4| POCO PRIMA DELL'ALBA

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•Con i petali e tutte le sue spine.

Nove anni prima:

«Non so che fare Alex, mi sembra così spaventata. È passato un anno, ma delle volte noto come mi guarda, i suoi occhi sono vuoti.»

Sono seduta sulla rampa delle scale che portano al piano superiore, ascolto i loro discorsi, avvolta nel mio pigiama felpato, credono che io stia dormendo, ma non sanno che gli incubi me lo impediscono.

Probabilmente ne sono a conoscenza, ma fingono che tutto vada bene in mia presenza.

Mi appoggio di lato, con la tempia alla parete e chiudo gli occhi esausta, il mio corpo è minuto e le mani sono quelle di una bambina, ma il mio cuore pesa come anni in più che non ho ancora vissuto.

Mi sento già grande in questa pelle di porcellana, sul punto di essere stata crepata, rovinata, distrutta già in tenera età.

La consapevolezza che mi terrorizza è questa: non importa quanto tu possa essere giovane, quanto ti dicano che il passato è andato e che puoi correre più veloce per non farti raggiungere.

Non importa se ogni giorno ti ripeteranno che anche questo passerà, tu lo sai dentro di te che tutti gli sforzi che farai non serviranno, perché ormai sei fallata.

Un bellissimo vaso di porcellana rotto, inutile e inutilizzabile.

«È solo una bambina, non si meritava tutto questo». La voce tremolante di mia madre mi provoca un nodo alla gola, uno di quelli difficili da sciogliere.

Bisbigliano in cucina; è notte fonda eppure sono qui che parlano di me, li tengo svegli e sapere che sono io la responsabile delle loro notti insonni mi rattrista molto.

«Sono sicuro che tu saprai darle tutto l'amore di cui ha bisogno, vi supporterete a vicenda e io sarò al vostro fianco, sempre.»

Apprezzo come mio padre si impegni ogni giorno per cercare di darmi uno spiraglio di tranquillità.

Non parla molto, ma con i gesti mi dimostra tutto.

Mi raddrizzo e silenziosamente torno in camera mia, posiziono le coperte fino a sotto il mento e ricomincio a guardare il soffitto bianco, nel silenzio assordante della notte.

Manca poco, solo qualche altro rintocco dell'orologio e finalmente potrò dormire.
Qualche altro attimo poco prima dell'alba e potrò abbandonare la testa sul cuscino e liberare la mia mente, rilassando il mio corpo.

Poco prima dell'alba tutto è diverso; il silenzio non mi terrorizza, la mia mente produce meno rumore, il buio non mi assale come un mostro vestito di nero e la percezione della realtà, poco alla volta, mi appartiene nuovamente.

Presente:

Mancava sempre meno all'inizio delle lezioni e questo mi creava timore, non che lasciassi trapelare qualche emozione in particolare, era più qualcosa che mi stritolava da dentro.

Anzi, agli occhi di molti potevo sembrare impassibile e non curante delle situazioni, il classico: «Il mondo le cade addosso e Flame si sposta.»

Ero stata brava a creare la maschera di indifferenza che indossavo spesso la mattina, peccato che non ci fosse riferimento più sbagliato sul mio conto.

Solo io conoscevo, sentivo, il mio scrigno segreto urlare e agitarsi nel fondale delle mie viscere, cercando di attirare la mia attenzione in ogni momento, si faceva spazio dentro di me.

Non importava che avessi buttato la chiave molti anni prima, trovava il modo di raggiungermi ugualmente. Sempre.

Ci ero caduta troppe volte, lasciandomi sovrastare da quella marea di melma, qualcosa che in realtà sopprimevo con tutte le forze, tanto da rendermi schiava di esso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: a day ago ⏰

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