VIII-Fires of Deception

1 0 0
                                    

♟️

In un gioco di ombre, le verità più oscure si rivelano solo a chi ha il coraggio di cercarle.-Riddle Clayton Rosehearts

Dopo la festa, mi ritrovai solo nella mia stanza, avvolto nell'oscurità. Il suono della musica e delle risate era svanito, lasciando un silenzio inquietante che mi circondava. Sedevo sul letto, riflettendo sulle parole scambiate con Enora.
«Allora, Enora, cosa sogni davvero di trovare qui? La tua carriera o qualcos'altro?»La sua risposta mi tornava in mente come un'eco. «Suppongo che cerco di trovare me stessa,» aveva detto, con una fragilità che non avrei mai immaginato potesse appartenere a lei.Mi sorprese la sua sincerità, e mi ritrovai a pensare a come avesse messo a nudo la sua vulnerabilità.
Era una stupida mossa, mia piccola dolce Enora. Non era altro che una stupida mossa che mi avrebbe permesso di trarti in scacco.«La ricerca di un posto è spesso più difficile di quella di un obiettivo. È una battaglia silenziosa, e non sempre si esce vincitori,» avevo risposto, quasi per mettere a tacere le mie stesse insicurezze. Ma il mio cuore si serrava al pensiero di cosa significasse veramente trovarsi in un luogo in cui ci si senta a casa.«E tu? Pensi di aver trovato il tuo posto, qui?» Era stata una domanda semplice, ma per me era stata come una scommessa. Mi ero voltato, cercando un punto indefinito della stanza, mentre il peso delle mie esperienze gravava su di me. «Il mio posto?» sussurrai. «Forse. Forse, ogni tanto, immagino di esserci vicino, ma la verità è che non so se riuscirò mai a trovarlo del tutto.»C'era qualcosa di liberatorio nel condividere quella vulnerabilità, ma anche spaventoso. La verità era che mi sentivo intrappolato in un gioco di strategia in cui ogni mossa era calcolata. Eppure, con Enora, quel gioco stava diventando sempre più personale.«Forse trovare il proprio posto significa solo smettere di cercare di cambiarlo, o di cambiare noi stessi,» aveva detto, cercando di allentare la tensione. Ricordai il sorriso che era apparso sul suo volto, un momento raro di genuinità che contrastava con la sua abituale disinvoltura.
«A volte dimentico che ci sono cose che possiamo accettare senza cercare di capovolgerle,» risposi, sentendomi vulnerabile ma anche stranamente connesso a lei.
Le risate e il trambusto della festa si erano allontanati, e mi ritrovai a contemplare il silenzio che regnava nella mia stanza. La musica che continuava a suonare in sottofondo, ora lontana, sembrava un ricordo di quel legame fragile ma autentico che avevo iniziato a costruire con Enora.
«Ti va di fare un giro?» le chiesi , e l'idea di allontanarmi dalla folla mi aveva attratto. L'aria fresca della notte ci aveva accolto mentre ci allontanavamo dalla festa, e il panorama della città illuminata si stendeva davanti a noi come un sogno irraggiungibile. «La vista non è male,» commentò , cercando di spezzare il silenzio.
«C'è una bellezza inaspettata, sì,» risposi e in quel momento sentii che le parole che ci scambiavamo erano più di semplici frasi. Erano un ponte tra due mondi, tra la mia solitudine e la sua apertura.Ma ora, mentre sedevo nel buio della mia stanza, non potevo fare a meno di riflettere su quanto fosse complesso quel legame. Avevo paura di perdere quel fragile contatto che avevamo creato. Non era solo la ricerca di un posto che mi spaventava, ma il timore di rimanere intrappolato in una connessione che, per quanto reale, sembrava destinata a svanire.
Con un sospiro, guardai il soffitto, cercando di mettere a fuoco i miei pensieri. Quella notte, Enora aveva aperto una porta nel mio cuore, ma ora mi chiedevo se avrei avuto il coraggio di attraversarla.Mentre la notte avanzava, la mia mente tornava incessantemente alle parole di Enora. «Cosa sogni davvero di trovare qui?» Si ripeteva nella mia testa come un mantra. Non avevo mai considerato veramente cosa significasse per me cercare un posto nel mondo. E ora che mi trovavo a riflettere su di esso, la mia mente si scontrava con un marasma di emozioni contrastanti.«La ricerca di un posto è spesso più difficile di quella di un obiettivo,»avevo detto, senza realmente considerare cosa significasse per me. Era un'affermazione vaga, eppure nel profondo sapevo che la mia ricerca era ben più intricata.
La mia mente si rifugiava in un abitudine confortevole: l'analisi. Non c'era spazio per le emozioni, per il caos. Le conversazioni con Enora avevano smosso qualcosa, ma continuavo a tenerla a distanza. Non potevo permettermi di lasciarmi andare. «E se trovassi davvero un posto?» L'idea mi faceva rabbrividire. E se quel posto fosse accanto a lei?
Strinsi i pugni, cercando di scacciare quel pensiero. Enora era... diversa. La sua curiosità, il suo modo di mettere in discussione le cose, mi mettevano in difficoltà. Era come se volesse scavare, scoprire ciò che era sepolto sotto la superficie. Eppure, in quel momento, mi chiedevo se volessi davvero essere scoperto.
Il mio telefono vibrò sul comodino, interrompendo il mio flusso di pensieri. Lo presi in mano, riconoscendo immediatamente il nome sullo schermo: Enora.
«Ciao, Riddle. È stata una serata interessante. Spero che la tua stanza non sia troppo silenziosa.»
Un sorriso sarcastico mi sfuggì. Non era mai silenziosa, era solo... isolata.
Risposi con un tono secco, quasi per fuggire da quel dialogo emotivo. «Il silenzio è solo un'illusione. A volte è nei momenti più tranquilli che si trovano le risposte più importanti.» La mia voce interiore mi ammoniva: dovevo rimanere distante.
Dopo un attimo, il suo messaggio arrivò: «Sei sempre così enigmatico. Ma mi piace. Spero di poterlo capire meglio.»Il suo interesse era fastidioso e intrigante al tempo stesso. «Non è facile, Enora. Ci sono parti di me che non ho mai condiviso con nessuno.» La mia risposta fu diretta, eppure mi chiesi se avessi esagerato. Ma la mia mente non poteva permettere che l'emozione prendesse il sopravvento.
La sua risposta, come al solito, arrivò rapida: «Lo capisco. Nessuno di noi è solo ciò che mostra. Ma a volte è bello lasciare che qualcuno ci veda per chi siamo.» Le sue parole erano un invito a scoprire un lato di me che avevo accuratamente nascosto.Ero consapevole che quel legame potesse diventare un problema. Ma la mia facciata di indifferenza non si incrinò. «Forse, Enora,» scrissi, «la chiave per trovare il proprio posto è avere il coraggio di mostrare le proprie fragilità. Ma spero che tu non ti spaventi quando le mie ombre verranno a galla.» Le parole scorrevano come un gioco di potere tra di noi. Ogni risposta era un movimento strategico, eppure nel profondo temevo che questa danza potesse portarmi a un precipizio. «Non ho paura delle ombre. Anzi, sono curiosa di vedere cosa nascondono. Ci sono cose che meritano di essere esplorate.»Rimasi in silenzio, fissando lo schermo del telefono, cercando di decifrare le sue intenzioni. Le sue parole si allacciavano a un sentimento che cercavo di evitare. Avrei dovuto mantenere la distanza, non lasciarmi coinvolgere. Sorrisi ironicamente, abbandonando il telefono sul comodino. Il gioco delle ombre continuava, e mentre il mondo esterno si attenuava, mi ritrovai a chiedermi: "Quale sarà il prezzo da pagare per questa curiosità?" La risposta era sfuggente come un'ombra nella notte.Dopo aver posato il telefono, mi alzai dalla mia posizione sul letto e iniziai a camminare su e giù nella stanza. I pensieri si affollavano nella mia mente, come nuvole tempestose pronte a scaricare pioggia. «A quale gioco stai giocando, Enora?» mi chiesi, ripensando alle sue parole. Sembrava che cercasse di scavare sotto la superficie, e la cosa mi infastidiva. Dovevo mantenere il controllo. Mi ero sempre considerato un maestro della strategia, capace di manovrare le situazioni a mio favore. Ma con Enora era diverso. Ogni interazione con lei sembrava un campo minato. Sapevo che ogni passo poteva portare a una rivelazione, a una vulnerabilità inaspettata.La festa era stata un'occasione per rilassarmi, eppure, mentre ballavo tra le risate e la musica, la sua presenza continuava a richiamare la mia attenzione. Non potevo negare che mi intrigasse, eppure avevo sentito la mia guardia alzarsi. «Non lasciarti coinvolgere,» mi ripetevo come un mantra. Eppure, la sera trascorsa insieme era stata rivelatrice. Quella conversazione sul "trovare un posto" era stata solo la punta dell'iceberg. La sua vulnerabilità, il suo desiderio di cercare un senso, erano espressioni di una fragilità che io stesso avevo cercato di nascondere. Mi chiedevo se fosse saggio permettere che qualcuno avesse accesso a quei lati oscuri di me.«Riddle, ma chi sei davvero?» Una domanda che mi perseguitava da tempo. E ora, con Enora che girava come un fantasma nella mia vita, la risposta sembrava ancora più sfuggente. E così, mentre mi perdevo nei miei pensieri, la mia mente tornò al messaggio che le avevo appena inviato. La mia affermazione sulle ombre era stata una provocazione, una sfida. Volevo capire se avesse la forza di affrontare ciò che avrei potuto rivelare. «Ci sono cose che meritano di essere esplorate.» Le sue parole risuonavano nella mia mente, e la cosa mi irritava.Decisi di tornare al mio computer, cercando di distogliere la mente dalla confusione emotiva. Aprii il browser, cercando di immergermi nello studio e nelle letture accademiche. Era una distrazione necessaria, una fuga dalla complessità dei miei sentimenti. Ma, come sempre, i pensieri su di lei continuavano a interrompere il mio focus.Non potevo ignorare la parte di me che si sentiva attratta dalla sua presenza, dalla sua intelligenza, dalla sua determinazione. Eppure, la paura di perdermi in quel mondo di emozioni era sempre lì, pronta a bloccarmi. «Devi essere cauto,» pensai, fissando il cursore lampeggiante sullo schermo. «Non lasciare che le emozioni ti rendano vulnerabile.»
Dopo un po', tornai a controllare il mio telefono, come se la risposta di Enora potesse schiarirmi le idee. Ma il suo nome non appariva. Un impulso di frustrazione mi colse. Non era da lei lasciare in sospeso la conversazione. «Forse è più forte di quanto pensassi,» mi dissi, cercando di convincermi che la sua indifferenza fosse una reazione normale. Ma in fondo, sapevo che desideravo che fosse al corrente dei miei pensieri, delle mie paure, delle mie insicurezze. La solitudine della mia stanza sembrava farsi più pesante. Mi alzai e andai verso la finestra, osservando il panorama illuminato dalla città. Le luci scintillavano come stelle lontane, ognuna di esse portatrice di sogni e desideri. «Cosa stai cercando, Riddle?» mi chiesi. Non era solo il mio posto, ma anche la mia identità che dovevo affrontare.Il mio rifugio era stato sempre la razionalità, la manipolazione e il controllo. Ma con Enora, ogni conversazione diventava un gioco pericoloso. La fragilità era un elemento che non conoscevo bene, eppure sembrava attirarmi, come una calamita. Dopo un lungo silenzio, il mio telefono vibrò di nuovo. Il cuore mi balzò nel petto. «Riddle, scusa se non ho risposto. Ho bisogno di tempo per pensare.»Un sospiro di sollievo e di frustrazione si mescolarono dentro di me. Non era una chiusura, ma nemmeno un'apertura. «Prenditi il tuo tempo. Ma ricorda che le ombre possono essere insidiose,» risposi, mantenendo il tono freddo.
«Le ombre non mi spaventano,» rispose lei. «Anzi, sono pronta a esplorarle.» Le sue parole colpirono come un colpo di frusta. Era un confronto diretto, una sfida. Mi chiesi cosa avesse in mente. «Allora preparati, Enora. Non tutte le ombre sono amichevoli.»E mentre riflettevo su questa nuova dimensione del nostro rapporto, un pensiero si fece strada nella mia mente: "Forse il vero gioco era appena iniziato."Mentre le parole di Enora continuavano a rimbombare nella mia testa, una sensazione di inquietudine si impadronì di me. «Non tutte le ombre sono amichevoli.» La mia avvertenza era stata un avvertimento, ma forse anche una minaccia velata. Non sapevo se fosse pronta a confrontarsi con la verità che si celava dietro il mio atteggiamento enigmatico. Cercai di riportare il focus, ma i pensieri su di lei si affollavano, rendendo difficile concentrarmi. Enora aveva dimostrato di possedere una forza che non avrei mai previsto. «Cosa potrebbe succedere se decidesse di scavare più a fondo?» Un brivido mi attraversò la schiena.Con un gesto istintivo, presi il mio telefono e controllai le notifiche. Il suo nome lampeggiava sullo schermo. «Sto cercando di capire. Non voglio essere una semplice ombra nel tuo mondo.» Le sue parole colpirono una corda sensibile. Volevo dirle che non era solo un'ombra, che era un enigma, ma la verità era che stavo lottando per mantenere le distanze.
«Non sei un'ombra, sei un enigma,» digitai, cercando di mantenere il controllo, mentre una parte di me desiderava rivelarle di più.Rispose quasi subito: «Riddle, vorrei sapere di più di te. Ma non voglio che tu mi trattenga.» La sua audacia mi irritava e mi affascinava allo stesso tempo. «Vuoi sapere di me? La curiosità può essere pericolosa.» Era una provocazione, un modo per mettere in chiaro che non avevo intenzione di abbattere le mie mura.
La mia mente tornò a quella conversazione sul trovare un posto, sull'accettazione delle proprie ombre. Enora era stata così vulnerabile, così aperta, eppure io continuavo a rimanere a distanza. «In questo gioco, ogni passo può essere decisivo,»riflettei. Mi alzai, cercando di liberarmi dalla tensione. Ogni interazione con lei stava cambiando il mio modo di vedere. «La vulnerabilità non è debolezza,» mi ripetevo, ma la consapevolezza di quanto stavo rischiando mi assalì.
Il telefono vibrò di nuovo: «Riddle, voglio scoprire le tue ombre. Non voglio che tu abbia paura di me.»
«Non è paura, Enora. È consapevolezza,» scrissi, consapevole che stavo giocando un gioco pericoloso. Le mie parole erano una sfida, ma anche un avvertimento.In quel momento, capii che il confine tra curiosità e vulnerabilità era più labile di quanto pensassi. «Forse sono io l'ombra che deve affrontare la luce.» La mia vita stava cambiando, e il gioco che stavo per intraprendere con Enora era ben più profondo di qualsiasi strategia avessi mai immaginato. «E in questo gioco, solo il tempo dirà chi sarà il vero vincitore.» La mia stanza, solitamente un rifugio in cui le mie ombre danzavano liberamente, ora sembrava un luogo di intrigo. Le parole di Enora continuavano a ronzarmi nella mente come una melodia persistente, e mi chiesi per la millesima volta cosa avessi in mente. La sua audacia nel voler scavare oltre la superficie, nel cercare la verità dietro il mio comportamento, mi confondeva e mi attirava allo stesso tempo.
«Vuoi scoprire le mie ombre?» riflettei, sorpreso dalla possibilità. «E se ti spaventassero?» La domanda si fece strada nei miei pensieri, ma la verità era che ero io a temere la sua risposta. Aveva aperto una porta che avrei preferito tenere chiusa.Scivolai sul letto, il pensiero di lei che cercava di comprendere il mio mondo mi dava una strana sensazione. Era come se ogni parola che scambiavamo costruisse un ponte tra noi, un ponte che mi terrorizzava. «Cosa farei se avessi il coraggio di attraversarlo?»
Il mio telefono vibrò di nuovo, strappandomi dai miei pensieri. Un altro messaggio da Enora: «Sai, Riddle, ogni volta che parliamo, mi sembra di conoscere una parte di te. Una parte che non vuoi mostrare. Non ho paura di ciò che troverò.»Le sue parole erano come un balsamo e un veleno insieme. «Non avere paura? Eppure la paura è la mia compagna costante,» pensai. «Se solo sapesse.» In quell'istante, il desiderio di proteggerla e il bisogno di rimanere distante si scontrarono in un tumulto. «Non voglio ferirti, Enora,» scrissi, cercando di essere sincero. «La mia vita non è come quella degli altri. È un labirinto di ombre.»Il mio messaggio rimase in sospeso, come una sentenza che avrebbe potuto alterare il nostro equilibrio precario. «Cosa dirà? Come reagirà?» mi chiesi. La risposta arrivò quasi immediata: «Ogni labirinto ha un'uscita, Riddle. E se mai ne avrai bisogno, io sono qui.» Le sue parole avevano una dolcezza inaspettata, un'innocenza che contrastava con la gravità delle mie esperienze. «Non è così semplice,» pensai. «Ogni uscita ha un prezzo.»Mi rialzai e iniziai a camminare per la stanza, in preda ai miei pensieri che erano come schegge volanti. La nostra interazione stava cambiando la mia percezione di ciò che era possibile. «Ma che cosa desidero realmente? Vuoi davvero che io mi apra? O stai cercando solo un'altra storia da raccontare?» In un momento di lucidità, decisi di mettere da parte i miei timori. «Forse dovrei solo lasciarmi andare,» pensai. Ma la mia natura combattiva non mi permetteva di farlo così facilmente. «Il mio passato è una scottante realtà che non può essere ignorata.» Mentre riflettevo, la vista dalla finestra attirò la mia attenzione. La città brillava nel buio, ogni luce un faro di vita, eppure, per me, era tutto così distante. «Posso permettere a qualcuno di entrare in questo mondo?» era la domanda che mi tormentava. «Forse è proprio quello che mi spaventa di più,» mormorai a me stesso, mentre la mia mente continuava a tornare a Enora. Aveva una determinazione che non avevo mai visto prima, un'energia che mi sfidava a guardare oltre le mie paure. «Ma se io la deludessi?»
All'improvviso, il mio telefono vibra di nuovo. «Riddle, io voglio che tu sappia che, qualunque cosa tu sia, qualunque cosa tu abbia passato, non ti giudicherò. Voglio solo capire.»Leggere quelle parole mi fece sentire esposto. "Senza giudizi?" Non potevo crederci. Quell'incredibile sincerità mi fece dubitare di tutto ciò che pensavo di sapere. «È davvero possibile?»
La mia mano tremava mentre digitavo la risposta: «Capire è un atto di coraggio, e il coraggio spesso porta a scoperte scomode.» Mi fermai, il cuore che batteva forte. C'era un fragore interno, un'eco di pensieri che si scontravano e ribollivano, come l'acqua della teiera che stridulava una volta pronto il tè . «Ma forse dovrei smettere di scappare.» Decisi di inviare quel messaggio, di affrontare le conseguenze di quello che avrei potuto dire.La risposta arrivò immediatamente: «Qualunque cosa tu decida, io sono qui. Non ho paura di esplorare le tue ombre.»
Sentii un brivido lungo la schiena. «Sei sicura di volerlo?»Ma anche mentre lo pensavo, sapevo di non poter tornare indietro. La scelta era fatta. «Iniziamo questo gioco di ombre, Enora. Vediamo dove ci porterà,» riflettei, mentre una parte di me si preparava a scoprire cosa significasse davvero aprirsi a qualcuno. In quel momento, capii che ogni passo sarebbe stato un atto di coraggio, ma anche di vulnerabilità.E in quel conflitto, il gioco che avevamo iniziato stava per diventare molto più complicato di quanto avessi mai immaginato.Ogni passo verso di lei rappresentava un atto di coraggio, una sfida a quell'armatura che mi ero costruito nel tempo. Con ogni messaggio scambiato, con ogni sguardo condiviso, sentivo il peso della vulnerabilità schiacciarmi. In quel momento, capii che stavo per scoprire un mondo che avrebbe potuto cambiare tutto ciò che conoscevo.La mia stanza, una volta rifugio per le mie fantasie, sembrava ora uno spazio angusto, invaso da ombre di insicurezze. Guardai le pareti coperte da poster che raccontavano storie di ambizione e sfide. «Cosa significa aprirsi?» mi chiesi, mentre un brivido mi percorreva la schiena. «E se ciò che trovassi non fosse altro che il riflesso delle mie paure?C'è qualcosa di bello anche nell'oscurità,»riflettei, sentendo il peso delle mie parole. «Ma ci sono anche segreti, e io ne ho molti.»Il ricordo della serata di festa riafforava come una luce lampeggiante nella mia mente, e non potevo fare a meno di pensare alla conversazione con Enora. Le sue domande, la sua curiosità, erano come un raggio di luce che filtrava nelle mie difese. «E se fosse tutto un'illusione?» pensai. «E se le ombre che mi circondano mi avessero già intrappolato?»Quella festa, quel momento condiviso con Enora, erano stati solo l'inizio di qualcosa di molto più grande. Ma la fragilità che provavo era opprimente. «E se avessi aperto una porta che non avrei potuto richiudere?» Un'onda di inquietudine mi travolse. La mia vita era stata un mosaico di scelte calcolate, e ora mi trovavo a considerare l'idea di lasciarmi andare, di immergermi in un gioco di ombre dove le regole, le avrei stabilite a modo mio.Le parole di Enora risuonavano nella mia testa. «Non avere paura di mostrarmi chi sei.» Ogni volta che ci pensavo, sentivo il mio cuore battere più forte. Cosa significava veramente "mostrarsi"? Avevo sempre preferito le ombre, le sicurezze che mi fornivano. Ma ora stavo affrontando un bivio, un'incredibile opportunità di connessione e, al contempo, un rischio spaventoso.
D'un tratto, il mio telefono vibrò sul comodino, e il suono interruppe i miei pensieri. "Un messaggio," pensai. Con un gesto meccanico, lo afferrai e vidi il nome sullo schermo: Enora. Il cuore mi balzò in petto mentre aprivo il messaggio.«Spero che tu non abbia paura di quello che stiamo iniziando. È un percorso oscuro, ma può anche rivelarsi affascinante.» Quelle parole mi colpirono come un fulmine. Era come se potesse leggere la mia mente, comprendere le mie ansie e le mie speranze. Il suo coraggio mi intimidiva, ma mi attirava allo stesso tempo. «E se avessi torto?» risposi, digitando le parole con una certa esitazione. «E se questa oscurità fosse più di quanto possiamo gestire?»Dopo un istante che sembrò un'eternità, il suo messaggio tornò, rapito da una leggerezza che contrastava con le mie paure. «Non lo possiamo sapere finché non ci proviamo. A volte, le cose più belle emergono dall'oscurità.»
Le sue parole mi lasciarono senza fiato. Era l'inizio di un viaggio, un'opportunità di esplorare non solo il mondo esterno, ma anche quello interiore. E in quel momento, capii che, anche se le mie ombre erano dense, la luce che veniva da Enora era più forte.«Cosa nasconde questa donna?» mi chiesi, avvolto dai pensieri che giravano in circolo.
Tornai a sedermi sul letto, cercando di riorganizzare le idee. Non avrei potuto ignorare la tensione che si era creata tra noi. Ogni parola, ogni scambio di sguardi durante la festa, aveva aggiunto strati a quel legame complesso. Eppure, c'era qualcosa di inquietante nel pensare di aprirmi a lei, di permettere a qualcun altro di vedere il mio vero io. La mia storia, i miei segreti: tutto ciò che avevo tenuto nascosto fino a quel momento.«E se Enora fosse come tutte le altre?» Il pensiero si insinuò nella mia mente come un serpente, ma lo respinsi. Lei era diversa. La sua curiosità, la sua capacità di scavare sotto la superficie, la rendevano affascinante. Ma più la conoscevo, più sentivo la mia vulnerabilità aumentare.La mia mente tornò a quell'istante sulla terrazza, quando avevo percepito la sua presenza accanto a me. La sensazione di tranquillità e di tensione insieme, il modo in cui la sua voce sembrava sussurrare verità nascoste. Ma al contempo, le domande si accumulavano. «Cosa volevo davvero da lei?» E, soprattutto, «Cosa avrei dovuto nascondere?»Mentre il ricordo di quel momento continuava a vibrare nella mia mente, mi resi conto che la sua vulnerabilità mi aveva colpito più di quanto avessi previsto. Enora non era solo un'intrusa nel mio mondo; era una riflessione delle mie stesse incertezze. E, paradossalmente, più si avvicinava, più sentivo il bisogno di allontanarmi. Era una danza delicata tra l'attrazione e il timore, un conflitto che mi lasciava disorientato.«Riddle, sei tu a far paura a te stesso, non lei,» pensai, mentre mi stringevo nelle spalle. L'idea di aprirmi a lei era come camminare su un filo sottile, con un abisso di segreti e vulnerabilità che si apriva sotto di me. Mi chiesi se fossi pronto a rischiare tutto, a mettere a nudo il mio vero io. La mia vita era stata costruita su strati di difese, e ora, sentendo la sua presenza, il muro sembrava vacillare.E se avessi rivelato troppo? Se avesse scoperto la parte di me che avevo faticato a nascondere? Il peso delle mie ombre si fece sentire di nuovo. «Cosa penserà di me se saprà tutto?» Il pensiero di Enora che scopriva i miei segreti più oscuri era come un coltello affilato che affondava nella mia mente. Sapevo che l'intimità richiedeva apertura, ma ero veramente pronto a condividere le mie paure, le mie ambizioni, e le cicatrici che avevo accumulato?«Ogni passo che facciamo insieme potrebbe essere un passo verso la luce,» mi ripetevo. Eppure, nel profondo, sentivo la paura di affondare in quell'oscurità che così tanto temevamo. Enora era una chiave per aprire porte che avevo chiuso a chiave da tempo, ma ogni porta aperta significava anche lasciare entrare l'incertezza. «La vita non è mai un gioco semplice, Riddle,» riflettei, chiudendo gli occhi per un attimo. Enora. Cosa cercava veramente in questo posto? Ogni parola che pronunciava sembrava una tessera di un puzzle che tentavo di assemblare. Era così aperta, così genuina, eppure così inconsapevole del potere che esercitava su di me. La sua vulnerabilità era un enigma che mi attirava e al contempo mi spaventava. In un modo che non avrei mai voluto ammettere, desideravo sapere di più su di lei .La sua vulnerabilità, così rara eppure così avvincente, mi colpiva ogni volta che parlavamo. Non avrei mai immaginato di trovare qualcuno che potesse penetrare così a fondo nelle mie difese. Ma era un rischio. Aprirsi a lei significava anche mostrare le mie cicatrici, e temevo che potesse fuggire non appena avesse intravisto il lato oscuro della mia anima.

Twisted Hearts ||Enora Emerald Vanrouge & Riddle Clayton Rosehearts Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora