Villa Balestra

6K 238 103
                                    

«Non considerarlo un fallimento, sono cose che capitano

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.




«Non considerarlo un fallimento, sono cose che capitano

Manuel ha perso il conto di quante volte la sua amica, l'unica che gli è rimasta, Francesca — alla quale ha affibbiato il soprannome Chicca da quando andavano al liceo insieme e da allora quello è rimasto — glielo ha ripetuto: prima a voce, mentre lo consolava davanti al terzo giro di tequila nel momento in cui è fuggito a casa sua dopo lo scatafascio, poi per telefono, anche durante quel lungo viaggio in auto che lo riporta nella sua città natale, a Roma.

«Poi comunque vedi il lato positivo» il suono del vivavoce riecheggia nell'abitacolo.

È già stufo del traffico e gli manca almeno un'altra ora di viaggio. Effettua il sorpasso di una vecchia Panda e torna nella corsia di destra. «Sarebbe?»

«Che te ne sei andato da quella città de merda.»

«Tu abiti a Milano, non hai diritto di parola!» la rimbecca subito e sente la sua risata divertita. «E poi Bolzano è una città efficiente.»

«Ma sentilo! Efficiente» gli fa il verso. «Spero te ritorni il tuo accento stando là. Questo altolocato del nord non te si addice.»

«Lo sai perché lo usavo meno» puntualizza Manuel. La sua espressione un po' si rabbuia e ringrazia di non poter essere visto da nessuno.

Lo usava meno perché Nina, la sua ormai ex moglie, non lo sopportava e lui si è adeguato.

Razionalmente, è consapevole del fatto che non c'è niente di sbagliato a stare male per una relazione naufragata, in particolar modo se essa comprende un matrimonio e una casa per la quale ha speso tutti i propri risparmi.

Tuttavia, pensa che non può mostrarsi ancora debole, non dopo un anno dalla rottura, soprattutto non con Chicca che lo ha raccolto da terra già tante volte. In più, non vuole passare come quel tipo di persona che si piange addosso e non riesce ad andare avanti.

Lui vuole andare avanti, anche se, in quel momento, gli sembra di retrocedere e basta.

Possibile che alla soglia dei trent'anni sia tutto così?

Schifoso, terribile, aberrante, spaventoso.

In caduta libera.

Quando ne aveva sedici, di anni, immaginava lui a quell'età realizzato, con un buon lavoro, soldi, una casa, moglie, due bambini e un cane, un pastore tedesco.

Invece ora ne ha ventinove, è stato licenziato ed è alle prese col peggior divorzio di sempre.

Dovrebbe avere in mano unicamente certezze, invece ha dubbi e angosce continue.

Alla faccia del "quando cresci è più facile"; da adolescente aveva differenti problemi, gli stessi che ora gli paiono bazzecole a confronto.

Gli anni aumentano e lui invecchia e basta, non acquista saggezza, anzi: annega nella disperazione.

THIRTYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora