L'essere se stessi

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Con precisione non so dove sono, siamo atterrati in Messico, nella capitale, poi siamo saliti sopra il camion delle auto e ora andiamo a fiducia di Klawd. Finché Hook non è preoccupato o vuole strangolare qualcuno non mi preoccupo, e lui ha un carattere molto espressivo...

Dopo ore di viaggio, passate a imparare percorsi e ritmi, sembra che siamo arrivati, dispersi in un piccolo paese sopra una montagna, molto carino, le case ben ordinate una accanto all'altra, diversi bar e negozi sul corso principale, una piazza abbastanza grande con la chiesa, alberi che contornano la piazza, una fontana illuminata da luci colorate, oltre la piazza ci sono diversi ristoranti aperti con i tavolini fuori sotto delle verande, il clima è leggermente fresco, infatti ci sono delle stufe all'esterno, la gente cammina tranquilla per strada, a piedi o con le biciclette. È un piccolo paradiso terrestre, le case circondano le strade, con cascate di fiori che scendono dai balconi.

- Klawd toglimi una curiosità, le selezioni sono degli Stati Uniti, mi spieghi perchè siamo in Messico?
- Ah mi sono dimenticato di avvisarti che le selezioni non sono esclusivamente lì, si cercano sempre nuove piste in questi casi, quindi si può cambiare in qualsiasi momento l'organizzatore vuole.
- Sei più morto che vivo dopo le gare.
- Canterville stai calma, esci, mangia, tranquillizzati e per l'una fatti trovare in piazza.
- Esco solo per non dover rimanere rinchiusa qui dentro.

Prendo il mio vestito rosso a sirena, ironia della sorte è alla messicana, non pensavo che mi sarebbe servito sul serio, il corpetto fascia le mie curve alla perfezione, sulla gamba sinistra lo spacco inizia da metà coscia e un riccio ricopre tutto il bordo della gonna, dolce seta arricciata che dona un senso di fluidità al vestito. Le mie solite Louboutin tacco 15, prendo la borsa di Zara, ci butto il telefono e il portafoglio, metto la tinta rossa sulle labbra e lancio anche quella in borsa, altrettanto faccio con il mascara.

Esco dal bagno e mi dirigo alla porta, ricevo un'occhiataccia dai tre uomini presenti, per un milli secondo mi è venuta voglia di chiede a qualcuno di accompagnarmi poi è passato dalla mia testa e sono uscita.
Qualche minuto dopo ero al centro del corso, è chiuso alle auto, ci sono gruppi di bambini che giocano per ogni angolo, coppie di ogni età che passeggiano lentamente, abbracciati o sottobraccio, il clima fresco rende più romantico il momento, ragazzi al bar che giocano a carte, o vedono qualche partita.

- Che pace...
Prendo un lungo respiro e continuo la mia passeggiata, solo quando arrivo alla fontana mi siedo sopra una panchina, la fontana nella piccola piazza è illuminata da luci di ogni colore, ha dei piccoli spruzzi d'acqua dove i bambini si divertono a schivare, come sono teneri... mi soffermo un po' a guardarli, ho sempre amato i bambini, vederli divertirsi e sorridenti mi ha sempre reso più felice.
- Sembri in pace con te stessa così.
Mi volto lentamente tanto riconosco la voce di Cooper.
- Non mi sono mai rilassata come questa sera.
- Ti immaginavo in qualche locale a bere alcol a non finire e ballare sopra i tavoli, ma a quanto pare riesci sempre a stupire tutti.
- Hai una malsana idea della sottoscritta.
- Sei l'argomento del giorno anche senza volerlo, dopo tutto quel che si dice di te non sei stupita.
- Girano tante di quelle menzogne che è difficile trovare la verità alcune volte.
- Posso?
Gli faccio segno di sedersi, giustamente stava in piedi accanto a me come un palo.

Chiacchieriamo del più e del meno, in tanto impariamo qualcosa l'uno dell'altra, è importante se dobbiamo trascorrere molto tempo insieme.
- Hai già mangiato?
- No, mi sono fermata in piazza a godermi le risate dei bambini.
- Vieni, ho trovato un posto in tuo stile.
- Andiamo.
Cooper si alza, mi porge la mano e mi sorride, sembra essere al settimo cielo. Afferro la sua mano e poi mi porta in giro per il paese, ci fermiamo davanti una un ristorante con stile rustico, entriamo, Alex chiede un tavolo e poi seguiamo il cameriere, ci sediamo ad un tavolino davanti la vetrata, con il caminetto accanto a noi, rigorosamente acceso.

Il cameriere ci chiede se siamo intolleranti o allergici a qualcosa, e poi torna in cucina.
- Hanno un menù fisso, con le specialità del posto, altrettanto per l'accompagnamento di vino.
- Di gran classe devo dire.
- Quando lo visto ho pensato che ti sarebbe piaciuto ironia della sorte ti ho incontrato due minuti dopo.
- Il destino è difficile da interpretare e nessuno conosce la propria storia.
- È quella la parte bella, non sapendo il finale puoi deciderlo da te, senza che qualcuno si intromette.
- Facile a dirsi, non è semplice come sembra, ci sono diversi fattori da interpretare e da mettere in considerazione.
- Sarà ma io voglio decidere da me.

La cena prosegue bene, quando iniziano ad arrivare i piatti è la fine di ogni conversazione sensata, si parla sono di quanto è buono il cibo, con precisione non so i nomi dei piatti ma so riconoscere quando si sposa a meraviglia un gusto con un'altro, il vino è il segreto del tutto, ogni portata un calice diverso, hanno chiesto anche le nostre preferenze, giustamente il vino non si mischia mai.

Terminata la cena sono andata in bagno per controllare la tinta, quando esco vedo Alex che sta parlando con una ragazza davanti il bancone, mi avvicino leggermente, i suoi occhi azzurri mi trovano non appena volto un angolo, mi sorride e sembra che non sta ascoltando più la bionda di fronte a lui, anche lei sembra accorgersene e si volta di scatto, quando mi vede mi squadra da testa a piede con aria schifata, se vuole rogna questa è la serata buona.
- Scusa se ciò messo un po' c'era la fila.
- Di nulla, possiamo andare ho già pagato il conto.
- Questa mi è nuova haha.
- Alex chi è lei?
Mi indica con l'indice, sempre con la sua faccia schifata, e poi torna a guardare Alex.
- Piacere Lavinia, sono un'amica di Alex.
Sembra volermi trapelare la pelle da dosso, guardo Alex ma lui è senza parole e guarda in basso.
- Alex da quando te la fai di nuovo con ragazze prese a caso?
E no, già che non mi conosce è un male.

Le prendo i capelli e li stringo in un pugno, le faccio voltare la testa nella mia direzione, il mio sorriso a 32 denti è imparagonabile, mentre lei geme dal dolore io mi avvicino e le sussurro all'orecchio.
- Se non riconosci Lavinia Bennet non ti conviene darle della puttana, oppure ti manda in rovina fino al desiderare di vivere almeno come na di loro.
Le mollo i capelli e si allontana da me, quasi nascosta dietro Alex, lui ha gli occhi sgranati, non ha sentito cosa le ho detto questo è sicuro.
- Sono la nipote del Conte di Pietroburgo, non hai il diritto di parola.
Avanzo di qualche passo verso di lei, fino a farla scontrare contro il muro, Alex alle mie spalle guarda la scena senza fiatare.
- Puoi essere la nipote di chiunque a questo mondo, ma se provi a parlare di un Bennet come hai fatto prima sappi che la tua vita è rovinata come neanche un senza tetto, nessuno a questo mondo è mai sopravvissuto alla vendetta dei Bennet, ora sparisci dalla mia vista, e ritieni fortunata che ti lascio andare, salutami tuo nonno, lui conosce bene me e la mia famiglia.
Le sorrido falsamente, inclinò la testa, le faccio un'occhiolino e poi mi volto verso Alex, lo prendo per un braccio e lo trascino fuori. Prendo il telefono dalla borsa e chiamo Ella.

- Dimmi Boss.
-  Controlla le proprietà americane del Conte di Pietroburgo, le voglio tutte intestate a me entro una settimana, anche la più insulsa.
- Subito Boss.
- Ah, ci sono novità per quel POSTO.
- È tuo, il proprietario ti vuole incontrare sempre, gli ho detto che sei in viaggio e al tuo ritorno vi incontrate.
- Bene, grazie Ella.
- Ci sentiamo Lev.
Attacca prima che le posso chiedere altro.
- Hai intenzione di mandarli in banca rotta?
- Si.
- Sei un demonio.
- Ma come fai a conoscerla?
- Bhe...
- Sei una pecora adesso?
- Si, comunque è stata una mia ex, dell'università, feci un Erasmus in Russia e per tutto il mio periodo lì siamo stati insieme, una volta tornati non abbiamo retto il ritmo e ci siamo separati, più per mia volontà che sua.
- I tuoi gusti in fatto di donne fanno proprio schifo.

Detto ciò inizio ad incamminarmi verso la piazza, manca mezz'ora dall'appuntamento con Klawd, ne approfitto per concentrarmi sulla gara.
- Tutto bene?
Non ho più memoria di quando è stata l'ultima volta che ho sentito questa domanda rivolta a me.
- Non sono lucida in questo momento.
- E sicuro non è per il vino.
- Magari, in quel caso ero lucida al massimo.
- Non comprendo questa inversione dell'alcol.
- Funziono completamente al contrario, non ti sorprendere di nulla.
- La tua schiettezza è la parte migliore di te.
- Ma pensa la odiano tutti.
- Perchè la verità non piace a nessuno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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