III- Riddle Clatyton Rosehearts

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In un solo istante, gli sguardi possono rivelare ciò che le parole non osano pronunciare; a volte, è proprio in quel silenzio che si nasconde il destino- Enora Emerald VanRouge

Non avrei mai pensato che la mia vita sarebbe cambiata tanto velocemente, né che un semplice errore di gestione da parte dell'università mi avrebbe catapultata in una convivenza così inaspettata. Rosecliff era una cittadina pittoresca, con le sue strade acciottolate e gli alberi che ondeggiavano dolcemente al vento. Le case storiche, con i loro mattoni rossi e le persiane colorate, sembravano raccontare storie di un tempo passato, ma io, immersa nei miei pensieri, non vedevo altro che un orizzonte incerto. Tutto era iniziato come un banale disguido: il mio appartamento assegnato era stato dato per errore a qualcun altro, e io ero rimasta senza posto a cui andare. In quei giorni, il campus universitario sembrava una giungla di opportunità e speranze, ma per me era solo un labirinto di preoccupazioni. Dovevo trovare una soluzione, e in fretta. Così, quando mi offrirono di dividere l'appartamento con uno studente della mia stessa facoltà, accettai senza troppe domande. Avevo bisogno di un tetto sopra la testa, e il resto sembrava solo un dettaglio insignificante. Rosecliff era un microcosmo di vita studentesca. I caffè erano pieni di ragazzi intenti a discutere di teorie e progetti, le librerie si affollavano di giovani in cerca di conoscenza, e i parchi offrivano rifugi tranquilli per chi voleva fuggire dal caos accademico. Ma per me, tutto questo era un contesto sfocato, il rumore di fondo di una realtà che stava per stravolgersi.

Poi, conobbi lui. Riddle Clayton Rosehearts.

La prima volta che lo vidi fu di mattina. Era una di quelle mattine in cui l'aria è frizzante e tutto sembra possibile, ma la mia mente era piena di dubbi e preoccupazioni quando stavo ancora cercando di sistemare i miei pochi effetti personali in una stanza che puzzava di vernice fresca. Le pareti bianche e spoglie sembravano assorbire ogni suono, rendendo l'atmosfera opprimente. Mentre sistemavo i miei libri, un mix di ansia e speranza si mescolava nel mio stomaco. Volevo sentirmi a casa, ma tutto sembrava così lontano da quella sensazione. Sentii la porta d'ingresso chiudersi con un suono secco, e poco dopo, Riddle apparve nel corridoio. Era alto, con una postura elegante e un modo di muoversi che trasmetteva una certa autorità. Mi sorrise con un'aria di superiorità che mi fece sentire subito come se fossi stata giudicata e trovata mancante. Era strano, non c'era nulla di apertamente ostile in lui, ma i suoi occhi sembravano scandagliare ogni mio movimento, ogni parola che stavo per pronunciare. Non potevo fare a meno di notare il modo in cui il suo sguardo si soffermava, come se stesse cercando di decifrare un mistero. «Benvenuta, Enora,» disse, la sua voce profonda e melodiosa risuonava nel silenzio della stanza. Le parole sembravano pesanti, cariche di significato, come se il mio arrivo fosse stato parte di un piano che solo lui conosceva. «Spero ti troverai a tuo agio qui.» Non sapevo come rispondere. La sua presenza era magnetica, ma anche inquietante. Sentivo che c'era qualcosa di più dietro quel sorriso, un'intenzione che non riuscivo a leggere. In quel momento, la mia razionalità si scontrava con una strana attrazione, un desiderio di capire chi fosse veramente.

«Grazie,» riuscii a dire, mentre il mio cuore accelerava. «Cercherò di sistemarmi al più presto.»
Il termine presto, era solo un fottuto effimero promemoria per non dire "mai".

Osservai il modo in cui Riddle si muoveva, come se fosse a suo agio in ogni angolo di quell'appartamento. C'era un'aria di controllo in lui, come se fosse abituato a dirigere le situazioni a suo favore. La sua presenza riempiva la stanza in un modo che era sia affascinante che intimidatorio.

«Non preoccuparti,» continuò, avvicinandosi a me con un passo sicuro. «La vita qui non è così complicata. Basta seguire le regole.»
Regole? Cosa intendeva? Il modo in cui pronunciava quella parola mi fece pensare a una scacchiera, a pezzi che si muovono in un gioco ben più grande di me. L'idea di vivere con qualcuno che sembrava avere il controllo su ogni aspetto della sua vita, e ora della mia, mi inquietava. Eppure, c'era qualcosa di seducente nel suo atteggiamento, un'energia che mi attirava e mi allontanava allo stesso tempo.
Mentre continuavo a sistemare, le mie mani tremavano leggermente. Non sapevo se era il nervosismo o una sorta di eccitazione per l'ignoto. Riddle sembrava notare la mia incertezza, il suo sguardo penetrante che mi seguiva mentre mi muovevo per la stanza. C'era una sfida in lui, come se stesse testando i miei limiti.
«Ehi,» disse, interrompendo i miei pensieri. «Non preoccuparti, non morderò. A meno che tu non faccia qualcosa di veramente stupido.» La battuta aveva un tono di leggerezza, ma c'era un fondo di serietà che non potevo ignorare. «Siamo solo coinquilini, giusto?» Le sue parole, apparentemente innocue, nascondevano un significato più profondo. Solo coinquilini. Il concetto mi sembrava già strano. C'era un accordo non scritto tra di noi, ma entrambi sapevamo che non sarebbe stato così semplice. I confini tra amicizia e attrazione, tra controllo e libertà, erano destinati a confondersi. La sua presenza riempiva la stanza in modo opprimente, come se fosse lui a dettare le regole di quel piccolo mondo che, fino a pochi minuti prima, consideravo mio. Riddle sembrava a proprio agio, troppo a proprio agio, come se quell'appartamento fosse solo un'estensione di se stesso, una scacchiera su cui io ero appena stata posizionata come una nuova pedina.
Mi osservava in silenzio mentre cercavo di continuare a sistemare le mie cose. Le sue parole rimbombavano nella mia mente: solo coinquilini. Ma c'era qualcosa in lui che diceva il contrario. Il modo in cui mi guardava, come se avesse già previsto ogni mia mossa, mi faceva sentire esposta. Ogni volta che provavo a calmarmi, mi tornava in mente quel sorriso, quel tono velato da un controllo che sembrava perfetto, calcolato. Rosecliff, con le sue strade luminose e ordinate, era un mondo che contrastava con l'oscurità silenziosa che sembrava circondare Riddle. Il suo portamento, il modo in cui si muoveva e parlava, emanava un'aria di dominio, come se ogni passo fosse parte di una coreografia di cui io non conoscevo le regole.
«Non devi sentirti a disagio,» aggiunse, mentre incrociava le braccia con disinvoltura. «Siamo adulti, e le cose andranno bene finché... seguiamo le regole.»
Le regole. Di nuovo quella parola. Non sapevo se stesse parlando di regole non dette della convivenza, o se c'era qualcosa di più oscuro nascosto sotto la superficie. Qualcosa che mi avrebbe consumata lentamente, come una partita di scacchi che sapevi di essere destinata a perdere.Lo guardai e sentii il mio stomaco contrarsi. C'era un magnetismo in lui che non potevo ignorare, ma allo stesso tempo, qualcosa mi diceva che non avrei dovuto fidarmi. C'era un abisso dietro il suo sguardo, e io stavo per cadere.Mentre il sole mattutino si faceva più alto, illuminando l'appartamento, capii che nulla sarebbe stato semplice con Riddle. Ogni parola, ogni gesto, sembrava studiato. E io ero lì, intrappolata in un gioco che non sapevo di aver iniziato. Rosecliff poteva sembrare una tranquilla cittadina universitaria, ma con Riddle Clayton Rosehearts, ogni cosa assumeva un tono diverso. Un tono di sfida, di mistero, di pericolo.

Twisted Hearts ||Enora Emerald Vanrouge & Riddle Clayton Rosehearts Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora