Chapter VIII

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Eric Smith
Dove lo avevo già sentito?
Picchiettavo con il dito sulla scrivania, guardando nessun punto in particolare.
In quei giorni, con Felix andava tutto particolarmente bene. Con il lavoro, anche.

«Eccolo.»
Mi alzai subito in piedi. M'inchinai leggermente e porsi la mano a quel ragazzo particolarmente agitato.
Stava sudando, era molto pallido e con lo sguardo perso.
«Detective Bang»
«Jeongin» sussurrò,  stringendo finalmente la mia mano.
«Non essere cosi agitato. Mettiti comodo e, quando te la sentirai, raccontami pure. Devo solo avvisarti che tutto ciò che dirai sarà registrato. Va bene per te?»
Prese un respiro profondo ed annuì.
«Ho già detto ai suoi colleghi che non ho visto molto»
«Come hai fatto a scappare?» Iniziò a torturarsi le mani. Le aveva abbastanza rovinate. Le unghie corte e molte pellicine tirate via. «Senza fretta, vai tranquillo.»
«Mi si ritorcerà contro quello che dico?»
«Dipende da ciò che dici. Ma, ti prego, parla. A questo punto sei la mia unica speranza.»
«Lo faccio solo per Eric.»
«Eric?»
Annuì «E stata una delle sue prime vittime»
Eric Smith, ragazzo americano venuto in Corea per uno scambio culturale, rimasto ucciso da uno psicopatico il 07/07/2023.
Deglutii.
«Si sente bene?» Lo guardai
«Si, continua, scusami» Inspirai profondamente. Sentivo la testa pesante e il fiato corto.
«Vuole una pausa?»
«No, sto bene, ho detto. Ti prego, continua.»
«Ha usato del cloroformio. Ma io...sono un tossico dipendente» Sospirò «Mi ha stonato, sì, ma sono riuscito a scappare. E prima di farlo, ho visto i suoi occhi.»
«Sapresti descrivermeli?»
Scosse la testa «No. Ricordo però la freddezza nel suo sguardo. So di non essere molto d'aiuto, ma ero terrorizzato.»
«Tu ed Eric eravate amici?»
«Molto. Era venuto qui per uno scambio culturale, non aveva nessuno e l'ho subito preso a cuore.»

L interrogazione di Jeongin non aveva portato a molto. Avevo parlato ancora con lui,  anche al di fuori della sala registrazioni. Era solo un ragazzino e, almeno, volevo provare a far qualcosa per quella dannata dipendenza dalle droghe.
Bussarono alla porta.
«Vado io» Mi alzai
«Abbiamo ospiti?»
«Sì.»
Andai ad aprire e lasciai Jeongin entrare in cucina.
«Jeongin, ti presento Felix»
Felix rimase a guardare stranito quel ragazzino. Posò il coltello con il quale stava affettando la carne, si sciacquò le mani e ne porse una a Jeongin «Piacere»
Il ragazzino non ricambiò. Rimase a guardare Felix, senza spiccicare parola, facendo girare quest'ultimo verso di me «Sta bene?»
«Jeongin?» Chiesi, riuscendo finalmente a farlo sbloccare «Va tutto bene»
Iniziò a respirare affannosamente, facendomi preoccupare. «Ehi»
«Okay, non credo stia be-» Felix non riuscì a terminare la frase,  venendo preso per la maglia da Jeongin.
«Cosa gli hai fatto?!» Urlò
«Ya, ragazzino, lasciami!»
«Dimmi cosa gli hai fatto!» Lo strattonò. «Perché?!»
«Ma di che parli?!»
«Lo sai bene di cosa parlo» Rise. Afferrò il coltello che Felix aveva lasciato sul piano cottura e, a quel punto, intervenni. Staccai Jeongin da Felix, prendendolo dalle spalle.
«Ya! Che ti succede?!»
Rise ancora. «Riconoscerei quello sguardo tra un milione. E quelle lentiggini, poi...» Continuò a ridere «Ti sei fottuto da solo, Y»
Lasciai Jeongin. Guardai Felix. Il suo sguardo era tra l'incredulo e l'odio. 
«Ma come ti permetti?» Disse, a denti stretti. «Non mi conosci, come puoi entrare in casa mia e dire cazzate del genere?! Chan! Fai qualcosa!» Felix mi afferrò il braccio, ma io lo strattonai via.
Divenne serio. Poi rise. Si morse il labbro, per provare a smettere di ridere, ma non ci riuscì.
Chi era questo?
Accompagnai Jeongin alla porta, ma Felix ci raggiunse.
«Ya, gli credi?!»
«Felix, fa silenzio» sussurrai
Felix aggrappò il braccio di Jeongin. «Me la pagherai, ragazzino. Tu non sai contro chi ti sei messo.»

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