5. Ansia sociale (2025's version)

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La mattinata scorre come al solito. Lezioni su lezioni, io cerco di rimanere concentrata, mentre il tempo passa lentamente. Poi arriva la pausa pranzo, e con essa arriva... Jacob.
Come previsto, mi si avvicina appena esco dall'aula. Stavolta, però, non c'è Olly, non c'è Debby, e non c'è nessuno del suo gruppo.
"Ehi, Murphy," dice con il suo solito tono rilassato, camminando al mio fianco. "Ho pensato che oggi potremmo pranzare insieme, da soli. Promesso, nessun disturbo."
Lo guardo per un momento, indecisa. "Non so..."
"Dai, sarà tranquillo, te lo prometto. Solo io e te. Niente folla." Sembra sincero, e non posso negare che l'idea di un pranzo senza chiacchiere fastidiose potrebbe non essere così male.
Alla fine cedo. "Okay, ma solo per poco."
Prendo solo un frullato dalla mensa, mentre Jacob opta per un panino. Ci dirigiamo verso il cortile, dove troviamo un angolo tranquillo sotto un albero. Il sole è caldo ma non troppo, e per un momento penso che potrebbe non essere così terribile passare un po' di tempo con lui.
Mentre mangiamo, Jacob non perde tempo e inizia subito con le domande. "Quindi, dimmi, perché ci ignori?"
Lo guardo, sorpresa. "Come?"
"Sì, ho capito che non sei timida. Lo fai apposta a ignorare la gente, vero?" dice con un sorrisetto, mentre prende un morso del suo panino.
Sorrido, un po' nervosa, cercando di non farmi cogliere impreparata. "Io ho un problema al... carattere," improvviso, cercando di trovare una scusa credibile.
Jacob ride. "Un problema al carattere? E che significa?"
"Ansia sociale," rispondo velocemente, quasi balbettando. Mi rendo conto che non è proprio la risposta più convincente, ma potrebbe funzionare.
"Ah, interessante," dice, e sembra davvero incuriosito. "E Greg? Lui chi sarebbe in tutto questo?"
Lo guardo, cercando di mantenere la calma. Non posso spiegargli la verità, ovviamente. "Greg? È il mio... terapeuta," dico con convinzione. "Mi aiuta ad affrontare le situazioni difficili a scuola."
Jacob annuisce, prendendo la mia spiegazione sul serio, anche se riesco a vedere un lampo di divertimento nei suoi occhi. "Ah, capisco. Allora fa bene il suo lavoro."
Sorrido, anche se dentro di me sono sollevata che abbia accettato la mia risposta senza ulteriori domande. Ma poi, accade qualcosa che non avevo previsto. Jacob guarda il mio frullato e mi lancia un'occhiata curiosa.
"Posso assaggiare il tuo frullato?" chiede, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Il mio cuore accelera, il panico inizia a crescere. Nessuno ha mai bevuto dal mio bicchiere. Con il mio sistema immunitario debole, è una regola non scritta che nessuno si avvicini al mio cibo o alle mie bevande. "Ehm, no... meglio di no."
Ma Jacob non si fa problemi. Prima che possa fermarlo, prende il mio bicchiere con estrema disinvoltura e fa un sorso dalla cannuccia.
Resto lì, paralizzata, mentre lui sorride e si appoggia contro l'albero, come se nulla fosse successo. "Non male," dice, restituendomi il bicchiere.
Per un attimo, non so come reagire, ma poi inizio a ridere. È una risata nervosa, ma anche di sollievo. Jacob mi guarda con aria compiaciuta, come se avesse appena vinto una piccola sfida.
"Vedi? Non era così male, vero?" aggiunge, con quel suo sorriso sicuro.
Mi scrollo le spalle, ancora ridendo. "Sei incredibile."
Lui mi osserva, il suo sguardo più morbido del solito. "Dai, ammettilo, Murphy. Alla fine, ti sto simpatico."
Scuoto la testa, ma non posso fare a meno di sorridere. "Sì, forse."
Jacob mi guarda con un'aria più seria. "Allora, in che consiste questa ansia sociale? Voglio dire, come ti fa sentire?"
Sospiro, cercando di mantenere la calma mentre mi preparo a rispondere. Non è che volessi davvero parlarne, ma ormai ho tirato fuori questa scusa e devo continuare. "Beh... è difficile da spiegare. È come se fossi costantemente consapevole di tutto quello che succede intorno a me, e di come mi vedono gli altri. Ogni parola, ogni gesto... è come se fossi sempre sotto esame."
Jacob mi fissa, smette di sorridere e sembra riflettere. "Capisco... e questo ti succede con tutti, anche con noi?"
Annuisco, prendendo un sorso dal mio frullato, anche se adesso l'idea di parlare mi mette a disagio. "Sì, soprattutto con le persone che non conosco bene. Il mio cervello si blocca, divento nervosa e cerco di evitare il più possibile le situazioni sociali. Quindi... sì, ecco perché mi vedi spesso da sola."
Jacob si morde leggermente il labbro, e vedo una scintilla di colpa nei suoi occhi. "Cavolo, non avevo idea. Pensavo solo che fossi riservata o che non ti interessasse stare con noi. E invece... ti ho praticamente invaso con i miei amici, ti ho assillata tutto il tempo."
Scuoto la testa, cercando di rassicurarlo. "Non è colpa tua. Non è che lo faccia apposta... è solo che a volte è difficile gestire tutto."
Lui si appoggia all'indietro, passando una mano tra i capelli, chiaramente colpito dalla mia spiegazione. "Accidenti, mi sento uno stupido. Davvero, mi dispiace. Non avrei dovuto metterti così sotto pressione o portarti sempre in mezzo a tutti. Scusami."
Mi stringo nelle spalle, cercando di minimizzare. "Non devi scusarti. Non potevi saperlo."
Jacob mi guarda per un attimo, poi si allunga di nuovo verso di me, il suo sguardo pieno di sincerità. "Comunque, mi dispiace davvero. Se avessi saputo, avrei agito diversamente."
Lo osservo per un attimo, sorpresa dalla sua sincerità. Non mi aspettavo che fosse così sensibile a riguardo. "È tutto ok, davvero. Non è stata una tragedia."
Lui sorride debolmente. "Ok, ma la prossima volta, promesso che non ti assillerò più con la mia compagnia e i miei amici. Se vuoi un po' di spazio, basta che me lo dici."
Sorrido, un po' più rilassata adesso. "Grazie. Ma... forse non c'è bisogno di evitarli del tutto. Magari solo meno... intensi."
Jacob ride piano, annuendo. "Affare fatto."

Finché il cuore batte (2016+2025's version)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora