XIII - A Taste of Vulnerability

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A volte, è nel silenzio condiviso che si rivelano le verità più profonde.-Enora Emerald VanRouge

Tornata in camera, posai la borsa e mi lasciai cadere sulla sedia. Ero decisa a immergermi nello studio e recuperare quelle parti della lezione che mi erano sfuggite. Quella mattina trascorsa tra le chiacchiere con Morgan e la frescura del parco mi aveva dato una spinta di energia, una sensazione di possibilità.
Ma appena aprii il libro, un odore familiare mi distrasse. Era il profumo di basilico, pomodoro fresco, e una nota leggera di qualcosa che non riuscivo a decifrare subito. Mi alzai, incuriosita, e quando aprii la porta della stanza, rimasi sorpresa. Lì, davanti a me, c'era un piatto di pasta perfettamente preparato, insieme a una piccola insalata, ordinata e colorata. Rimasi in silenzio, osservando quel gesto inatteso. Era evidente chi fosse l'autore. Nessuno tranne Riddle avrebbe potuto fare una cosa del genere in modo così discreto, lasciando il cibo davanti alla mia porta senza dire una parola, come se temesse di invadere il mio spazio. "Perché?" mi chiesi, colpita da un'ondata di emozioni contrastanti. Aveva lasciato il piatto e poi si era ritirato, lasciando solo quel gesto a parlare per lui. Lo presi delicatamente e rientrai nella stanza, ancora sorpresa da quella piccola manifestazione di cura. Mentre mangiavo, non potevo fare a meno di chiedermi cosa lo avesse spinto a quel gesto. C'era una nota di vulnerabilità in quel piatto, un'apertura che non mi aspettavo da lui. «È solo cibo,» cercai di convincermi, ma il mio cuore sapeva che non era così semplice. Mentre portavo alla bocca i primi bocconi, una sensazione strana mi pervase. Ogni forchettata aveva qualcosa di più profondo di un semplice pasto. Era come se, con quel piatto, Riddle avesse voluto dirmi qualcosa che le parole non riuscivano a esprimere. Era un piccolo gesto, quasi invisibile, eppure parlava di una presenza, di un'attenzione a cui non ero abituata.
Cercai di concentrarmi sul sapore della pasta, sul fresco dell'insalata, sul pomodoro e il basilico, ma la mia mente continuava a tornare a lui. Non potevo fare a meno di chiedermi come fosse arrivato a prendere quella decisione. Lui, che tanto si proteggeva dietro quei suoi silenzi, aveva abbassato un frammento del suo scudo, e quel pensiero mi lasciava un misto di gratitudine e inquietudine.Finito il pranzo, raccolsi il piatto e rimasi un attimo in piedi al centro della stanza. «Devo ringraziarlo?» mi chiesi, ma qualcosa mi tratteneva. La delicatezza del gesto stava proprio nel silenzio in cui era avvolto, e quasi temevo che spezzare quel silenzio potesse far svanire l'intimità del momento. Decisi di non dirgli nulla, almeno per ora. Eppure, dentro di me sapevo che quel piccolo gesto aveva creato una crepa nel muro che ci divideva.Forse, inconsapevolmente, stavamo iniziando a capirci in modo diverso, fatto di sguardi e silenzi. E mentre mi sedevo di nuovo alla scrivania per tornare allo studio, un pensiero mi sfiorò, lasciandomi un sorriso incerto sulle labbra: c'era una parte di lui che voleva essere vista, anche se lottava con tutte le sue forze per nasconderla. Mentre mi immergevo nei libri, un suono familiare interruppe il silenzio della mia stanza: il ping di un messaggio su Instagram. Alzai lo sguardo dallo schermo del computer, curiosa. Non avevo sentito il cellulare vibrante da un po', e ora sembrava che ci fosse una novità. Aprii l'app, e mi trovai di fronte a un messaggio breve, ma allegro:

Morgan:
«Ehi, Enora! Spero che tu abbia passato una bella mattinata, è stato un piacere chiacchierare un po' insieme. Magari la prossima volta possiamo provare quel caffè di cui ti parlavo. Fammi sapere quando sei libera :)»

Sorrisi senza nemmeno accorgermene. Morgan aveva quella leggerezza naturale che metteva sempre di buon umore, e la sua gentilezza mi era di grande conforto. Non c'erano secondi fini nei suoi messaggi o atteggiamenti; era solo... autentico. Risposi subito, con la stessa spontaneità che aveva caratterizzato il nostro scambio quella mattina:

Enora:
«È stato bello anche per me, grazie! E va bene per il caffè, conto su di te per portarmi nel miglior posto della città ;)»

Twisted Hearts ||Enora Emerald Vanrouge & Riddle Clayton Rosehearts Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora