0.3 - PROLOGO

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Saragozza, Spagna
1522


GABRIEL


La pietra che chiudeva il passaggio si spaccò, permettendomi di aprire il pesante portone di legno marcio.
Lo spostai con una spallata, spinsi forte e l’odore di sangue mi invase le narici. Chiusi gli occhi, che mi bruciavano per i vapori nell'aria, fermai i conati di vomito provocati dalla puzza acida che percorreva le pareti e s’infilava sotto i vestiti.

Un passo avanti, lo sguardo sul
buio profondo.
Lo stomaco mi si strinse.
Al centro del pavimento umido, ricoperto di erbaccia e muffa, c’era un ripiano stretto e lungo, costellato di attrezzi di ferro, aghi, ampolle piene di liquidi di diversi colori e maleodoranti. Accanto, una tavola di legno inclinata era fissata al terreno con dei ferri, cerchi arrugginiti sostenevano catene che si alzavano lungo tutta la struttura.
Infine, le catene si richiudevano con
quattro anelli stretti intorno alle caviglie e ai polsi del corpo bloccato su quel letto delle torture.

Era visibile solo la schiena, le parti intime scoperte tra le natiche, le gambe e i piedi feriti. La testa penzolava in avanti all’estremità superiore del tavolo.
I capelli bagnati da sudore e sangue, la pelle striata dal liquido argenteo e dalla
carne viva esposta all’umidità del sotterraneo. Moscerini volavano
intorno a una torcia infuocata sulla parete, dietro il tavolo degli attrezzi. Talvolta si avvicinavano al corpo e si posavano sulle ferite, per poi tornare a ronzare intorno all’unica fonte di luce.

Rabbrividii e mi avvicinai per scacciarli.
Così riuscii a osservare le sue cicatrici, o meglio, i profondi tagli che erano diventate. Slabbrate, nere ai bordi, delimitate da sangue secco incrostato su tratti di pelle sana.
In alcuni punti persino bruciate.
Anche se la loro vista mi faceva stringere lo stomaco, non furono quelle a sconvolgermi. Furono le ossa, le piume, i brandelli che fuoriuscivano dalla carne. Frammenti dilaniati, filamenti di tendini e stralci di piume blu un tempo fluenti, ceneri al posto di ossa.

Il mio cuore si consumò, come la struttura delle ali di quell’angelo, come gli spettri di ciò che un tempo erano state. Lo scudo di sicurezze che mi ero costruito in un’intera esistenza si crepò. Le linee di spaccatura provocarono un terremoto nelle mie vene, il sangue
si alzò come un’onda anomala che mi portava alla deriva.
Non era sofferenza, era molto di più. Un sentimento straziante mi frustava
l’anima.

«Isabella» un rantolo, un sussurro debole echeggiò nel buio.
Mi avvicinai a lui. Sapevo che avevo un tempo limitato e non volevo sprecarlo.
«Chi è? Sei tu, Bella?» fece una pausa. «Cam? Sei Cam?»
Sospirai.
Cam era nel corridoio per garantirci la fuga, fuori c’erano altri angeli, ma lì dentro ero solo. Non potevo lasciarlo fare a nessun altro: dovevo salvarlo io.
«Gabe? Gabe, sei tu?»

Un respiro lento, con il quale cercai di rendere la mia voce rassicurante, ma mi resi conto che non c’era niente di sicuro. Né in quel posto, né in me.
«Sì, sono io».
«Sei… venuto… a prendermi?»
Ogni parola era frutto di un profondo sforzo; ogni sillaba era dolore, un intervallo tra un rantolo e un respiro spezzato.
«Te e Isabella. Dov’è? Lo sai? Hai visto dove la portavano quando vi hanno catturati?»
Girai intorno al tavolo inclinato, cercando di avvicinarmi al suo
volto. Allungai la mano verso il suo polso.
«No!» mi fermò, intuendo
le mie intenzioni. «So che… sei… pot-tente, ma qu-questa… rroba… indebolirebbe persino… t-te» sussurrò, tra i gemiti di dolore.

Alzai lo sguardo, cercando un’ascia, un martello, qualsiasi cosa potesse aiutarmi a spezzare le catene.
«Non lo so» sussurrò di nuovo l’angelo. «Ero bendato, ma… so che è qui, nel sotterraneo. Ho sentito la sua presenza fino a qui… fino a… q-quan…»
Un colpo di tosse lo costrinse a fermarsi. Riverberò lungo la schiena, che si contrasse provocandogli una tremenda
sofferenza.
Gemette, strinse gli occhi, le mani.
Notai la tensione della mascella: stava provando a non urlare.
La parte più dilaniata del corpo era proprio la schiena, in particolare le ali. Eppure, era vivo.

Angels' War - PurgatorioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora