Parte 20

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Mentre la pioggia cadeva incessante, Ikaris si trovò finalmente ai margini della città, un luogo dove il cemento si spezzava per lasciare spazio a distese aride e abbandonate. Qui, tra i resti dimenticati di ciò che un tempo era stato un parco industriale, la città finiva, e il nulla cominciava. Le luci della città si spegnevano lentamente dietro di lui, e davanti, solo il vuoto.

Si fermò. Respirava lentamente, il suo respiro mescolato al sibilo della pioggia. Una parte di lui voleva continuare a camminare, sparire nell'ignoto, lasciare che Nova Domina cadesse completamente dietro di lui. Non c'era più niente per lui lì, nessuno scopo, nessuna missione. Eppure, un'altra parte di lui esitava. Aveva speso la sua vita a creare e poi distruggere quella città. Poteva davvero andarsene, sapendo di aver gettato un'intera civiltà nel caos?

All'improvviso, una figura si avvicinò da lontano, silenziosa come lui, avanzando nella pioggia. Ikaris si girò lentamente, e attraverso il velo dell'acqua battente vide una donna. Non era qualcuno che riconoscesse immediatamente, ma il modo in cui si muoveva, con la stessa calma che lui aveva mantenuto finora, suggeriva che non era lì per caso. I suoi occhi si incontrarono, e l'istinto di Ikaris gli disse di restare in allerta.

La donna, avvolta in un lungo mantello nero, si fermò a pochi passi da lui. Aveva il volto coperto dal cappuccio, ma Ikaris poteva distinguere un leggero sorriso, appena percettibile.

"Non pensavi di poter scappare da tutto questo, vero?" disse la donna con una voce morbida, ma tagliente.

"Chi sei?" chiese Ikaris, scrutandola attentamente. In quella città, nessuno era innocente, e lui non aveva mai conosciuto nessuno che si muovesse in quel modo, con una tale fiducia.

"Mi chiamano molte cose," rispose la donna, "ma non sono qui per parlarti di me. Sono qui per parlarti di ciò che hai fatto." Fece una pausa, lasciando che le sue parole si insinuassero nella mente di Ikaris. "Hai liberato Nova Domina... ma hai anche aperto la porta al caos. Ora le persone hanno bisogno di una guida. E tu sai bene che, senza qualcuno che le conduca, torneranno a essere schiave. Forse non del Sistema, ma di qualcun altro."

Ikaris rimase in silenzio, riflettendo sulle parole della donna. Lei continuò, avanzando di un passo verso di lui.

"Non puoi scappare da questo. Hai fatto crollare tutto, ma ora devi scegliere se restare e riparare ciò che hai distrutto, o lasciare che qualcun altro lo faccia... e chi verrà dopo di te potrebbe essere molto peggiore di Mireya."

Ikaris serrò i pugni, sentendo il peso di quelle parole come un macigno. Non voleva essere un salvatore. Non aveva mai voluto esserlo. Ma forse quella donna aveva ragione. Aveva distrutto il Sistema, ma aveva anche lasciato un vuoto, un vuoto che qualcuno avrebbe inevitabilmente riempito.

"Non sono un leader," disse Ikaris, scuotendo la testa. "Non sono un eroe."

La donna sorrise appena, inclinando la testa. "Forse no. Ma sei l'unico che capisce davvero quello che sta succedendo qui. E se non lo farai tu, qualcun altro lo farà... e non sarà qualcuno che agirà per il bene di Nova Domina."

Il vento soffiò forte tra loro, sollevando spruzzi d'acqua dalla terra fangosa. Ikaris restò immobile, fissando l'orizzonte. La sua mente tornava alle rovine della città, alla devastazione che aveva visto, alla possibilità di un nuovo inizio.

Dopo qualche istante di silenzio, la donna si voltò, pronta ad andarsene. "Pensa a quello che ti ho detto, Ikaris. La città non ha più il Sistema, ma ha ancora bisogno di qualcuno che la guidi. Non lasciarla nelle mani sbagliate."

Ikaris rimase immobile, osservandola mentre si allontanava, scomparendo nell'oscurità della notte e della pioggia.

Le Ombre di Nova Domina: La Caduta del SistemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora