Capitolo 10: Sorrisi velati

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Essere diventata presidentessa del club di giornalismo era stato un traguardo incredibile per Agatha. Ogni giorno al campus sembrava più luminoso, pieno di nuove possibilità, e lei era circondata da amici, colleghi e studenti che la ammiravano. Kyle la osservava, sorridendo ogni volta che la vedeva camminare per i corridoi del college con quel misto di orgoglio e fiducia che, fino a quel momento, le era mancato. Non l'aveva mai vista così felice, e questo gli scaldava il cuore.

Le giornate passavano tranquille, scandite dal ritmo delle lezioni, degli impegni del club e delle partite di rugby. Agatha e Kyle, insieme al loro gruppo di amici più stretti, si ritagliavano sempre dei momenti per stare insieme. Spesso si trovavano seduti sul prato del campus, a studiare, mangiare e chiacchierare. A volte Kyle portava la chitarra, e qualcuno iniziava a cantare. Quei momenti sembravano perfetti, una bolla di serenità in cui tutto sembrava al posto giusto.

Eppure, dietro i sorrisi e le risate, Agatha stava vivendo un dramma silenzioso. Nessuno, nemmeno Kyle, si era accorto della sua crescente tristezza, della sensazione di essere sopraffatta dai suoi stessi pensieri. All'esterno, Agatha era la studentessa modello, la leader ammirata e la fidanzata dolce e presente. Ma dentro di sé, si sentiva come se stesse affondando in una voragine oscura dalla quale non riusciva a uscire.

Era cominciato tutto lentamente, come un piccolo peso che portava sulle spalle e che pensava di poter gestire. Le responsabilità della presidenza del club, l'aspettativa di essere sempre al meglio, sempre pronta a risolvere i problemi degli altri, si erano accumulate fino a soffocarla. Più cercava di dimostrarsi forte, più sentiva di perdere il controllo. E così aveva iniziato a rifugiarsi nell'alcol.

Agatha era abile nel nascondere il suo malessere. Nessuno si era accorto di niente. Sapeva come mascherare il sapore di vodka che portava nella borraccia al posto dell'acqua. Beveva prima delle riunioni, durante le pause tra le lezioni, e persino quando era seduta con Kyle e gli altri amici sul prato del campus. Il mondo sembrava continuare a girare, ma lei si sentiva come se stesse guardando la sua vita dall'esterno, intrappolata in una spirale da cui non sapeva come uscire.

Kyle la vedeva così felice, o almeno così gli sembrava. Non avrebbe mai immaginato che dietro quel sorriso radioso ci fosse un abisso di solitudine e dolore. Nei momenti di quiete, quando erano soli, le diceva quanto fosse orgoglioso di lei, quanto fosse felice di vedere il successo che stava avendo. Agatha, con il cuore pesante, gli sorrideva e annuiva, fingendo di essere d'accordo. «Sì, va tutto alla grande.» rispondeva, ma dentro di sé sapeva che stava mentendo.

Il club di giornalismo era diventato un rifugio, ma anche una fonte di stress. Ogni decisione importante, ogni progetto, sembrava pesare su di lei come una montagna. Ogni volta che cercava di affrontare la giornata, sentiva il bisogno di prendere un sorso dalla sua borraccia per calmare l'ansia che cresceva dentro di lei. Nessuno avrebbe mai immaginato che quella ragazza che camminava fiera per i corridoi con il suo cappotto elegante e il sorriso impeccabile stesse lottando con sé stessa in ogni istante.

Le serate con Kyle erano i momenti che la mantenevano ancorata alla realtà, ma anche quelle stavano diventando difficili.

Ogni volta che erano insieme, Agatha si sentiva in colpa. Lo amava, ma si sentiva indegna del suo amore. Lui la vedeva come una donna forte e capace, ma lei sapeva di essere sull'orlo del collasso, di non riuscire più a reggere quel peso. Kyle non sospettava nulla, e questo rendeva tutto ancora più doloroso.

Un pomeriggio, seduti insieme sul prato, Kyle la guardò e disse: «Non ti ho mai vista così felice, Agatha. Sembra che tutto stia andando alla grande per te.» Agatha annuì, sorridendo debolmente, ma dentro sentì un'ondata di disperazione crescere. «Sì, va tutto bene.» rispose, ma la voce le tremava leggermente.

Mentre il sole tramontava, Agatha si rifugiò ancora una volta nel suo bicchiere. Nessuno notò niente, perché era diventata esperta nel nascondere i segni del suo declino. Ma dentro di lei, la tristezza cresceva sempre di più, e l'alcol, che inizialmente le aveva dato una via di fuga, stava diventando una prigione da cui non sapeva più come uscire.

Quella sera, mentre si preparava per dormire, guardò il riflesso del suo volto nello specchio. Le sembrava di non riconoscersi più. Chi era quella ragazza con gli occhi spenti, nascosti dietro un sorriso falso? Chi era diventata? Agatha si sentiva intrappolata in un incubo dal quale non sapeva come svegliarsi, e per la prima volta, cominciò a chiedersi se ci fosse una via d'uscita.

Ma per ora, continuava a fingere. Fingere di essere felice, fingere di avere tutto sotto controllo. Finché nessuno se ne fosse accorto, forse avrebbe potuto continuare a farcela. Ma nel profondo, sapeva che il suo tempo stava per scadere.

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