Sai, dovresti fare spesa

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Il silenzio tra loro si spezzò solo quando Peter si mosse, la sua decisione chiara negli occhi. Senza dire una parola, si avvicinò nuovamente a Wade e gli offrì una mano. Questa volta, Wade la prese senza protestare, come se non avesse più la forza di opporsi. Peter lo aiutò ad alzarsi con calma, sentendo il peso del corpo di Wade contro di lui mentre lo sosteneva.

"Dai, vieni con me," disse Peter, guidandolo fuori dalla stanza e lungo il corridoio buio. "Devi rinfrescarti un po'."

Raggiunsero il bagno, e Peter accese la luce, rivelando uno specchio screpolato e il disordine dei giorni trascorsi senza cura. Aprì il rubinetto e l'acqua scrosciò con un rumore che riempiva il piccolo spazio, coprendo il suono del respiro affannato di Wade.

"Datti una sciacquata," disse Peter, posizionandosi appena fuori dalla porta, senza invadere troppo lo spazio personale di Wade. Lo osservava riflesso nello specchio, notando le occhiaie scure sotto gli occhi e la stanchezza che sembrava essergli scesa addosso come un mantello troppo pesante da portare.

Wade si sciacquò il viso con l'acqua fredda, i movimenti lenti e meccanici. Si passò una mano tra i capelli, come se cercasse di rimettere ordine in se stesso, ma era evidente che era ancora lontano dal sentirsi meglio. Quando si voltò verso Peter, c'era un accenno di riconoscenza nascosto dietro l'abituale maschera di sarcasmo.

"Mi stai proprio facendo la balia, eh?" mormorò Wade con un sorriso stentato, cercando di alleggerire la tensione.

"C'è sempre una prima volta per tutto," rispose Peter con un'alzata di spalle, cercando di mantenere un tono leggero. Ma il suo sguardo rivelava preoccupazione e una certa stanchezza, come se fosse stato lui stesso a non dormire correttamente da giorni.

Dopo un istante di esitazione, Peter lo prese per il braccio, aiutandolo a uscire dal bagno e dirigersi verso la cucina. Le luci fioche illuminavano le superfici vuote e un lavandino pieno di piatti sporchi. Peter lo fece sedere su una sedia e cominciò a rovistare tra i vari armadietti.

La cucina di Wade era in uno stato pietoso: bottiglie vuote occupavano gran parte dello spazio, mozziconi di sigarette erano spenti ovunque e non sembrava esserci nulla di fresco o commestibile. Peter trovò infine un sacchetto di pane mezzo secco e una scatoletta di tonno, che sembrava essere lì da tempo immemore. Decise che avrebbe dovuto improvvisare. Mise un po' di tonno su una fetta di pane e la fece scaldare in una padella, sperando che fosse abbastanza per togliere a Wade almeno il senso di fame.

"Non è il massimo," ammise, porgendogli il piatto con un sorriso incerto, "ma è meglio che stare a digiuno."

Wade lo prese senza lamentarsi e cominciò a mangiare lentamente. Ogni boccone sembrava un piccolo sforzo, ma Peter era contento di vederlo fare almeno quel passo avanti. Si sedette di fronte a lui, osservandolo mentre cercava di finire quel pasto improvvisato.

"Dovresti davvero iniziare a tenere qualcosa di decente in casa," commentò Peter, cercando di far sembrare il tono scherzoso, ma non riuscendo a nascondere del tutto la preoccupazione.

Wade masticò un altro boccone prima di rispondere. "Scusa se non sono esattamente uno chef stellato," rispose con un mezzo sorriso. "E comunque, di solito non ho ospiti che mi costringono a mangiare." Fece una pausa, il suo sguardo vagante che tornò lentamente su Peter. "Perché sei ancora qui, Parker? Hai sicuramente cose più importanti da fare, come spiegare a Mark dove sei finito."

Peter lo fissò per un lungo istante, cercando di trovare le parole giuste. "Sì, dovrei tornare a casa," ammise, la voce più bassa. "Ma... non potevo lasciarti così, non sapendo come stavi." Fece una pausa, guardando Wade che lo scrutava come se volesse leggere qualcosa di più nelle sue parole. "E poi... non lo so, Wade. Non è così semplice."

Wade finì il suo pasto e lasciò cadere il piatto sul tavolo con un piccolo rumore sordo. "Nulla è mai semplice con te, Parker," disse, la voce velata di un misto di amarezza e gratitudine. "Sei come una maledetta calamita per i guai."

"E tu non sei da meno," rispose Peter, con un sorriso che non riusciva a trattenere. Ma subito dopo, il suo sguardo si fece più serio. "Senti, Wade... non voglio che tu pensi di dover affrontare tutto da solo. Non importa quanto mi fai incazzare o quanto cerchi di spingermi via, io sarò sempre qui, almeno finché me lo permetti."

Il viso di Wade si ammorbidì appena, come se quelle parole avessero toccato una parte di lui che raramente lasciava scoperta. Ma non rispose subito. Si alzò dalla sedia con un leggero gemito e fece qualche passo verso il soggiorno, guardando fuori dalla finestra. Le prime luci del mattino cominciavano a rischiarare l'orizzonte.

"Vai," disse infine, senza voltarsi. "Torna da Mark. Probabilmente starà già impazzendo."

Peter si alzò lentamente, prendendo un profondo respiro. Sapeva che doveva andare, ma la sensazione di lasciare Wade da solo lo tormentava. Fece qualche passo verso la porta, poi si fermò. "Wade... se hai bisogno di qualcosa, anche solo parlare, chiamami," disse, cercando lo sguardo di Wade un'ultima volta.

Wade annuì appena, senza voltarsi. "Non preoccuparti, Parker. Sopravviverò, come sempre."

Con un sospiro pesante, Peter si girò e uscì dall'appartamento, il peso delle parole non dette ancora appeso nell'aria.

Fleeting Shadows // SpideypoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora