Natale

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Era finalmente arrivato Natale, e Wade, all'epoca quattordicenne, si trovava in quella che poteva sembrare una serata speciale. L'atmosfera era resa accogliente dalle luci calde che tremolavano sul soffitto basso del soggiorno, decorato in modo spartano con qualche filo di luci natalizie e un piccolo albero sistemato in un angolo. Sulla tavola, il tacchino arrosto fumava ancora e il profumo speziato si mescolava al fumo delle sigarette che aleggiava nell'aria. Gli uomini attorno alla tavola, veterani di guerra e vecchi amici di suo padre, ridevano e chiacchieravano con un tono di voce rauco, mentre alzavano i bicchieri per brindare.

Per Wade, quella cena era un momento raro, un'occasione per sentirsi parte di qualcosa. Di solito, le sue giornate erano scandite dal silenzio e dall'indifferenza di una casa che sembrava sempre troppo vuota. Ma quella sera era diversa. Suo padre sembrava più affettuoso, lo aveva invitato a partecipare alla cena come se fosse uno degli adulti, riempiendogli il bicchiere di vino e incoraggiandolo a brindare con gli altri. "Non sei più un bambino, Wade," gli aveva detto suo padre, posandogli una mano pesante sulla spalla. C'era un'intonazione che sembrava quasi affettuosa, un tentativo di avvicinarsi a lui, o almeno, così voleva credere.

Wade sentiva le risate degli uomini come un suono rassicurante. Quando qualcuno raccontava una storia o faceva una battuta, rideva anche lui, senza capire del tutto il significato delle parole. Il linguaggio era spesso volgare, carico di doppi sensi che gli sfuggivano. Ma non gli importava. Si godeva quella sensazione di essere parte di un gruppo, di essere visto e considerato, come se per una volta fosse davvero importante. Ogni bicchiere di vino lo faceva sentire più grande, più sicuro, e il sorriso di suo padre mentre gli versava ancora un po' di alcol lo riempiva di un orgoglio infantile.

Ma più la notte avanzava, più la consapevolezza cominciava a sfuggirgli di mano. Il mondo attorno a lui diventava confuso, le risate sembravano provenire da lontano, le voci si mischiavano in un ronzio incessante. Ogni sorso di vino che beveva scendeva giù come fuoco liquido, rendendo i suoi movimenti goffi, la mente sempre più annebbiata. Si sentiva leggero, quasi fluttuante, e ogni cosa sembrava ondeggiare. Ricordava vagamente suo padre che rideva insieme ai suoi amici, le loro battute sempre più spinte e volgari, e lui che cercava di tenere il ritmo della loro conversazione, anche se le parole gli uscivano in modo impacciato.

Le immagini nella sua memoria si sbiadirono, diventando un mosaico di frammenti indistinti. Ricordava solo sprazzi di quella notte: un movimento brusco, un odore acre di sudore e alcol, mani ruvide che sembravano afferrarlo con una forza eccessiva. Era come se quei momenti fossero avvolti da un velo che impediva alla sua coscienza di penetrare fino in fondo. Gli rimanevano solo sensazioni indistinte, fatte di mani callose, voci che sembravano mormorare, e un dolore che non riusciva a collocare nel tempo e nello spazio.

Dodici anni dopo, Wade era di nuovo solo, in una stanza diversa, ma con la stessa sensazione di vuoto. La bottiglia di vino semivuota era appoggiata sul comodino accanto al letto, e il fumo della sigaretta che teneva tra le dita riempiva l'aria di un odore pungente. La luce del televisore acceso illuminava la stanza con un bagliore azzurrognolo, gettando ombre lunghe sulle pareti spoglie. Wade era appoggiato alla testiera del letto, il corpo stanco e il viso segnato da una malinconia che sembrava non lasciarlo mai.

Nelle sue mani, una vecchia videocassetta con sopra inciso a mano "25/12/2012". Era l'unica cosa che aveva conservato di suo padre, l'unico oggetto che sembrava avere un qualche valore affettivo, per quanto distorto. Premette "play" sul videoregistratore e la cassetta cominciò a girare con un rumore di fruscio meccanico. L'immagine sullo schermo tremolava mentre la vecchia videocamera si spostava tra i volti degli uomini, e infine si fermava su di lui, un ragazzo dai capelli biondi arruffati e con un sorriso sornione sul volto, le guance rosse per il vino.

Il giovane Wade nel video alzava un bicchiere verso la telecamera e brindava con entusiasmo. Il suo sguardo, leggermente vacuo, brillava di una gioia che ora appariva quasi tragica. C'era qualcosa di infinitamente triste in quell'immagine: un ragazzo che sembrava felice, senza sapere cosa sarebbe accaduto più tardi. La videocamera continuava a registrare per qualche minuto, mostrando Wade che rideva, mentre qualcuno gli scompigliava i capelli e suo padre gli versava ancora un po' di vino. Poi l'immagine sfumava nel nero, lasciando il televisore in un silenzio assordante.

Wade restò a fissare lo schermo spento, il cuore che batteva lento nel petto. Quella videocassetta rappresentava un frammento di un passato che lui stesso faticava a comprendere. Era un'illusione di felicità, un momento che sembrava normale, ma che sapeva essere intriso di un'oscurità profonda. Eppure, era tutto ciò che gli restava per aggrapparsi a una qualche idea di famiglia, per quanto distorta e disfunzionale fosse. Quel piccolo pezzo di pellicola era l'unico barlume di un'infanzia che non era mai stata davvero innocente, ma che, almeno in quella manciata di minuti registrati, sembrava quasi normale.

Sospirò, prendendo un altro sorso di vino, lasciando che il liquido amaro bruciasse la gola mentre sentiva le palpebre farsi pesanti. "Buon Natale, Wade," sussurrò a se stesso, con un sorriso triste che non raggiunse mai i suoi occhi. Fuori dalla finestra, le luci delle case vicine brillavano come piccole stelle colorate, ricordandogli che in quel momento, in chissà quante altre abitazioni, famiglie intere stavano festeggiando insieme, scambiandosi regali e abbracci.

Per un attimo, lasciò che il pensiero vagasse verso Peter, chissà dove fosse ora. Forse a casa sua, circondato dai suoi amici, da Mark, da persone che lo amavano davvero. Un piccolo brivido di invidia lo attraversò, seguito da una fitta di dolore. Ma scosse la testa, cercando di allontanare quel pensiero. Non aveva bisogno della sua pietà.

Fleeting Shadows // SpideypoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora