Buoni amici

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«A che ora atterra Simone?»

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«A che ora atterra Simone?»

A Manuel si rizzano le orecchie a sentire la domanda posta dalla madre.

È mattina: gli inquilini di Villa Balestra sono attorno al tavolo per consumare la colazione.

Dante versa della spremuta d'arancia in un bicchiere di vetro trasparente. «A mezzogiorno» replica, con noncuranza. Sembra più interessato alle leccornie in tavola che al fatto che il figlio stia tornando a Roma dopo due settimane di assenza.

«Vai a prenderlo?»

«No, ho dei giri da fare, siamo rimasti d'accordo che prende il bus o un taxi.»

Manuel ascolta quel breve dialogo con mezzo biscotto d'avena in bocca. Cerca di buttarlo giù il più veloce possibile, bevendo un sorso di caffè — che è bollente e rischia di ustionarsi la lingua, oltre che rischiare di strozzarsi con le briciole del biscotto.

«Posso anna' io» propone, in maniera troppo istintiva, senza controllo.

Il professore scuote il capo. «Ma va, non c'è bisogno» attesta. «Poi non lavori oggi?»

«Beh, sì, ma ho delle ore di permesso accumulate e devo smaltirle, per cui...»

«Sicuro non ti scocci?» chiede Anita.

Il contrario, magari.

«Non me scoccia, altrimenti non dicevo nulla» insiste Manuel.

Ha fatto il conto alla rovescia per tale avvenimento, scandendo ogni secondo di ogni minuto di ogni singola ora del giorno. Adesso che finalmente è arrivata la data, non vuole perdersi neppure un attimo.

«Ti devo un favore, allora» conclude Dante, con un mezzo sorriso — e Manuel pensa che no, non glielo deve: glielo sta facendo.

🏍️🏉

Giunge all'aeroporto con largo anticipo ed è talmente disperato che ha scaricato sul telefono una applicazione che gli fa seguire i voli in tempo reale e va a cercare quello di Simone.

Sei patetico.

Okay, forse un po' lo è, quindi lascia perdere e ripone lo smartphone nella tasca posteriore dei pantaloni. Per quel giorno, non ha indossato alcun completo: niente camicia, giacca o cravatta, solo un jeans e un maglione leggero beige e si sente più libero, decisamente.

Resta davanti al tabellone degli arrivi, impaziente, ansioso, strizzando le palpebre per cercare di vedere arrivare l'altro ragazzo.

Consuma il pavimento, facendo su e giù senza spostarsi di più di cinque metri.

Guarda l'ora per tre volte sull'orologio del telefono, due sul tabellone. L'aereo è segnato come atterrato.

Bene, ma manca ancora il ritiro bagagli, il che significa aspettare almeno altri quindici o venti minuti.

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