Episodio 11

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Elena si agita nel letto sconosciuto, un groviglio di lenzuola disordinate. La sua testa pulsa, la sua bocca è secca e non riesce a scrollarsi di dosso la sensazione che qualcosa non vada. Mentre si siede, osservando l'ambiente non familiare, tutto le torna in mente. La notte di passione, il modo in cui Ali l'aveva completamente dominata, riducendola a un groviglio tremante e gemente. Il modo in cui aveva preso il controllo, spogliandola e costringendola a sottomettersi a ogni suo capriccio. Era stata la predatrice, e ora era la preda.

I ricordi del tocco di Ali, le sue labbra sulla sua pelle, le sue dita e la sua lingua dentro di lei, la fanno arrossire di vergogna e desiderio. Era stata così presa dal momento, così persa nel piacere che le stava dando, che aveva abbassato la guardia. E ora ne stava pagando il prezzo.

Mentre si guarda intorno nella stanza, osservando l'arredamento lussuoso, l'opulento decoro, si rende conto con una sensazione di sconforto che i suoi vestiti non si trovano da nessuna parte. Il panico la assale mentre cerca freneticamente qualsiasi traccia dei suoi vestiti lanciati chissà dove dalla foga di lui... ma è chiaro che Ali li ha presi come trofeo, un ricordo della sua vittoria su di lei.

Al loro posto, trova un bikini succinto, poco più di qualche ritaglio di tessuto. Si sente violata, esposta, vulnerabile. Vorrebbe urlare, piangere, infuriarsi contro l'ingiustizia di tutto ciò, ma sa che sarebbe inutile. È intrappolata, alla mercé di Ali, e non ha altra scelta che assecondarla. Ha un'indagine da condurre, e questa è l'unica cosa che conti.

Con il cuore pesante, si veste, rabbrividendo mentre i piccoli triangoli di tessuto le coprono a malapena il seno, i lacci le segnano i fianchi flessuosi. Si sente prigioniera, come un pezzo di carne in mostra. Vorrebbe coprirsi, nascondersi, ma sa che questo non farebbe che peggiorare le cose. Così prende un respiro profondo, raddrizza le spalle e si dirige verso la porta.

Il bikini, un audace due pezzi rosso scarlatto, copre a malapena la sua figura tonica e atletica. Il top, una semplice collezione di sottili spalline e piccoli triangoli di tessuto, fa fatica a contenere i suoi seni, mentre lo slip si rivela una minuscola striscia di tessuto che scompare tra i suoi glutei sodi, lasciando ben poco all'immaginazione.

Elena è sorprendentemente bella anche appena sveglia, con lunghi capelli castani ondulati, occhi verdi brillanti e un corpo che parla di innumerevoli ore trascorse in palestra. È sempre stata orgogliosa del suo fisico atletico, ma ora, mentre è in piedi davanti alle pareti di vetro della camera da letto della torre, si sente incredibilmente vulnerabile, quasi si maledice per essere tanto attraente. 

Prende un respiro profondo e preme il pulsante dell'ascensore. Ce n'è uno solo, nessuno nei possedimenti di Alì sembra avere davvero una scelta. I suoi piedi nudi affondano nel velluto morbido del tappeto mentre aspetta. 

Quando le porte si aprono, entra, premendo l'unico - ancora una volta - pulsante che la porterà al piano terra. Mentre l'ascensore scende, non può fare a meno di provare un crescente senso di terrore. Era venuta a Dubai per indagare su Ali, ma ora si ritrova alla sua mercé, mezza nuda e completamente a sua disposizione. Quando le porte dell'ascensore si aprono, Elena viene accolta dalla vista di un rigoglioso giardino, completo di un tavolo apparecchiato per la colazione. 

Alì, tuttavia, non si vede da nessuna parte. Al suo posto, un maggiordomo, un uomo alto e muscoloso con una mascella affilata e uno sguardo freddo e impassibile, si fa avanti per salutarla. "Buongiorno, signorina Elena", dice, con voce bassa e misurata. "Il principe Alì mi ha chiesto di assicurarmi che sia totalmente a suo agio e ben accudita. Se ha bisogno di qualcosa, non esiti a chiedere."

Elena annuisce, con la gola secca mentre cerca di elaborare la situazione. È intrappolata nella lussuosa villa di Ali, i suoi vestiti spariti e il suo corpo in mostra. Si sente un giocattolo.

Ma c'è qualcosa di ancor più terribile. Anche se si dice di essere forte, non può fare a meno di sentire un fremito di desiderio dentro di sé, al ricordo della notte appena trascorsa.  Dal momento in cui lo aveva incontrato, aveva sentito un'attrazione magnetica per lui, un'inedita forma di curiosità a cui non poteva resistere. Elena si ritrova a ragionare combattuta tra il suo desiderio per Ali e il suo bisogno di mantenere la lucudità. Sa che non può permettersi di coinvolgersi neanche lontanamente, non se vuole completare la sua missione e consegnarlo alla giustizia. Ma anche se si dice di essere forte, non può fare a meno di sentirsi vacillare sotto il suo incantesimo.

Si porta di fronte al maggiordomo. Lo osserva mettendo le mani sui fianchi. "Dove sono i miei vestiti?" chiede, con la voce che gronda veleno. L'uomo scrolla le spalle, il suo sorriso non scompare mai. "Temo di non saperlo, Miss. Ma sono sicuro che troverà il bikini piuttosto... comodo." 

Elena se ne va allungando il passo, furiosa, attraversa il giardino a grandi passi, prendendo un croissant da un vassoio su un tavolo vicino mentre cammina. Può sentire gli occhi dell'uomo sulla sua schiena, che osservano ogni sua mossa. Quando arriva alla fine del giardino, si ritrova in piedi di fronte a una lussuosa piscina. Si siede, le sue gambe accavallate ecciterebbero perfino uno dei ridicoli eunuchi di Alì.

La piscina è un'oasi di calma, l'acqua cristallina invita al caldo di mezzogiorno. Elena resiste all'impulso di tuffarsi, dirigendosi invece verso uno dei lettini prendisole. Si sistema, i suoi occhi scrutano l'ambiente circostante alla ricerca di qualsiasi segno di Alì o di qualsiasi dettaglio utile... Ma mentre aspetta, la sua mente torna alla notte prima. 

Alì era stato un amante formidabile, le sue mani e la sua bocca abili l'avevano fatta precipitare nel piacere.Elena è abituata ad avere il controllo, a non essere vulnerabile. Il rumore dell'acqua che schizza, proabilmente agitata da un generatore artificiale di piccole onde,  la fa uscire dalla sua fantasticheria. 

Si volta di scatto e vede una figura alle sue spalle. È di nuovo il maggiordomo, con ogni probabilità un braccio destro di Alì, che la segue e la sorveglia. 

Elena stringe i pugni, la rabbia le ribolle sotto la pelle. Non è abituata a essere trattata in questo modo, come un giocattolo da usare e buttare via a piacimento. Ma sa anche che deve procedere con cautela. È in territorio nemico e una mossa sbagliata potrebbe significare la fine della sua missione. Con un brusco cenno del capo, si alza dal lettino prendisole, dirigendosi verso il bordo della piscina.

Si tuffa, il corpo flessuoso agile sull'acqua. Le bracciate potenti la aiutano a ragionare, e sfreccia rapida sull'acqua.

Elena, ormai abituata al fresco abbraccio della piscina, si avvicina al bordo della vasca. Lo sguardo le scivola lungo la superficie cristallina, cercando qualsiasi indizio che possa aiutarla a capire cosa stia succedendo. È in quel momento che nota qualcosa di strano: una leggera deformazione nella piastrellatura, quasi invisibile a prima vista. Si immerge, nuotando verso quella zona.

Sott'acqua, la luce del sole filtra attraverso l'acqua, creando un'atmosfera surreale. Elena si avvicina alla piastrella sospetta e la tocca con la mano. È fredda e liscia al tatto. Con un gesto deciso, la spinge e la piastrella cede, rivelando una piccola apertura quadrata. Curiosa e un po' impaurita, infila una mano nell'apertura e la scorre lungo il bordo. È una grata, solida e ben fissata.

La sua mente corre a mille. Cosa potrebbe esserci dietro quella grata? Un passaggio segreto? Un'altra stanza? O forse una trappola? Il pensiero di ciò che potrebbe trovare la spaventa, ma allo stesso tempo la eccita. È un'opportunità troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.


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