XV

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«Ti rendi conto di cosa ti sei fatto?!» Sbattei la portiera dell'auto. Allacciai la cintura e partii immediatamente. «Niente più visite, Felix, non vedrai più nessuno finché starai chiuso in isolamento! E chissà per quanto tempo ti terranno là dentro! Aggredire un detective...Io non ci posso credere?» Scossi la testa
«Chi dovrei vedere?»
«Me, ad esempio?»
«Te? Mi avevi promesso che saresti venuto. Ti stai facendo vedere solo per portarmi dallo strizzacervelli.»
«Quindi mi accoltelli?! Tu non sai quanto sono impegnato in questo periodo, Felix!»
Non rispose. Strinse le mani sulla cintura di sicurezza. «Cosa vuoi fare, soffocarmi con quella?» Frenai di scatto. Afferrai le manette e gliene strinsi una sul polso, l'altra all'estremità sull'aggancio dello specchietto parasole.
«Non era necessario» Si limitò a dire.
Risi «Io penso di sì.»
«Mi dispiace non essere un minimo importante per farti trovare un buco nei tuoi impegni.»
«Fa' silenzio.»
Per una decina di minuti, obbedì.
Mi sentivo in colpa, per avergli mentito. Non avevo avuto nessun impegno così importante. A lavoro, dopo aver risolto il caso, era tutto così monotono.
«Posso chiedere di avere qualcun altro che mi accompagni alle visite?»
«Non puoi chiedere niente. Ti prendi ciò che ti capita.» Ringhiai, lui annuì.
Probabilmente aveva iniziato a piangere. Non gli diedi la soddisfazione di guardarlo. Non si meritava nemmeno quello.

Arrivammo finalmente in ospedale. Scesi dall'auto e feci uscire anche lui. Portando anche l'altra estremità della manetta sul suo polso, dietro la schiena.
Lo accompagnai dentro, ma, questa volta, non mi chiese di entrare con lui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 14, 2024 ⏰

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