Zia May

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Peter era seduto alla tavola apparecchiata, circondato dal calore accogliente della casa di zia May. Le pareti erano addobbate con decorazioni natalizie di carta che lei stessa aveva realizzato, e un albero illuminato da luci colorate occupava un angolo della stanza. I profumi della cena appena consumata aleggiavano nell'aria: tacchino, patate al forno e l'aroma dolce delle torte appena sfornate. Era una serata di Natale come tante altre in quella casa, fatta di risate e affetto, ma per Peter c'era qualcosa che mancava, un pensiero che continuava a gravitare verso il vuoto che sentiva nel cuore.

La tavola era ancora affollata di piatti e bicchieri, residui di una cena abbondante che sembrava non finire mai. Zia May si era appena alzata per portare in cucina l'ultima portata di dolci, mentre Harry e MJ discutevano animatamente dei loro piani per le vacanze. Mark, invece, si avvicinò e gli passò un braccio attorno alle spalle, sorridendo con affetto. "Tutto bene?" chiese, con quella preoccupazione genuina che Peter ormai conosceva così bene.

"Sì, tutto bene," rispose Peter, sforzandosi di sorridere in modo convincente. Ma la sua mente continuava a tornare a Wade, a quel ragazzo solitario e tormentato che, ironicamente, abitava a pochi metri di distanza, in un vecchio palazzo fatiscente del Queens. Peter sapeva che, mentre lui era lì a festeggiare con le persone che amava, Wade era da solo, probabilmente in qualche stanza buia, a cercare di dimenticare il Natale come faceva ogni anno.

Dopo la cena, arrivò il momento di scambiarsi i regali. Mark si alzò per primo e prese da sotto l'albero un piccolo pacchetto avvolto in carta rossa. "Questo è per te, Peter," disse con un sorriso. Peter lo aprì con curiosità, trovando all'interno il modellino di star wars che aveva desiderato. Peter lo osservò per un momento, poi alzò lo sguardo su Mark, sentendo un calore sincero nel cuore. "Grazie, è perfetto," mormorò, abbracciandolo con gratitudine.

Gli altri continuarono a scambiarsi i regali. MJ ricevette un elegante set di acquerelli, mentre Harry scartò una nuova racchetta da tennis che aveva desiderato da mesi. Le risate e i ringraziamenti riempirono la stanza, un coro di felicità che contrastava con il silenzio che Peter sentiva crescere dentro di sé. Ogni sorriso e abbraccio sembravano avvolgerlo in una coperta calda, ma la presenza invisibile di Wade lo tirava via, come un filo che non riusciva a spezzare.

Alla fine della serata, quando gli ospiti cominciarono a prepararsi per tornare a casa, Peter si scusò per un momento e si ritirò in una stanza adiacente. Prese il telefono dalla tasca e lo guardò per un attimo, indeciso. C'era qualcosa di dolorosamente difficile nel prendere contatto con Wade, soprattutto in un giorno come quello. Era come se sentisse il peso delle loro storie diverse: lui che era lì, circondato da persone che lo amavano, mentre Wade... Wade era sempre stato solo.

Con le mani leggermente tremanti, digitò le parole: Buon Natale, Wade. Era un messaggio semplice, ma carico di significati non detti. Lo rilesse un paio di volte, quasi come se cercasse di infondergli la giusta forza. Alla fine, premette "invia" e rimase fermo per un istante, fissando lo schermo del telefono in attesa di una risposta che probabilmente non sarebbe mai arrivata.

Ritornando alla tavola, Peter trovò Mark che lo guardava con un sorriso rassicurante. "Hai scritto a qualcuno?" chiese con tono leggero.

"Sì, un vecchio amico," rispose Peter, cercando di nascondere il turbamento che sentiva dentro di sé. Ma Mark notò l'ombra di malinconia nei suoi occhi e gli strinse la mano, senza fare altre domande.

La serata continuò tra le chiacchiere e i saluti, e dopo che tutti se ne furono andati, Peter aiutò zia May a sistemare la cucina. C'era qualcosa di confortante nell'osservare la vecchia signora indaffarata con i piatti, i capelli grigi che le cadevano sulla fronte mentre asciugava i bicchieri con cura. "Grazie per aver reso questa serata così speciale, Peter," disse lei con un sorriso affettuoso.

"Grazie a te, zia May," rispose lui, sentendo un'ondata di gratitudine. Sapeva quanto fosse fortunato ad avere ancora lei, a poter condividere momenti come quello con le persone che gli erano vicine. Ma quel pensiero portò inevitabilmente a Wade. Poteva immaginarselo, solo nella sua stanza, con una bottiglia di vino e una sigaretta, lontano anni luce da quel calore familiare che lui stesso stava vivendo.

Mentre si preparava a tornare a casa, si rese conto che non poteva smettere di pensare a quel messaggio inviato, a quella mano che aveva cercato di allungare verso un uomo che sembrava sempre scivolargli via. Era come cercare di afferrare il fumo: per quanto ci provasse, Wade era sempre al di fuori della sua portata, circondato da un muro di solitudine e dolore che non sapeva come abbattere.

Uscendo nel freddo della notte, Peter si avvolse nel suo cappotto e si incamminò verso casa insieme a Mark, lasciando che l'aria gelida gli sferzasse il viso. Guardò verso il cielo, dove qualche stella brillava tra le nuvole, e pensò a quanto diverse fossero le loro vite. Due ragazzi che avevano vissuto nello stesso quartiere, ma che sembravano abitare due mondi lontani.

Fleeting Shadows // SpideypoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora