VII-Shadows in Motion

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Nell'oscurità, ogni sussurro nasconde un segreto e ogni ombra cela un'opportunità- Riddle Clayton Rosehearts

Mi svegliai al suono di un'eco familiare: il rumore della cucina, il profumo di tè che si diffondeva nell'aria. Mentre mi vestivo, riflettei sulla serata precedente. Enora, con il suo modo di studiare fino all'alba, mi aveva colpito. La sua determinazione era qualcosa che rispettavo, ma la gentilezza che avevo mostrato nel sistemarla a letto mi aveva sorpreso. Non era da me.
Scesi in cucina, trovando la scena che mi aspettavo. Lei era già lì, persa nei suoi pensieri, un'espressione pensierosa sul volto. Notai i suoi appunti sparsi, segno che si era addormentata sui libri. La mela e il bicchiere d'acqua che avevo lasciato sul tavolo mi parvero ora come piccoli segni di affetto. Non era una cosa da poco: era un modo per dimostrarle che mi interessava, anche se non avrei mai ammesso di provare qualcosa di simile.
«Hai dormito bene?»chiesi, cercando di mantenere un tono neutro. Volevo sapere, ma non sapevo se avrei dovuto.«Sì, grazie,» rispose, ma non riuscì a nascondere la sua curiosità. La cosa mi divertì. Era così evidente che voleva sapere di più, ma era anche spaventata all'idea di chiedere. Un aspetto che la rendeva ancor più affascinante.
«E grazie per... la mela,» aggiunse, e in quel momento la tensione nell'aria sembrò sciogliersi un po'. Non potei fare a meno di sorridere. «Non preoccuparti, Enora. È solo che non voglio che la mia coinquilina collassi per la fame o la stanchezza» C'era un sottile gioco tra noi, una danza di parole e silenzi. Eppure, c'era qualcosa in lei che mi attirava in modo misterioso. Volevo conoscere i suoi pensieri più profondi, le sue paure e i suoi sogni. Ma come sempre, la mia natura mi spingeva a rimanere distante, a non rivelare nulla di me. Passammo la colazione in silenzio, il suono delle tazze riempiva lo spazio in modo confortevole. Osservai ogni suo gesto, ogni espressione, cercando di decifrare ciò che si nascondeva dietro il suo sguardo curioso.Dopo aver terminato il caffè, mi alzai con calma. «Buona giornata di studio, Enora,»dissi, ma il mio sguardo si fermò su di lei per un momento più a lungo di quanto avessi voluto. Non potevo negare che stavo iniziando a provare una qualche forma di affetto, ma non ero pronto a concedermi completamente. Mentre uscivo dalla cucina, una parte di me desiderava rimanere, di approfondire quella connessione. Eppure, sapevo che il mistero di Enora era qualcosa che avrei dovuto affrontare con molta cautela. Avrei dovuto aspettare e osservare, capire quanto avrei potuto rivelare di me stesso e quanto avrei potuto scoprire di lei.La giornata prometteva di essere lunga, ma non potevo fare a meno di pensare a come la presenza di Enora avesse reso ogni momento più intrigante. Dopo la colazione, il silenzio della casa riempiva l'aria di una tranquillità inusuale. Non che avessi mai avuto problemi con il silenzio; anzi, lo trovavo spesso rasserenante. Ma oggi, il suo eccesso creava un'atmosfera quasi opprimente, come se tutto fosse congelato in un momento di inattività. Dalla mia stanza, sentii il fruscio dei fogli e il clic delle penne di Enora mentre studiava. Era affascinante osservarla immergersi nei suoi appunti, persa nel mondo della psicologia.Poi, con un'improvvisa occhiata all'orologio mi fece capire che il tempo era volato. Vidi Enora trasmettere un senso di panico mentre si affrettava a raccogliere i libri sparsi sulla scrivania. «Maledizione!» sibilò tra i denti, e non potei fare a meno di sorridere per la sua reazione. La vedevo muoversi freneticamente, cercando di vestirsi rapidamente. Era una scena che rivelava la sua vulnerabilità, eppure la sua determinazione era qualcosa che rispettavo.Quando finalmente uscì dalla porta, la trovai proprio lì, quasi in collisione con me. «Sei di fretta, vedo,» commentai, appoggiandomi alla mia porta con le braccia incrociate. Non potevo fare a meno di osservare la sua espressione affannata, i capelli disordinati e il suo abbigliamento casual. «Non sei il tipo che si lascia sorprendere dal tempo.»La mia voce era distaccata, ma un'ombra di curiosità si fece strada nella mia mente.
«Sì, lo so, non è da me,» rispose, cercando di infilarsi le scarpe mentre tentava di mantenere l'equilibrio. «Sono in ritardo per la lezione, devo andare.»
«Hai tutto?» le chiesi, gettando un'occhiata alla sua borsa aperta, da cui spuntavano disordinatamente i suoi libri e quaderni. Era un gesto banale, ma era un modo per assicurarmi che non dimenticasse nulla di essenziale.
«Sì, credo di sì...» disse, mentre il suo sguardo si spostava velocemente dalla borsa alla scrivania, visibilmente ansiosa.
Poi la colsi nel momento in cui si bloccò. «Hai preso il caricatore del portatile?» La vidi fissarmi, con uno sguardo incredulo. A volte, la sua espressione innocente mi divertiva.
«Dannazione, grazie!» esclamò, scomparendo in un baleno verso la sua stanza. Non potevo fare a meno di ridacchiare, quasi divertito dalla sua frenesia. Era strano, ma in quel momento mi resi conto che, nonostante la mia natura distaccata, avevo iniziato a notare dei dettagli su di lei.«Forse dovresti alzarti prima, la prossima volta,» le dissi mentre tornava, questa volta con il caricatore in mano. C'era un'aria di sfida nella sua risposta, ma era evidente che era grata.
«Forse...» borbottò, passandomi accanto con una velocità che quasi non riuscii a seguire.La osservai mentre si allontanava, il suo corpo che si muoveva con una determinazione che mi lasciava pensare. Era interessante come, nonostante i nostri mondi così diversi, ci fosse una sorta di connessione che stava iniziando a formarsi. Mi chiesi cosa sarebbe successo se fossimo stati in grado di abbattere le barriere che ci separavano. La mattina era stata una sorta di calma prima della tempesta. Osservai Enora mentre si preparava, la sua frenesia e il suo impaziente rincorrere il tempo mi ricordavano quanto potesse essere fragile, nonostante il suo impegno e la sua determinazione. Quando la sentii affannarsi per cercare di non perdere la lezione, un sorriso involontario si fece strada sul mio volto. La sua reazione al mio commento su come dovesse alzarsi prima era stata affascinante; la sua innocenza e il modo in cui si sforzava di apparire indifferente, mentre in realtà era tutto fuorché calmissima, erano cose che non potevo ignorare.«Buona fortuna, Enora,» dissi, mantenendo il tono neutro che mi era abituale, ma sentendo una strana sfumatura di cura nel mio tono. Osservai la sua figura slanciata mentre si precipitava fuori casa, con l'aria fresca del mattino che la circondava. Quella sensazione di calore, quell'improvvisa vulnerabilità che mostrava, mi rimase impressa mentre la osservavo svanire.L'aria era frizzante, e mi fermai un attimo a riflettere. In fondo, la mia vita era sempre stata caratterizzata da un certo grado di distacco, una scelta consapevole per proteggermi dalle emozioni e dagli attaccamenti. Eppure, la presenza di Enora sembrava sfidare quella scelta, portando alla luce una curiosità che non avevo mai sperimentato prima.
Passai il tempo a riflettere sulle mie scelte, finché decisi di seguire l'onda della curiosità e mi diressi verso la facoltà. Volevo capire perché la sua presenza avesse un impatto così forte su di me. Quando arrivai, la lezione era già iniziata, e notai come si fosse già seduta al suo posto, lanciando occhiate furtive verso il professore mentre cercava di nascondere l'imbarazzo.La sua entrata in aula era stata un momento di pura frustrazione per lei, ma la trovai affascinante. «Ah, la signorina VanRouge si unisce finalmente a noi,» disse il professore con sarcasmo, e io non potei fare a meno di ridere internamente. Vidi il suo viso arrossire, ma la mia attenzione era completamente focalizzata su di lei. La sua determinazione, il modo in cui cercava di concentrarsi nonostante l'imbarazzo, era qualcosa che catturava la mia attenzione.Rimasi in silenzio, osservando mentre il professore parlava della comunicazione non verbale e delle forze invisibili che influenzano le nostre azioni. Enora sembrava assorbire ogni parola, ma la sua mente vagava, rimanendo ancorata a me, a noi. Era evidente. Quando il professore mi chiese di intervenire, alzai la mano con sicurezza, parlando di come le azioni di una persona potessero rivelare molto più delle parole. Sentivo il suo sguardo su di me, e mi piaceva l'idea che potessi in qualche modo affascinarla.Durante la lezione, ogni tanto ci scambiavamo sguardi furtivi. La connessione che si stava formando tra noi era palpabile, e mentre parlavo, notai come i suoi occhi brillassero di curiosità e attenzione. Era un gioco di tensione, una danza delicata tra le nostre personalità diverse, e ciò mi divertiva.Alla fine della lezione, quando ci alzammo per uscire, non potei resistere. «Sei pronta per la prossima sessione di studio?» le chiesi, cercando di mascherare l'interesse che iniziava a crescere dentro di me.«Certo, ma dobbiamo vedere quando possiamo incontrarci,» rispose, e percepii la sua emozione sotto la superficie. «In realtà, ho pensato che potremmo studiare insieme più tardi, se non hai altri impegni,» dissi con un sorriso, mentre la folla si diradava. La sua risposta fu un sì, e nonostante la mia facciata imperturbabile, il cuore accelerò nel petto. Era strano come la prospettiva di trascorrere del tempo con lei mi facesse sentire un misto di anticipazione e nervosismo. Uscimmo dall'aula insieme e, mentre il cielo si schiariva sopra di noi, sapevo che quel pomeriggio avrebbe potuto rivelarsi interessante. La presenza di Enora, con la sua mente curiosa e la sua determinazione, prometteva di portare nella mia vita una freschezza che non avrei mai immaginato di desiderare.Decisi di accompagnare Enora verso la mensa, una scelta che, in fondo, sembrava naturale. Camminare al suo fianco era come navigare in un mare di curiosità, e il campus era vivace, pieno di studenti che si affrettavano tra risate e chiacchiere. Osservai come il suo passo, anche se un po' incerto, cercava di mantenere il ritmo con il mio. Era affascinante, una miscela di determinazione e vulnerabilità, mentre la mia presenza sembrava magneticamente attirare gli sguardi di chiunque ci passasse accanto.«Allora, Enora,» iniziai, mentre ci avvicinavamo alla fila per il cibo, «cosa hai in mente per il pranzo? Spero che tu non sia una di quelle persone che mangiano solo insalata.» Volevo rompere il ghiaccio, e la mia affermazione era più un modo per svelare un po' del mio umorismo, cercando di mettere a suo agio quella ragazza così intrigante.«Non ti preoccupare, non sono così estremista,» rispose ridendo, il suo sorriso che illuminava il suo viso. «Ma in realtà non ho idea di cosa ci sia oggi. Qualcosa di commestibile sarebbe già un buon inizio.»Risi tra me e me. «Il nostro menu non è esattamente rinomato,» dissi, scuotendo la testa. «Ma ci sono sempre le opzioni di pasta. Dovresti considerarle.» Era un modo per mostrare un lato leggero e informale di me stesso, mentre cercavo di capire le sue preferenze.
Ci avvicinammo al bancone, e mentre scorrevo gli occhi sulle opzioni, notai i piatti colorati e profumati. Non potevo fare a meno di osservare Enora mentre valutava le scelte, e un impulso mi spinse a darle un consiglio. Mi inclinai verso di lei e abbassai la voce. «Se scegli la pasta, ti consiglio di aggiungere un po' di peperoncino. Dà un tocco in più, se riesci a sopportarlo.»
«Non mi spaventa un po' di piccante,» rispose, il suo sorriso rivelava una sfida. La sua reazione mi divertì, e decisi di seguirla, ordinando una lasagna. Mentre aspettavamo di essere serviti, non potei fare a meno di osservare la sua espressione. «Spero che tu non ti aspetti che ti porti la cena di nuovo come l'altra sera,» dissi, con una nota di sarcasmo, sapendo che l'argomento del mio gesto premuroso poteva sembrare un po' troppo affettuoso. «Non voglio che tu pensi che sia sempre così premuroso.»
«Non preoccuparti, non ti farò fare la figura del "cuoco" ogni sera,» rispose lei, cercando di mantenere il tono leggero, anche se notai una scintilla di divertimento nei suoi occhi. Nonostante volessi mantenere un certo distacco, un'ombra di soddisfazione mi attraversò, pensando a quanto fosse piaciuto quel gesto a Enora.Una volta raccolti i nostri piatti, ci dirigemmo verso un tavolo in un angolo meno affollato della mensa. La trovai affascinante mentre si sistemava e iniziava a mangiare, ma la sua attenzione si concentrava su di me. «Hai un approccio interessante allo studio, vero?» dissi, masticando un boccone di lasagna. «Non ti limiti a leggere, ma cerchi di capire il perché delle cose. Questo è un buon modo di affrontare la psicologia.» La mia osservazione non era solo una lusinga; era un riconoscimento della sua intelligenza.«Certo, altrimenti sarebbe tutto troppo noioso,» rispose, prendendo un boccone di pasta. «A volte, però, mi sembra di essere più coinvolta nei miei pensieri che nei miei studi.»
La sua sincerità mi colpì. C'era una profondità in lei che richiedeva di essere esplorata, e il modo in cui parlava dei suoi pensieri, come se stesse svelando un pezzo della sua anima, mi intrigava. Decisi di sfruttare quel momento a mio favore.«A volte i pensieri possono essere i migliori compagni di studio, ma possono anche allontanarci dalla realtà,» dissi, cercando di trovare un collegamento tra le sue parole e il mondo che ci circondava. «Ma è proprio in quei momenti di confusione che possiamo scoprire qualcosa di più profondo su noi stessi.»La conversazione continuava a fluire, e in quel momento, mentre la guardavo parlare con passione, capii che non era solo un pranzo. Era un inizio, una porta aperta su qualcosa di più grande. E, mentre il chiasso della mensa continuava attorno a noi, il nostro piccolo angolo sembrava essere un rifugio in cui ogni parola scambiata avvicinava i nostri mondi.Mentre Enora rispondeva alla mia domanda, la guardai attentamente. C'era una vulnerabilità nei suoi occhi, un'espressione che sembrava riflettere le sfide che stava affrontando in questo nuovo ambiente. «E cosa c'è di così interessante nei tuoi pensieri?» chiese, sollevando un sopracciglio. La sua curiosità era palpabile, ma sentivo anche che il nostro scambio di parole stava toccando corde più profonde. Avrei voluto dirle che era lei a occupare i miei pensieri, ma mi limitai a osservare la sua reazione.
«Non lo so, forse è solo il fatto che mi sento un po' persa in questo nuovo ambiente. Ogni giorno porta nuove sfide, e a volte mi chiedo se riuscirò a farcela,» rispose, cercando di essere onesta. Le sue parole rivelavano una frustrazione che ricordavo bene.

Twisted Hearts ||Enora Emerald Vanrouge & Riddle Clayton Rosehearts Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora