Il grido di Frida è acuto e penetrante. Le premo una mano sulla bocca finché non sembra abbastanza calma. Mi fissa con gli occhi sgranati, non deve aver visto spesso cose del genere in questo quartiere, forse mai. Le faccio segno di tacere e per un terribile istante temo che Christian abbia sentito e si precipiti alla porta. A quel punto capirebbe quello che sta succedendo e andrebbe a farsi ammazzare. Tipico di Chris.
Sbircio nell'ingresso, ma sembra che lui si sia chiuso in camera con la musica al massimo del volume. Vanessa e Zanna sono fuori. Se riesco a calmare Frida posso evitare di spaventarli. Non mi sfiora neanche per un secondo l'idea che avvertirli dell'imminente pericolo possa essere saggio. Michele è lontano, al sicuro. Io sono in grado di tener testa a Evan. Non è un pericolo, non per me.
«Sam...» la voce di Frida trema. «Cos'è quel coso?»
«Non è niente...» mormoro.
«Gocciola sangue...» ricomincia a respirare troppo veloce ed è sbiancata.
Penso veloce, ma non abbastanza. «Sarà qualcuno che voleva divertirsi, magari c'è anche una telecamera nascosta. Sarà un giocattolo di gomma con del sangue finto. Ti accompagno alla macchina». La spingo verso la sua auto, ma lei mi ferma.
«Samantha, mi prendi per stupida?» replica seria.
Abbasso gli occhi. «D'accordo. Aiutami a toglierlo. Lo facciamo sparire nel bosco».
Torno sui miei passi, afferro l'elsa del coltello di Evan e tiro con forza. L'elsa è intagliata da lui, ci sono le nostre iniziali intrecciate, ma non è il caso di spiegarlo a Frida. Confido che l'oscurità sia abbastanza fitta per nascondere le lettere. La lama che si sfila dal tronco porta con se la massa insanguinata, che cade a terra con un rumore liquido.
Frida spicca nell'oscurità, il suo viso rotondo è del colore avorio della luna piena.
Pulisco il coltello sulle foglie e lei, alle mie spalle, soffoca un conato. «Se non ce la fai, puoi andare a casa. Ti chiamo più tardi».
Scuote la testa senza la forza per parlare. A quel punto, senza guardarla, strappo una foglia più grossa e raccolgo con due dita l'ammasso insanguinato da terra; mi sposto tra gli alberi, dove la terra è più bagnata, e scavo una piccola fossa con un ramo appuntito.
Lei mi aiuta, felice di avere qualcosa da fare prima di cadere a terra svenuta.
Quando sembra abbastanza profonda, vi lascio cadere la foglia insieme al suo contenuto e la ricopro finché non sparisce dalla vista. La terra smossa odora di umido e foglie in decomposizione. L'adrenalina lascia il posto a un senso di terrore che spingo più lontano possibile dalla mente. Un senso di freddo improvviso mi attraversa gli arti e mi volto per riprendere la strada di casa senza lasciare che le sensazioni si trasformino in pensieri.
Ho la mia casa, ho la mia famiglia, loro mi vogliono bene. Michele mi ama. Va tutto bene.
Una volta in macchina, Frida si azzarda di nuovo a guardarmi negli occhi. La sua voce è bassa e stentata, fatico a sentirla, quando dice: «Cos'era quell'affare insanguinato?»
Deglutisco. Se ci fosse un modo per rimuovere l'immagine di quella cosa inchiodata all'albero, lo farei. Ricordo bene la punizione che Frog aveva riservato al professore di chimica perché aveva osato mettere le mani su di me, una sua proprietà. Il ricordo del sangue che gocciolava sull'asfalto davanti alla scuola minaccia di soffocarmi. Faccio un breve respiro e so che non ho modo per mentire alla mia migliore amica. «È un cuore».
«Umano?»
«No, cretina. Dev'essere di qualche animale, magari del bosco».
«Penso solo io che sia inquietante lo stesso?»
Le sorrido appena. «Un giorno, appena sarò pronta, ti racconterò la mia storia e ridimensionerai la tua idea di inquietante. Adesso però abbiamo bisogno di dormire, domani c'è l'interrogazione e se fallisco di nuovo non mi diplomo. Quindi, cancella quello che hai visto e vai a casa».
Lei stringe le labbra. Osservo la strada buia che porta al cancello e con un brivido gelido mi domando se lui sia ancora lì a guardarci. Un sentimento simile alla paura di affaccia alla mia mente.
«Siete ancora qui? Cos'avete da dirvi, al freddo?» Christian sorride, poi mi guarda in faccia e smette. La sua espressione si fa attenta e seria.
«Stavo pensando...» mi trema la voce. Cazzo. Non sono neanche più capace di mentire. «Frida abita lontano, ed è già buio...»
Lui stringe appena gli occhi. «Sali con lei. Vi seguo in moto e ti riporto indietro» dice solo. La sua voce è bassa e dura. Non smette di fissarmi.
Distolgo lo sguardo e salgo in auto. Quando mi siedo, la punta del coltello, chiuso nella tasca dell'ampio giaccone, mi sfiora la coscia. Chiudo gli occhi per costringermi a non cercare Evan tra gli alberi del bosco. Quando usciamo dal cancello mi volto e la moto nera di Zanna, con Christian alla guida, ci tallona. Sospiro di sollievo.
Lui mi fa un cenno di saluto con due dita. Alzo la mano in risposta e resto a guardarlo con un senso di profonda gratitudine.
Frida ha ripreso colore, ma sembra arrabbiata. «Chi ti ha lasciato quell'affare inchiodato all'albero?»
«Nessuno».
«Quel nessuno mi sembra molto qualcuno».
«Appartiene al passato, non è importante».
Lei si chiude nel silenzio finché non raggiungiamo la sua casa, in cima alla collina. La moto di Chris si ferma poco più avanti. Scendiamo e Frida chiude l'auto. «Facciamo così, quando sarai pronta mi parlerai di questo nessuno. Nel frattempo, sono tua amica e posso dirti che sono preoccupata per te?»
Rabbrividisco nell'aria fredda di dicembre e il senso di inadeguatezza che provo nei confronti di chi mi sta intorno, di fastidio verso me stessa, diventa acuto e insopportabile. Il viaggio di ritorno in moto, seduta dietro Christian è veloce e pregno di un silenzio scomodo. Mi stringo alla sua schiena mentre sfreccia attraverso le strade buie e cerco di zittire il disagio sempre più profondo.
Parcheggiamo nel box, lui si sfila il casco e afferra il mio. «Sembri un animale in trappola» sbotta all'improvviso.
Sussulto prima di riuscire a trattenermi. «Sono solo stanca».
Appoggia i caschi nel bauletto della moto e mi afferra entrambe le braccia. «Non sei stanca. Sei al limite. E mi dici un sacco di stronzate».
«Non è niente».
«Hai paura, Sam. Conosco a memoria le tue espressioni. Sei terrorizzata».
«No». Alzo gli occhi nei suoi e vi leggo un misto di paura, rabbia e insistenza. «Sto bene».
«Lo so. Finché non vai in pezzi» conclude lui. Mi lascia andare, aspetta che io esca dal box e chiude con un colpo secco. Camminiamo affiancati fino a casa. Tengo gli occhi incollati ai sassi bianchi sotto le nostre suole per obbligarmi a non guardare il bosco.
Nelle fiabe del libro di mia madre non è mai un luogo saggio in cui entrare; ci sono le creature più spaventose, quelle che vivono solo per divorarti. Io ho vissuto nell'oscurità del bosco, e ho amato una delle sue creature. Mi ha rubato qualcosa, che porta ancora con sé, e non lascerà andare mai. Il buco che mi divora porta il suo nome e il suo odio mi ha sempre incatenata.
🥀🖤 Spazio Fede 🥀🖤
Scusate, sono arrivata un po' lunga. Questo è un capitolo di passaggio, Sam è convinta di poter gestire la situazione, ma la sua mente funziona diversamente e nel prossimo capitolo lo vedremo bene. Purtroppo farà la cosa sbagliata nel momento peggiore e romperà l'equilibrio precario che si respira in casa Zanardi.
Voi state bene? La storia continua ad appassionarvi? Cosa starà combinando Michele? Forse è ora che torni a casa, o forse è meglio di no.
Arrivo presto.
Fede
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FALL IN WITH YOU
RomanceSeguito di Fit In With You 🖤 Quanto vale un cuore nero? Quanto costa una scelta fatta per amore? 🦋 Sam è spaventata dalla sua nuova vita felice, non è abituata ad avere tutto e sa che ogni cosa ha il suo prezzo e presto dovrà pagarlo. «Non avrei...