La notte era silenziosa, ma non per Ryan. Seduto nella penombra del soggiorno della villa, con un fucile a portata di mano e le orecchie tese verso ogni suono, si ritrovò a fare i conti con i suoi pensieri. Gli uomini della Vedova non erano semplici mercenari; i loro movimenti, il loro addestramento, le tattiche che avevano usato... tutto suggeriva che qualcuno, da dietro le quinte, conosceva fin troppo bene Ryan.
La Vedova stava giocando con il suo passato.
Aveva imparato a distinguere le minacce prevedibili da quelle personali. E questa, per quanto ben orchestrata, era personale. Sapeva che la missione originaria, uccidere le sorelle e derubarle, non era altro che un diversivo. Ora era lui il bersaglio. Le sorelle erano solo un mezzo per arrivare a lui.
Sotto quel peso, Ryan uscì di nuovo all'aperto, lasciando la villa alle sue spalle. Si muoveva nel buio come un fantasma, controllando le trappole che aveva piazzato lungo il perimetro. Camminava piano, con i sensi all'erta. Ogni ramo spezzato o fruscio tra le foglie era un potenziale avvertimento.
Non trovò segni di intrusi, ma sapeva che non sarebbe rimasto così a lungo. Rientrò e chiuse accuratamente ogni ingresso. Ari lo aspettava nel soggiorno, seduta con le braccia incrociate e lo sguardo fisso sulla porta. Cindy e Katie erano nelle loro stanze, troppo spaventate per dormire.
“Quanto tempo abbiamo?” domandò Ari, la voce quasi un sussurro.
Ryan si sedette di fronte a lei, appoggiando il fucile contro la sedia. “Non molto. Hanno perso una squadra, ma torneranno. E quando lo faranno, saranno più determinati e meglio preparati.”
“Perché ce l’hanno con noi? Cosa vogliono?” chiese lei, la frustrazione che le incrinava la voce.
“Non è solo per i vostri soldi,” disse Ryan, guardandola negli occhi. “È più complicato. Sono coinvolto anch’io. Hanno usato voi per attirarmi in trappola. Ora che sono qui, non si fermeranno.”
Ari strinse i pugni. “Quindi... siamo solo pedine in questo gioco?”
Ryan annuì. “Ma questo non significa che non possiamo vincere.”
