Capitolo 8: Ombre nel Rifugio

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Il rifugio apparve davanti ai loro occhi come un'ombra nera contro il cielo notturno. Era una vecchia villa abbandonata, circondata da fitti alberi che la proteggevano da occhi indiscreti. Ryan aveva scelto quel posto con cura, sapendo che, nonostante il suo aspetto trascurato e isolato, sarebbe stato il luogo perfetto per nascondersi. Le luci del SUV erano spente mentre si avvicinavano, la villa sembrava accogliere il buio come un manto protettivo.

"Ci siamo," disse Ryan, la voce bassa e ferma, mentre guidava lentamente verso il retro della proprietà. "Qui nessuno ci troverà per un po'."

Le sorelle erano esauste. Cindy, Ari e Katie scesero dal veicolo in silenzio, i volti pallidi, i movimenti lenti e meccanici. L'adrenalina che le aveva tenute sveglie per tutto il viaggio stava ora svanendo, lasciandole vuote e vulnerabili. Ryan le guidò all'interno della villa, che si apriva in un grande salone, polveroso e oscuro, illuminato solo dalla debole luce della luna che filtrava attraverso le finestre rotte.

"Non è esattamente un hotel a cinque stelle," disse Ryan con un mezzo sorriso, tentando di alleggerire l'atmosfera, ma nessuno rise.

Cindy guardò intorno con un'aria disorientata. "Questo posto... è sicuro?"

Ryan annuì, chiudendo la porta principale dietro di sé e bloccandola con una sbarra di ferro. "Sì. Nessuno sa che siamo qui. Almeno per ora. Dobbiamo solo stare bassi e aspettare. Io mi occuperò della sicurezza."

Katie, che sembrava la più scossa, si sedette su un vecchio divano con le ginocchia piegate sotto di sé. "Non posso credere che sia tutto reale," sussurrò, stringendosi le braccia al petto come per proteggersi da un freddo invisibile.

"Lo è," rispose Ari, la voce ferma, anche se il suo sguardo tradiva la stanchezza e la paura. "Ma dobbiamo fidarci di Ryan. Lui ci proteggerà."

Ryan, sentendo il peso di quelle parole, si allontanò senza dire nulla. Doveva ispezionare l'area e preparare delle difese. Sapeva che la Vedova non avrebbe smesso di cercarli. Era una donna implacabile, e probabilmente già aveva uomini che setacciavano la città in cerca di loro. Forse non avrebbe impiegato molto a scoprire dove si erano rifugiati, e Ryan non poteva permettersi di essere impreparato.

Dopo aver perlustrato l'esterno della villa, Ryan trovò una serie di vecchie telecamere di sorveglianza che erano state installate anni prima dai precedenti proprietari. Anche se obsolete, riuscì a farne funzionare alcune con un po' di ingegno, posizionandole in modo da coprire i punti di accesso principali. Poi sistemò delle trappole rudimentali lungo il perimetro del bosco, segnali d'allarme che gli avrebbero dato il tempo di prepararsi nel caso qualcuno si avvicinasse troppo.

Mentre lavorava, sentiva il peso della responsabilità crescere dentro di lui. Non era solo una questione di sopravvivenza personale: c'erano tre vite nelle sue mani, tre donne che si fidavano di lui ciecamente per rimanere vive. Non poteva permettersi di fallire. Non questa volta.

Rientrato nella villa, trovò le sorelle addormentate sul divano e sui cuscini sparsi per terra. Il loro respiro era lento e regolare, ma i volti erano segnati dalla fatica e dalla paura. Anche nel sonno, Katie si agitava, scossa da incubi che non osava raccontare. Ryan si sedette su una vecchia sedia di legno, il fucile poggiato sulle ginocchia. Non poteva permettersi di dormire. Non quella notte.

Fuori, il vento iniziò a soffiare tra gli alberi, facendo scricchiolare i rami e ululare attraverso i muri della villa. Ogni suono sembrava amplificato, come se il mondo intero fosse in agguato al di là delle mura sottili, pronto a divorare il rifugio di sicurezza che avevano trovato. Il crepitio del legno sotto il vento divenne un sottofondo inquietante, e Ryan non abbassò mai la guardia.

Passarono delle ore, e con il tempo, l'inquietudine di Ryan divenne un nodo allo stomaco. Si alzò in piedi e controllò le telecamere: tutto sembrava calmo. Ma sapeva che quella calma era solo temporanea.

Poi, proprio quando il cielo iniziava a schiarirsi di un tenue bagliore grigio, sentì un rumore. Un fruscio tra gli alberi. Qualcosa, o qualcuno, si stava muovendo fuori. Il suo corpo si irrigidì immediatamente, l'istinto da agente segreto prese il sopravvento. Con una mossa fluida, prese il fucile e si avvicinò alla finestra, spostando leggermente una delle vecchie tende per dare un'occhiata fuori.

Nel buio della notte ormai quasi svanito, vide una figura muoversi tra gli alberi, sfiorando il limite del perimetro. Era troppo distante per identificarla con chiarezza, ma abbastanza vicina da far crescere il sospetto. Ryan strinse la presa sull'arma, calcolando mentalmente la distanza.

Il cuore gli batteva furiosamente nel petto, mentre osservava la figura avvicinarsi lentamente, con movimenti misurati e attenti. Chiunque fosse, sapeva come muoversi senza fare rumore. Ryan aveva addestrato molte persone nella sua vita, e quell'andatura gli sembrava fin troppo familiare.

Sapeva che non sarebbe stato solo. Se quella figura era un'esploratore, dietro di lui potevano esserci altri uomini, pronti ad attaccare. La Vedova aveva mandato i suoi migliori, e lui doveva agire prima che riuscissero a penetrare il rifugio.

Si girò verso le sorelle, ancora profondamente addormentate. Non poteva svegliarle, non ancora. Si mosse rapidamente verso la porta principale e, con il fucile stretto tra le mani, uscì nel freddo umido dell'alba, pronto a fare ciò che sapeva fare meglio: combattere per proteggere chi contava su di lui.

La figura si era avvicinata ancora di più, e ora Ryan era certo che non fosse sola.

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