Lo strano silenzio

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Nel cuore della notte, Sofia si risveglia di soprassalto. Un silenzio innaturale pervade l’aria, tanto profondo da sembrare un’entità a sé, un mantello oscuro che avvolge tutto. Per un istante, non osa neanche respirare. Nulla si muove: né le fronde degli alberi né gli animali notturni. È come se il villaggio fosse stato inghiottito da un vuoto che soffoca ogni segno di vita.

Sofia si solleva lentamente dal letto, cercando di ignorare il battito accelerato del cuore. Scosta la coperta, infilando un maglione e avvicinandosi alla porta, indecisa se uscire. La luce della luna entra dalla finestra, gettando ombre lunghe e minacciose sui muri. Cos’è che ha inghiottito tutto quel rumore, tutta la vita? Un pensiero le balena nella mente: la foresta? O forse… il Lupo Bianco? L’ansia si mescola alla curiosità, ma una spinta inspiegabile la porta a indagare.

Apre la porta della stanza e si affaccia nel corridoio. La locanda è immersa in un silenzio glaciale. Ogni passo la guida verso l’ignoto, e quando scende le scale, un brivido le attraversa la schiena. Davanti a lei, seduto sugli scalini dell’ingresso, c’è Lorenzo, immobile e pensieroso, con lo sguardo fisso verso l’oscurità.

“Lorenzo?” sussurra, come temendo di rompere qualcosa di sacro. “Non riesci a dormire neanche tu?”

Lorenzo alza lentamente gli occhi verso di lei. Il suo volto è pallido, teso. “C’è qualcosa di strano, Sofia. Non c’è più… niente. Neanche il vento.” La voce è appena un sussurro, intrisa di un’inquietudine crescente. “Sono sceso, pensando che tu avessi bisogno di me.”

Sofia si siede accanto a lui, cercando conforto nella sua presenza. “Anche io sento che c’è qualcosa di sbagliato. È come se il villaggio fosse stato… svuotato.”

Lorenzo annuisce, e nei suoi occhi c’è un lampo di terrore trattenuto. “Forse dovremmo parlarne con qualcuno. Il locandiere potrebbe sapere qualcosa…”

Lei annuisce, ma prima di muoversi nota che il cielo sembra stranamente vuoto, come se le stelle si fossero dissolte nel nulla. Un presagio inquietante. “Hai ragione. Andiamo a cercarlo.”

Si alzano e si dirigono verso la reception. Ma lungo il corridoio, un rumore debole li blocca: un suono indistinto, come un pianto sommesso dietro una porta chiusa. Entrambi si fermano, colti da un istinto di prudenza che li trattiene dal controllare.

“L’hai sentito anche tu?” chiede Lorenzo, la voce tremante.

Sofia annuisce, sentendo la pelle d’oca che le percorre le braccia. “Sì… ma non so se voglio sapere chi o cosa ci sia lì dietro.”

Si guardano negli occhi, entrambi spaventati e insicuri, prima di voltare le spalle al rumore e continuare verso la reception. Ma una volta lì, trovano la stanza vuota. Lorenzo prova a chiamare: “C’è nessuno?” La sua voce risuona nella stanza senza risposta.

Sofia si avvicina alla porta e la spalanca, respirando l’aria gelida della notte che le punge il volto. La vista che le si presenta davanti è surreale: il villaggio sembra deserto, abbandonato. Non c’è una luce accesa, nessun movimento, solo oscurità e ombre.

“Non è possibile che siano tutti scomparsi,” sussurra Sofia, l’ansia che le comprime il petto. “Dobbiamo trovare qualcuno.”

Escono e iniziano a percorrere le strade deserte, avvicinandosi a case buie e silenziose come tombe. Ogni porta chiusa sembra nascondere un segreto che nessuno osa rivelare. I due si scambiano sguardi nervosi, la paura ormai evidente sui loro volti.

“È come se ci fosse stato un esodo improvviso,” mormora Lorenzo. “O come se tutti si fossero… nascosti.”

All’improvviso, vedono una figura solitaria all’orizzonte, avvolta dall’ombra. Nonostante l’istinto li porti a esitare, si avvicinano a passo lento. L’uomo, un abitante del villaggio, li osserva con uno sguardo spaventato e sfuggente. Quando Lorenzo prova a fermarlo, lui si volta di scatto, terrorizzato.

“Non dovete essere qui,” sussurra, la voce quasi strozzata dalla paura. “L’oscurità si è risvegliata. Dovete andarvene finché siete in tempo.”

“Ma… cosa vuoi dire?” domanda Sofia, cercando di non lasciar trapelare il panico. “Di quale oscurità parli?”

L’uomo scuote il capo, come se spiegarsi fosse impossibile. “Ci sono rituali, antichi rituali che proteggono questo luogo. Se non vengono eseguiti, l’equilibrio si spezza… e l’oscurità reclama ciò che le spetta.”

Sofia e Lorenzo si scambiano uno sguardo confuso. “Quali rituali? Noi non sappiamo nulla,” insiste Lorenzo.

Ma l’uomo distoglie lo sguardo, come se fosse troppo pericoloso proseguire. “Non posso aiutarvi. Dovete andarvene, subito!” Con un ultimo sguardo terrorizzato, l’uomo si volta e fugge nella notte, lasciandoli lì, da soli.

Lorenzo si passa una mano tremante tra i capelli, cercando di scacciare l’angoscia. “Sofia, qui c’è qualcosa di veramente oscuro. Non possiamo far finta di niente. Dobbiamo scoprire di più su questi rituali.”

Sofia annuisce lentamente, la sua determinazione che supera la paura. “Se tutti qui hanno così tanta paura, significa che è davvero pericoloso. Ma dobbiamo sapere… capire cosa sta succedendo davvero.”

Con questa convinzione, i due tornano alla locanda, il cuore che martella forte, eppure sospinti da un’urgenza che non possono ignorare. Ogni passo sembra attirare l’oscurità su di loro, ogni ombra una minaccia nascosta, ma niente può fermarli ora. La verità deve emergere, e il tempo sembra farsi sempre più breve, come una sabbia che scorre inesorabile.

Mentre rientrano, il silenzio li avvolge di nuovo, ma questa volta sembra più pesante, quasi un richiamo muto che li invita a scavare ancora più a fondo nelle tenebre del villaggio.

L'ombra di AmaranteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora