Francesca
Aprii gli occhi lentamente, la testa che mi pulsava come se avessi bevuto tutto il rum di una ciurma. Il corpo era appesantito, come trattenuto da qualcosa di invisibile, ma non ero morta, no... ero ancora attaccata a quella dannata roccia. L'acqua gelida scorreva lungo la mia pelle, mentre le due sirene mi fissavano con occhi penetranti, colmi di un'ironia che mi faceva venire voglia di strappar loro le squame.
«Basta, questa è una stronzata!» sbottai con un filo di voce. «Dovete lasciarmi andare!»
Le loro risate mi perforarono le orecchie. Lexi, con quei capelli bagnati che le ricadevano lungo il corpo, si avvicinò lentamente. Il suo sorriso era un misto di malizia e pericolo. Si chinò leggermente, il volto a pochi centimetri dal mio, e con quella voce vellutata che ti scivola dentro come veleno, disse: «Dimmi, capitana... dove si trova il tridente?»
La fissai con odio puro. Quelle creature erano troppo furbe per il loro bene. Non potevano strapparmi il respiro con i loro canti, quindi cercavano di piegarmi con le parole. Ma il tridente... il tridente era una leggenda, un mito che aveva portato solo morte e sangue tra imperi e mari. Stringendo i denti, cercai di non mostrare la debolezza che mi sentivo dentro.
«Non so dov'è quel dannato tridente,» mentii con un tono che speravo fosse abbastanza convincente. Ma i loro occhi dicevano che non mi credevano. Lexi sorrise ancora, ma questa volta era un sorriso privo di calore.
Lexi si avvicinò lentamente, i suoi occhi come lame che mi trapassavano l'anima. La sua mano fredda e umida sfiorò il mio viso, accarezzandolo con una delicatezza che contrastava con l'oscurità che emanava. Sussurrò, con una voce che sembrava il canto del vento tra gli scogli:
«Non lo sai davvero, capitana?»Non risposi. Le altre sirene rimasero immobili, osservandomi come predatori che aspettano il momento giusto per affondare i denti. La verità? Non avevo idea di dove fosse quel maledetto tridente. Il solo pensiero di quell'oggetto mi tormentava: una leggenda che portava con sé solo caos e morte.
Lexi continuò, inclinando leggermente il capo. «Noi lo sappiamo. E abbiamo bisogno di te.»
Quelle parole mi colpirono come un pugno allo stomaco. Se lo sapevano già, perché portarmi qui? Perché costringermi a soffrire e lottare contro l'ignoto? Mi sentii per un attimo smarrita, sopraffatta da domande che non avevano risposta.
«Vi aiuterò,» dissi infine, stringendo i denti. «Ma voglio tornare sulla mia nave.»
Lexi sorrise, un sorriso che era tutto fuorché rassicurante. «Non così facilmente, dolce capitana.»
Prima che potessi reagire, prese la mia mano con una forza sorprendente. Con un pezzo di conchiglia affilata, mi incise il palmo. Un urlo di dolore mi sfuggì dalle labbra, il taglio bruciava come se il fuoco stesso mi avesse toccato.
«Questo sarà il tuo legame con noi,» sibilò Lexi. «Un marchio. Una maledizione. Se mai dovessi tradirci, Francesca... morirai.»
Guardai il sangue scorrere dalla mia mano, gocce scure che cadevano nell'acqua e si perdevano nelle onde. Non potevo respirare, non potevo pensare. Quelle parole mi rimbombavano nella testa: maledizione.
Ma non avevo scelta. La mia vita era appesa a un filo sottile, e per quanto odiassi quelle creature, dovevo giocare il loro gioco.
Dovevo rimanere calma, ma dentro di me ribollivo. Il dolore alla mano pulsava, il sangue ancora colava lento, mescolandosi con l'acqua salata. Mi sentivo come intrappolata in un incubo senza fine.
«Dove...» la mia voce era un sussurro rauco, come se le parole mi si spezzassero in gola, «dove devo cercarlo?»
Lexi mi guardò con un sorriso enigmatico, il tipo di sorriso che faceva sembrare tutto una dannata trappola. La sua voce si fece più morbida, quasi ammaliante. «Alla reggia di Shambala,» disse.
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Francy- la maledizione dell'imperatrice
FantasíaFrancesca, temuta piratessa dei mari, cerca vendetta contro l'Imperatore Francesco, l'uomo responsabile della morte di suo padre, capitano di una nave incaricata di recuperare un prezioso diamante. Spinta dall'odio, Francesca guida un'impietosa camp...