Capitolo Quattordici

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DALIA

Cristo, quella cavolo di scuola era enorme. Trovare qualcuno disposto a dare informazioni sembrava un'impresa: ci vollero quasi trenta minuti per fermare due persone, e dopo tre ore di ricerca nell'edificio, non avevamo ancora risolto nulla.

Nessuno, stranamente, sembrava avere la minima idea di chi fossero mia sorella o Leyla.

Mi toccò descriverla a chiunque incrociassi, senza però rivelare il nostro cognome, ovviamente.

A un certo punto decidemmo di dividerci, nella speranza di velocizzare la ricerca. Mi diressi verso una sala del college, un mix tra una palestra e un campo sportivo.

Appena entrai, fui investita da un odore che mi costrinse a tapparmi il naso. Sembrava di essere in una stalla... o forse peggio.

《Ehi, c'è qualcuno?》

Silenzio.

Ottimo.
Solita sfigata del cavolo.

All'improvviso una palla rotola fino ai miei piedi, costringendomi a girarmi di scatto.

《Ti sei persa, raggio di sole?》mi domanda un ragazzo dai capelli lunghi, comparso dal nulla.

Ma il mio sguardo si posa su altro: il suo petto nudo, umido di sudore, che avrei dovuto trovare disgustoso. Odio la gente sudata. Eppure non riuscivo a distogliere lo sguardo dai muscoli ben definiti.

《Oppure stavi semplicemente cercando compagnia?》aggiunge, avvicinandosi con un sorriso malizioso.

Riprenditi Dalia.
Non puoi cadere così in basso.
È pur sempre un ragazzo di Vortek.
Che schifo.

《Credimi, preferirei essere decisamente altrove in questo momento.》

Finalmente sollevo lo sguardo e incontro i suoi occhi verdi, leggermente allungati, che risaltavano sulla carnagione olivastra.

《Oh, e come mai?》Sorride, mordendosi il labbro inferiore e annullando la distanza tra di noi.《Sembrava piacerti quello che stavi guardando.》

Deglutii, infastidita dall'improvvisa vicinanza.

《Ti sbagli. Non mi piaci affatto.》Sostenni il suo sguardo, con l'intento di trasmettergli tutta la mia freddezza. 《Sto cercando mia sorella. Puoi aiutarmi?》

Inclina leggermente la testa, studiandomi.

《Dipende.》

《Da cosa?》

《Che mi dai in cambio?》

Corrugai la fronte e lo fulminai con un'occhiata. La mia mascella si tese di rabbia.

《Ma che problemi hai? Non puoi semplicemente aiutarmi e basta?》

《Poi non sarebbe così divertente..》

Allunga un braccio sopra la mia testa, e solo in quel momento mi accorgo del muro dietro di me. Mi appoggio, creando una lieve distanza tra noi.

《Non deve esserlo infatti. E non sono dell'umore adatto per scherzare.》ribatto a denti stretti.

Quel tipo mi stava facendo innervosire come pochi. Era già finito nella mia lista nera.
Ed era la conferma che mio padre aveva ragione: a Vortek sono cattivi, freddi, egoisti, aiutano solo se c'è un doppio fine.

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