Capitolo Otto

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LEYLA

Chi avrebbe mai immaginato che, tra più di dieci corsi e oltre trenta lezioni al giorno, proprio quella mattina Rose avrebbe frequentato Diritto Privato insieme a me?

Ieri, tra un conato e l'altro, speravo che il giorno dopo avrei dimenticato tutto.
Volevo davvero avere questa grande fortuna.

Ma non è andata così.

Purtroppo ricordavo tutto, e anche fin troppo bene.
La mia mente stava giocava un brutto scherzo.

Dopo la scorsa notte, non ci eravamo ancora dette una parola, non avevamo parlato di quello che era successo tra noi. Anche perché stamattina era praticamente sparita.

Ma per me andava bene così.
Voglio dire, di cosa dovevamo parlare?

Dopotutto era stato l'alcol a farmi comportare in quel modo.
Non ero me stessa. Non ero lucida.

Ero fidanzata.
Avevo un ragazzo che mi aspettava dall'altra parte.

Eppure, per un breve istante, sembrava che qualcosa dentro di me si fosse davvero smosso.

Anche adesso, mentre Rose mi guardava e sorrideva come se nulla fosse successo.

Ero nervosa e allo stesso tempo agitata.

La vedo alzarsi dal proprio posto, che era abbastanza lontano, per poi sedersi accanto a me.

Faccio finta di niente continuando a seguire la lezione.

Porca troia. Non ci riesco.

《Come va il post sbornia?》chiede.

《Bene.》rispondo senza nemmeno guardarla.

《Stanotte non mi hai fatto chiudere occhio. Hai aperto la porta del cesso circa sette volte. Sì, le ho contate tutte.》

《Mi spiace.》

Continuo a prendere appunti, nonostante non mi servisse a nulla. Non avrei dato nemmeno un esame visto che non eravamo lì per quello.

《Ehy, tutto ok?》Si avvicina ancora di più e mi scosta il ciuffo che mi copriva il viso, quello stesso ciuffo che mi permetteva di evitare il suo sguardo anche per sbaglio.《Sembri strana.》

Mi scanso togliendole la mano dalla mia faccia in modo brusco.

《Sto bene.》rispondo con tono freddo.

《No, non mi pare visto il tuo comportamento.》

All'improvviso mi volto e decido di affrontarla, fissandola dritto nei suoi occhi azzurri, tanto limpidi quanto intensi, come un cielo durante una tempesta.

Per fortuna attorno a noi non c'erano molti studenti e il professore era troppo lontano per poterci sentire.

《Rose, come diavolo dovrei comportarmi esattamente? Sentiamo.》

《Beh, innanzitutto potevi almeno salutarmi una volta entrata nell'aula. E poi sicuramente evitare di rispondermi in questo modo. Come se non fosse successo nulla ieri.》

《È qui che ti sbagli. Perché tra di noi non è successo davvero nulla.》Vedo la sua mascella sottile serrarsi, mentre il suo sguardo sembra divorarmi viva.《Eravamo entrambe ubriache. Non sapevamo quello che stessimo realmente facendo.》

《Parla per te.》Si ferma per un attimo solo quando sente qualcuno dire di abbassare la voce.《Sei una senza palle, ecco quello che sei. Non vuoi ammettere cose che sono evidenti anche alla luce del sole. Ti piacciono le donne e non hai il coraggio di dirlo.》

Seraphia IslandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora