La partita

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«Sei bravo con le mani» sussurra Simone

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«Sei bravo con le mani» sussurra Simone.

La sua voce arriva un po' ovattata alle orecchie di Manuel, intento a baciargli il collo.

Sono nella camera di quest'ultimo, sul letto, sdraiati senza vestiti.

Il più grande è sopra l'altro, lo blocca contro il materasso, mentre con una mano massaggia placidamente il suo principio di erezione, sfiora con i polpastrelli i testicoli e a volte scende più giù, nei pressi dell'anello di muscoli sensibile; compie dei gesti ripetitivi, dediti soltanto a stuzzicarlo e portarlo ad eccitarsi. Gli tiene le braccia ferme sopra la testa.

Simone lo lascia fare, si abbandona al suo tocco che gli provoca un brivido lungo la schiena e arriva fino alla punta dei piedi. Tiene gli occhi chiusi, come se ciò rendesse quelle sensazioni più profonde e intense.

«Quasi quanto me con la bocca» aggiunge e fa un mezzo sorriso, compiaciuto come al solito. Gli piace vantarsi.

Manuel solleva il capo. Continua a toccarlo, ma risponde: «'Sta bocca potrebbe imparare a stare zitta ogni tanto.»

«Sta zitta solo se impegnata.»

«La devo fare impegnare?»

Le palpebre di Simone rimangono serrate e lui ride, piano, quasi muto, poiché sono le sei e mezza del mattino, Dante e Anita sono a pochi metri di distanza e loro devono fare il minor rumore possibile.

Insomma, i muri sono spessi, però non così spessi.

«Prima fammi venire, poi ne riparliamo» attesta.

«Se non lo facessi?»

Apre un solo occhio per guardarlo sbieco. «Questa bocca andrebbe in sciopero per un bel po'.»

«Ne troverei n'altra su Grindr.»

«Che fa le stesse cose? Io non credo.»

L'espressione di Manuel è famelica. Nonostante stiano battibeccando, Simone è del tutto in balia del proprio tocco; calibra la pressione che utilizza, cerca e trova punti specifici da sfiorare con le dita, a volte preme, altre sfrega, lo tiene appeso ad un filo tra donargli piacere e toglierglielo, una docile e soave tortura.

«Te stai a allargà troppo, piccolè» lo riprende e stringe forte il suo membro in una morsa con l'intera mano.

Simone si morde il labbro inferiore e trattiene un gemito. «T'avevo detto di non—chiamarmi così» boccheggia.

«E io mica t'ho detto che avrei smesso» Manuel soffia sulle sue labbra mentre prende a masturbarlo con più vigore. Si bea del suo respiro che si fa sempre più corto, del modo in cui tenta in ogni modo di non emettere alcun verso, di non fare rumore.

È una situazione sulla quale ha il pieno controllo e la cosa lo rende appagato.

«Che stronzo» sibila Simone.

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