono persa qualcosa?"
Debby scuote la testa, dando una rapida occhiata al suo telefono. "Dov'é Tanya?" risponde.
Chanel sbuffa. "Suo padre è così soffocante. L'ha costretta a fare quei corsi nella sua azienda oggi. Non so come faccia a sopportarlo."
Debby annuisce con aria comprensiva, lanciando un'occhiata rapida a Chanel. "Già, povera Tanya. Deve passare tutto il giorno lì invece di essere qui con noi."
Le due continuano a parlare di Tanya, del padre e dei suoi corsi di formazione aziendale, mentre io resto lì, ascoltando come se fossi invisibile. È un po' surreale, come se fossi una spettatrice silenziosa del loro mondo dorato, dove la realtà è così distante dalla mia.
Ogni tanto, Debby e Chanel mi includono nella conversazione, ma sempre con domande superficiali. "Tu che ne pensi, Liz?" chiede Chanel a un certo punto, guardandomi con un sorriso amichevole ma leggermente distratto.
"Uhm, non so," rispondo con un tono basso. "Non conosco Tanya così bene." È la verità, non ho mai parlato con lei, e di certo non ho mai avuto la possibilità di avvicinarmi al suo mondo.
Debby sorride, annuendo come se il mio commento avesse perfettamente senso. "Sì, beh, lei è un po' riservata, ma è fantastica quando la conosci."
Chanel aggiunge: "E comunque, il padre è davvero esagerato. Tanya deve fare sempre quello che lui vuole, anche a scapito della scuola."
Ascolto tutto questo cercando di non sembrare troppo distante. Non sono mai stata abituata a fare parte di conversazioni così, ma allo stesso tempo non posso fare a meno di osservare ogni dettaglio. Le loro voci, le risate, i piccoli gesti. È come se stessi guardando un film, ma invece di sedermi in platea, fossi improvvisamente finita sul set senza aver letto il copione.
Jacob mi lancia uno sguardo e sorride, come se trovasse divertente il mio tentativo di non sembrare fuori luogo. "Stai bene lì, Murphy?" mi chiede, strizzando l'occhio.
"Sto bene," rispondo velocemente, sperando che il mio tono sembri più convincente di quanto mi senta.
Chanel e Debby continuano a chiacchierare, discutendo di appuntamenti, feste e degli ultimi pettegolezzi della scuola. Io rimango lì, cercando di capire come sia finita a pranzare con questo gruppo. Tra tutte le persone che avrei immaginato di incontrare oggi, Jacob Garrett e il suo gruppo di amici non erano decisamente nella lista.

Finché il cuore batte (2016+2025's version)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora