Capitolo 1: L'inizio della fine

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L'aria della festa era piena di risate e chiacchiere, ma per Agatha Torres, ogni suono sembrava ovattato, come se la stanza fosse lontana. Si guardava attorno, cercando di ancorarsi a qualcosa, ma la sua mente vagava, affogata tra pensieri confusi e la sensazione opprimente che il suo mondo stesse crollando. Kyle Potter le stava accanto, come sempre, con quel sorriso gentile che le aveva sempre dato conforto, ma che ora sembrava fuori posto. Lui non capiva, o almeno così pensava Agatha.

Era l'ennesima festa in cui avrebbe dovuto divertirsi, festeggiare, ma dentro di lei c'era solo vuoto. Sentiva l'alcol scorrere caldo dentro di sé, un rifugio familiare ma ormai poco efficace. La bottiglia di Dom Pérignon, portata con cura da Kyle, giaceva sul tavolo, intatta, mentre le parole di lui rimbalzavano inutili contro il muro della sua mente. Si stava lamentando di nuovo, pensava Agatha, del suo bere, del suo comportamento. Aveva parlato alla sua famiglia, violando quel confine che lei stessa aveva tracciato.

Kyle le prese la mano, provando un'ultima volta a raggiungerla. «Agatha, devi ascoltarmi.» disse piano, la voce tremante ma ferma. «Non puoi continuare così. Ti sto solo proteggendo.»

Agatha si liberò con un gesto rapido, lasciando cadere quella mano che aveva stretto per anni. «Proteggermi? Non hai fatto altro che tradirmi.» sibilò, fissandolo con occhi che bruciavano di rabbia e dolore. «Hai parlato di me, dei miei problemi, come se fossi una bambina da aggiustare. Io non sono un tuo oggetto, Kyle!»

Lui si ritrasse, colpito da quelle parole. Il suo viso, sempre così dolce e pacato, si contorse per un istante, poi si ricompose in un'espressione di tristezza. «Non è così, Agatha. Non sei un oggetto. Sei la persona che amo, e non posso guardarti mentre ti distruggi così.»

Agatha lo guardò, il cuore che batteva forte contro le costole. Non riusciva a fermarsi.

«Allora smetti di guardarmi! Vai via, Kyle. Non voglio più che mi stai addosso, che mi controlli, che mi dici cosa devo fare. Non sono la tua ragazza perfetta, non sono la donna che pensavi di poter salvare. Se vuoi salvare qualcuno, vai a cercare qualcun altro.»

Le sue parole rimasero sospese nell'aria per un momento, mentre Kyle restava immobile, gli occhi colmi di dolore. Agatha girò le spalle e si allontanò, attraversando la stanza gremita di persone che non si accorgevano del dramma che si stava consumando. Uscì sul balcone, il freddo dell'aria notturna la colpì in pieno volto, ma non riuscì a riportarla alla realtà.

Rimase lì per un tempo indefinito, il fiato che le usciva come piccole nuvole nel buio. Kyle non l'avrebbe seguita. Questa volta sapeva che l'aveva davvero perso. Poteva sentirlo, come un nodo che si stringeva dentro di lei. Non sarebbe tornato, non come prima. Si passò una mano sulla faccia, cercando di spingere via i pensieri che la tormentavano, ma l'unica cosa che riusciva a fare era riflettere sull'assenza che l'aspettava.

Intanto, dall'interno della casa, Kyle restava fermo, lo sguardo fisso sulla porta chiusa che Agatha aveva attraversato. Le sue mani tremavano mentre si infilava il cappotto. Quella sera voleva chiederle di sposarlo, aveva aspettato il momento giusto, pensando che avrebbe potuto darle qualcosa che l'avrebbe tenuta vicina. Ma ora, quella domanda sembrava un peso insopportabile.

Senza dire una parola, si avviò verso l'uscita. Aveva prenotato un treno notturno e lo aspettava, così come la decisione che aveva preso. Si era convinto che allontanarsi fosse la scelta migliore, ma ogni passo verso la stazione sembrava più difficile del precedente.

Agatha rimase sul balcone ancora a lungo, il freddo penetrava attraverso i suoi vestiti, ma non riusciva a muoversi. Non sapeva che, in quel preciso istante, Kyle stava lasciando la città. Non sapeva che il loro addio era già avvenuto.

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