Gli Occhi

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La serata si era conclusa più velocemente di quanto avessero previsto. Uscendo dal Le Bain, l'aria fredda di novembre colpì Peter, che tirò su il colletto del cappotto. Mark camminava al suo fianco, silenzioso ma con una presenza rassicurante, mentre Harry e MJ erano un po' più avanti, chiacchierando tra loro. Le risate e il calore del bar sembravano ormai lontani, e l'atmosfera notturna di Manhattan prendeva il sopravvento. Le strade erano illuminate dai lampioni e dalle insegne luminose dei negozi chiusi, mentre poche persone attraversavano i marciapiedi con passo svelto.

"È stata una bella serata," disse Harry, voltandosi leggermente per guardare Peter. "Spero che tu ti sia divertito. Dovremmo farlo più spesso, no?"

"Assolutamente," rispose Peter con un sorriso. Anche se aveva apprezzato la compagnia dei suoi amici, c'era ancora una leggera tensione che non riusciva a scacciare del tutto. Aveva cercato di partecipare alle conversazioni, di ridere alle battute di Harry e MJ, ma il pensiero di Wade (si, aveva sentito il suo nome da qualche ragazzo che passava a prendere un drink al bancone per poi scambiare qualche parola con il barman) continuava a farsi strada nella sua mente, lasciandolo inquieto.

Mark, camminando vicino a Peter, gli sfiorò la mano con la sua, quasi come un promemoria silenzioso della sua presenza. Peter apprezzò quel gesto, e senza dire una parola intrecciò le dita a quelle di Mark. Era un semplice gesto d'affetto, ma in quel momento gli trasmetteva una sensazione di sicurezza.

"Domani sveglia presto, vero?" chiese MJ a Harry, con un sorrisetto che tradiva un po' di stanchezza. "Lavoro o Oscorp?"

"Entrambi," rispose Harry con una risata stanca. "Lavoro, poi incontro in azienda. Ma niente di troppo complicato, prometto che sarò libero nel pomeriggio. Magari possiamo fare qualcosa di tranquillo, che ne dici?"

"Sarà meglio," rispose MJ, avvicinandosi di più a Harry, che la strinse a sé con un gesto affettuoso.

Mark osservò la scena con un sorriso leggero. "Sembra che non siamo gli unici ad aver bisogno di una pausa," commentò, guardando Peter con uno sguardo complice.

"Già," concordò Peter. "Abbiamo tutti bisogno di staccare un po'." Sapeva bene quanto anche Mark stesse affrontando un periodo stressante al lavoro, con i suoi casi legali sempre più complessi e impegnativi. Eppure, in quel momento, c'era qualcosa in Mark che sembrava tranquillo, sereno, quasi come se la serata avesse portato un po' di sollievo anche a lui.

Camminarono per un po' in silenzio, il rumore dei loro passi che risuonava sul marciapiede. L'aria fredda pungeva le guance di Peter, ma il suo respiro si stava lentamente calmando. Manhattan di notte aveva un fascino unico: le strade illuminate da luci soffuse, le finestre dei grattacieli che brillavano come piccole stelle e quel misto di rumori lontani che rendevano la città viva anche a tarda ora.

"È sempre strano vedere la città così tranquilla," disse MJ improvvisamente, interrompendo il silenzio. "Ci sono momenti in cui sembra quasi... pacifica."

"È vero," rispose Peter, riflettendo per un attimo. "A volte dimentichiamo quanto possa essere silenziosa, specialmente di notte. È come se ci fosse un'altra faccia di New York, una che vediamo raramente."

"Sì," aggiunse Harry, "una città che si prende una pausa prima di tornare a essere frenetica e caotica come sempre."

Raggiunsero infine la loro destinazione, il condominio di Peter e Mark, un edificio elegante e moderno in una zona più tranquilla di Manhattan. Harry e MJ li accompagnarono fino all'ingresso, salutandoli con abbracci calorosi.

"Grazie per la serata, ragazzi," disse Harry, stringendo Peter in un abbraccio affettuoso. "Dobbiamo farlo di nuovo presto."

"Assolutamente," rispose Peter con un sorriso sincero. "Mi è mancato passare del tempo con voi."

Anche MJ abbracciò Peter con calore, poi si voltò verso Mark, scambiando un veloce saluto con lui. "Cerca di non farlo studiare troppo, Mark," scherzò, indicandolo con un cenno del capo. "Ha bisogno di riposo."

"Farò del mio meglio," rispose Mark ridendo. "Ma sai com'è, Peter è un perfezionista."

Dopo un ultimo saluto, Harry e MJ si allontanarono, lasciando Peter e Mark da soli davanti all'ingresso del loro appartamento. Salirono le scale in silenzio, il rumore dei loro passi che rimbombava nel vuoto. Quando finalmente arrivarono all'appartamento, Peter si tolse il cappotto e lo appese con cura. Mark lo osservò per un attimo, poi gli si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla.

"Stai bene?" gli chiese in tono basso, la sua voce dolce e preoccupata.

Peter annuì, anche se sapeva che la risposta non era del tutto sincera. "Sì, sto bene. Solo un po' stanco, credo."

Mark lo guardò per un attimo più a lungo, come se cercasse di leggere oltre le sue parole, ma alla fine gli sorrise leggermente. "Allora è il momento giusto per andare a letto."

Si spogliarono in silenzio, preparandosi per la notte. Peter si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi, cercando di lasciarsi cullare dal calore del letto e dalla vicinanza di Mark accanto a lui. Sentiva il corpo rilassarsi, ma la sua mente continuava a vagare. Gli occhi di Wade gli tornavano in mente, quegli occhi che sembravano aver letto qualcosa dentro di lui che lui stesso non riusciva ancora a comprendere.

Mark si avvicinò a lui, stringendolo tra le braccia, e Peter cercò conforto in quel gesto. Si sentiva in colpa per i pensieri che lo tormentavano, ma non riusciva a fermarli. Wade era un'ombra che non poteva ignorare, e nonostante il calore del corpo di Mark accanto al suo, Peter non riusciva a smettere di pensare a quegli occhi color nocciola che sembravano celare anni di violenza, al tormento interiore che quello sguardo pareva trasmettere.

Nel buio della stanza, Peter si costrinse a chiudere gli occhi, sperando che il sonno potesse finalmente dargli pace. Ma mentre si addormentava, sapeva che quella sensazione non sarebbe scomparsa facilmente.

Fleeting Shadows // SpideypoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora