Il compromesso

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«Non capisco che problemi hai

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«Non capisco che problemi hai.»

Nemmeno Manuel lo capisce, in tutta sincerità.

Ha stampato quella proposta di lavoro perché leggerla sul telefono era un'impresa – caratteri troppo piccoli, tanto che dovrebbe mettere gli occhiali, ma anche no, non lo farà mai.

L'ha letta per tre volte e non c'è niente fuori posto: orario flessibile, possibilità di smart working, quattordici mensilità, bonus aziendali, stipendio netto sopra la media.

Sarebbe una follia lasciar perdere, dovrebbe firmare seduta stante, mettere il completo migliore che possiede e presentarsi in ufficio la mattina successiva.

Invece sta esitando con l'angoscia di commettere un errore madornale come fosse un patto eterno con una routine che lo ucciderà lentamente.

Sistemato sul proprio letto, con la schiena contro la spalliera rigida, guarda di sottecchi Simone, accomodato ai piedi del materasso.

Quest'ultimo tiene in mano i fogli della proposta di assunzione e in equilibrio tra le labbra una sigaretta che deve ancora accendere.

«Il primo è te devi mette' qualcosa addosso» sbotta Manuel e sposta con un piede il lenzuolo in modo da coprire l'altro in parte — con scarsi risultati.

«Perché?»

«Perché devo pensa' e me distrai.»

«Seh, è proprio questo il punto di stare nudo, sai?» Simone sorride, beffardo, e approfitta del momento per accendere la sigaretta. Aspira una volta e soffia il fumo verso l'alto.

«Sai che uno sportivo non dovrebbe fuma'?» rimbecca Manuel.

«Fatti i cazzi tua.»

Per reazione, si sposta. Prende i fogli ormai abbandonati sul materasso e li butta alla rinfusa sul pavimento — tanto li ha pinzati in un angolo e non rischia di disperderli. In seguito, sfila la sigaretta dalle sue dita e prende un tiro.

Simone osserva quel gesto, aggrottando le sopracciglia. «Non avevi smesso?»

«Fatti i cazzi tua» Manuel lo scimmiotta, usando l'accento romano dell'altro, non troppo credibile.

Davvero, pensa, come fa ad avere così poca cadenza, essendo nato e cresciuto lì?

Presume che le estati passate in un differente stato lo hanno influenzato o chissà.

Il più piccolo, comunque, non se la prende; piuttosto, provvede subito a girarsene una nuova con cartina e tabacco. «So' serio,» ribadisce «non era quello che volevi? Avrai fatto cinquanta colloqui, stando alla probabilità era abbastanza ovvio che qualcuno ti chiamasse.»

«Lo so.»

«Quindi?»

«Quindi—non so se me va de chiudemme in un ufficio a fa' roba contabile per il resto della vita mia.»

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