Buon Natale, Wade

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L'inverno aveva avvolto New York con il suo manto gelido, e le strade iniziavano a brillare sotto le luci di Natale. Dicembre era ormai inoltrato, e con lui il consueto sfavillio di decorazioni, alberi addobbati, e la musica festosa che echeggiava in ogni angolo della città. Per molti, era il periodo più bello dell'anno, un momento di calore, amore e speranza. Ma non per Wade.

Lui odiava il Natale. Lo aveva sempre fatto, fin da quando aveva memoria. Non c'era niente di gioioso o confortante in quelle luci per lui; ogni addobbo, ogni canzone, ogni vetrina decorata era solo un crudele promemoria di ciò che gli mancava, di ciò che non aveva mai avuto. La sua infanzia era stata segnata da episodi che avrebbero distrutto chiunque, e Natale, che per tanti era un simbolo di unione, per Wade era solo un altro giorno di dolore, forse il più doloroso.

***

Aveva forse otto, nove anni; era il 24 dicembre, un giorno come tanti altri per un bambino come lui. Suo padre, con l'immancabile bottiglia in mano, sedeva sul divano nella casa fredda, mentre la televisione trasmetteva pubblicità di regali e famiglie felici. E il bambino guardava quegli schermi in silenzio, come si osserva un pianeta alieno, consapevole che quella realtà non sarebbe mai stata sua.

Wade aveva sperato di ricevere qualcosa, anche solo un piccolo regalo. Sapeva che le cose a casa non andavano bene, che i soldi non c'erano, ma non riusciva a smettere di credere che, almeno per una volta, suo padre potesse fare uno sforzo. Seduto sul pavimento del soggiorno, aveva raccolto il coraggio di chiedere.

"Papà... pensi che potrei avere anch'io dei regali quest'anno?"

Suo padre, già profondamente immerso nell'alcol, alzò lo sguardo dalla sua bottiglia di whisky e lo fissò con occhi che bruciavano di rabbia. Non rispose subito, ma il silenzio era già un segnale. Wade sentiva lo stomaco stringersi, un nodo che cresceva mentre suo padre si alzava dalla poltrona, vacillando leggermente. Poi, senza preavviso, afferrò la bottiglia di whisky e gliela tirò contro.

Il vetro si infranse contro il muro a pochi centimetri dalla testa di Wade, i pezzi schizzarono ovunque, lacerandogli la pelle sul viso e sulle braccia. Wade rimase immobile, paralizzato dalla paura, mentre il sangue iniziava a colare dalle piccole ferite cosparse sul corpo. Il padre si avvicinò, portandosi dietro la scia di alcol e disperazione, con il volto contratto in un'espressione di disprezzo.

"Regali? Regali?" La voce era rauca, e mentre parlava tirò fuori una sigaretta dal pacchetto. "Vuoi dei dannati regali?" La accese lentamente, gli occhi fissi su Wade.

"Non ci sono regali per te, Wade. Non c'è mai stato niente per te e mai ci sarà, sei la mia più grande disgrazia." Poi, in un gesto crudele e insensato, spense la sigaretta accesa sul braccio di Wade.

Il dolore fu insopportabile. Ma non fu solo la bruciatura fisica a lasciare il segno. Fu la consapevolezza che quel Natale, come tanti altri, sarebbe stato solo un altro momento di orrore.

Wade non aveva mai davvero superato quell'episodio, e ogni Natale dopo quell'evento, era diventato un peso insopportabile, un periodo dell'anno in cui i demoni del suo passato tornavano a tormentarlo più che mai.

E anche ora, quasi 20 anni dopo, Wade si guardava allo specchio e vedeva ciò che aveva sempre temuto: era diventato esattamente come suo padre. L'alcol e le sigarette riempivano le sue giornate, mentre il vuoto dentro di lui cresceva ogni giorno di più. Si sentiva intrappolato in un ciclo che non riusciva a spezzare, incapace di cambiare il corso della sua vita.

La sua casa era un rifugio freddo e vuoto, come il suo cuore. Ogni mattina, si svegliava con il sapore amaro della vodka in bocca, il corpo pesante e il cervello annebbiato. Passava le ore in officina, lavorando sui motori, cercando disperatamente di tenere la mente occupata, ma nulla riusciva a spegnere il dolore che lo tormentava.

Fleeting Shadows // SpideypoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora