Mary
Mi sembrava di essere intrappolata in un incubo da cui non riuscivo a svegliarmi. Ogni volta che spingevo, era come se il dolore non avesse mai fine. Respiravo a fatica, il sudore mi scivolava lungo la fronte e non sentivo altro che le parole dell’allevatrice che mi incitava a spingere, come se bastasse un suo comando per far sparire la mia sofferenza. E Francesco… lui era lì, seduto di fronte a me, distante e impassibile, come se il dolore che stavo provando non lo riguardasse minimamente. I suoi occhi erano freddi, attenti, come se stesse osservando una scena da lontano, senza lasciarsi toccare. Mi sentivo sola, anche se c’era Hanna lì, al mio fianco, a stringermi la mano.
Ma la sua presenza era come una ferita aperta. Ogni volta che la guardavo, sentivo il disprezzo crescere dentro di me, amaro, acido, pronto a esplodere. Lei era stata con Francesco, lo sapevo. Quel pensiero mi bruciava come una lama nella carne, mi accecava, e il dolore si mescolava alla rabbia, rendendo ogni contrazione ancora più insopportabile. Come poteva stare qui, accanto a me, a fingere di sostenermi? Come poteva avere il coraggio di pronunciare il mio nome, di incitarmi, come se non fosse colpevole?
«Dai, Mary,» mi disse, la sua voce dolce e incoraggiante, ma per me suonava falsa, ipocrita. Non poteva capire cosa significasse per me essere lì, con lui davanti e lei al mio fianco, in un momento che avrebbe dovuto essere solo nostro. Ogni parola di incoraggiamento che usciva dalle sue labbra mi faceva venire voglia di allontanarla, di urlarle contro. Come poteva pretendere di stare accanto a me, dopo tutto?
Un’altra spinta, e il dolore mi travolse, sordo e implacabile, tanto da lasciarmi senza fiato. Sentivo la pressione crescere, insopportabile, e la voce dell’allevatrice continuava a ripetersi, a incitarmi a spingere, come se le sue parole potessero davvero aiutarmi. Ma non c’era sollievo, solo il pensiero del tradimento di Francesco che continuava a tornare, un’ossessione che non riuscivo a scacciare.
Guardai di nuovo Francesco, sperando di vedere almeno un segno di preoccupazione, di interesse. Ma il suo volto era una maschera di indifferenza. E Hanna… lei continuava a stringermi la mano, a sussurrarmi parole che non volevo sentire, come se fosse davvero dalla mia parte. Eppure, non potevo liberarmi di quel veleno che mi corrodeva dall’interno.
Un dolore sordo si irradiava nel mio corpo, eppure, appena sentii il pianto della bambina, una sensazione di sollievo mi attraversò come una corrente calda. Avevo dato la vita, nonostante tutto il veleno, le ferite, le cicatrici che mi aveva lasciato. La levatrice annunciò il sesso del bambino, la voce bassa e quasi solenne: «È una femmina.»
Francesco sorrise. Lo vidi avvicinarsi, prendere in braccio quella piccola creatura che avevo portato dentro di me per tutti quei lunghi mesi, e lei sembrava così fragile, avvolta nel lenzuolo che le aveva sistemato con mani improvvisamente delicate. Lo guardai, lottando per non cedere alla stanchezza e al dolore, e dissi piano, quasi implorando: «Francesco, portamela… voglio vederla, voglio sentire il suo calore.» Ma lui mi lanciò solo uno sguardo freddo, calmo, quasi come se non avesse udito davvero le mie parole.
E senza dire nulla, si voltò, la mia bambina stretta al petto, e uscì dalla stanza. Sussultai, un nodo amaro mi chiuse la gola. Ero stremata, ma dentro sentivo montare un senso di perdita, di vuoto, come se con quella porta chiusa Francesco mi avesse tolto anche l'ultimo brandello di me stessa. E fuori, un rumore distante, assordante: applausi, esclamazioni di gioia, come se la nascita della bambina fosse diventata uno spettacolo da condividere.
Hanna cercò di tranquillizzarmi, mormorando piano: «Vuole soltanto farla vedere ai suoi amici.» Ma quelle parole non mi portarono alcuna pace. La mia bambina, la mia unica bambina, nelle mani di altri, mentre io giacevo qui, spossata, ferita, lasciata senza di lei. Sentii le lacrime pungermi gli occhi, e non riuscii a trattenerle. Scivolarono silenziose lungo il mio viso, calde, come a lavare via ogni illusione che ancora mi restava.
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Francy- la maledizione dell'imperatrice
Fantasy800, nell'antico regno di Hyperborea, l'imperatore Francesco II è promesso in sposa alla principessa di Lemuria, Mary, ma il suo cuore appartiene ad Alyssa, figlia di un famoso pirata. Quando rimane incinta, l'imperatore la scaccia dal palazzo per e...